10. TREVI ::: FIERA DI SAN GIOVANNI 28 giugno 2014

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Grafica di Danilo Rapastella, Tiziana Ravagli. L'immagini di copertina è un acrilico su iuta di Fabio Servili

Titolo: FIERA DI SAN GIOVANNI  Sottotitolo: 28 giugno 2014 Pietrarossa di Trevi mercato degli orti di Trevi e dei prodotti biologici
A cura di: Tiziana Ravagli, Danilo Rapastella, Alvaro Paggi – Comunità montana dei Monti Martani, Serano e Subasio, Giampaolo Filippucci – progetto TreviAmbiente
Progettazione grafica: Danilo Rapastella, Tiziana Ravagli
Immagine di copertina: acrilico su iuta di Fabio Servili
Editore: Comune di Trevi, Comunità Montana dei Monti Martani, Serano e Subasio (collezione happy hours della collana Montagne di Libri) [100 copie, stampato in proprio]
Anno di pubblicazione: 2014
Descrizione fisica: 30 pagine, rilegato 2 punti metallici, autocopertinato, illustrato, 21×15 cm

* Pubblicazione realizzata nell’ambito della collaborazione istituzionale con il Comune di Trevi.

Descrizione

Presentazione
Sono passati più di sedici anni da quando, in seguito ai danni del terremoto che ha devastato la nostra valle dalla notte tra il 26 e il 27 settembre 1997 fino all’aprile dell’anno successivo, la chiesa di Santa Maria Pietrarossa veniva chiusa al pubblico.
Finalmente, in occasione della ricorrenza di San Giovanni, questo gioiello dell’arte umbra ha riaperto le proprie porte al pubblico: ai fedeli, con le prime funzioni religiose del 23 e 24 giugno e ai cittadini di Trevi e non solo, che potranno tornare ad ammirare una delle chiese più interessanti, ricche di arte e di testimonianze di questo territorio.
Santa Maria Pietrarossa è parte importante della nostra identità anche per la storia che ha interessato i luoghi circostanti e per le tradizioni a essa strettamente connesse.
Qui sorgeva, infatti, la Trevi di pianura con i primi insediamenti di epoca romana, e non lontano da Pietrarossa alcuni scavi realizzati nel 2005 dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, a seguito di un ritrovamento che forse troppo semplicisticamente è stato da taluni ritenuto fortuito, ha portato alla luce alcune tombe riferibili a una necropoli longobarda del VI-VII secolo.
All’interno delle sepolture sono state trovate brocchette, fibbie, pettini in osso, ma due di queste, in particolare, hanno restituito reperti di ben maggiore interesse: il corredo di un guerriero e una parure femminile con orecchini, aghi crinali e una collana in ametista e pasta vitrea. Oggi, tutti questi oggetti sono conservati a Trevi nella “Raccolta d’arte di San Francesco e Museo della Civiltà dell’ulivo”.
Per la ricca storia del nostro Comune, che ci consente di documentare a Trevi un gastaldato longobardo, per la presenza di queste tombe e per la storia che ci raccontano, per tutta la vita che si è svolta intorno a Pietrarossa, per gli eventi stessi che hanno caratterizzato questa magnifica chiesa oggi riaperta al pubblico, l’Amministrazione comunale ha deciso di avviare un’azione concreta per l’inserimento di questo importante patrimonio storico e artistico dell’Umbria nell’elenco dei “luoghi longobardi”. In proposito vale la pena ricordare che dal 29 luglio 2011 il Tempietto sul Clitunno (Campello sul Clitunno) e la Basilica di San Salvatore a Spoleto, sono stati riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO quale parte del sito seriale “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774 d.C.)”. Questo comprende le più importanti testimonianze monumentali longobarde esistenti sul territorio italiano, laddove si estendevano i domini dei Ducati longobardi.
In questa rinnovata attenzione per l’importante patrimonio storico, artistico e architettonico che Trevi possiede, l’Amministrazione comunale ha anche raggiunto un accordo con l’Università degli Studi di Perugia, per il quale saranno realizzati ulteriori scavi nell’area del campo sportivo di Pietrarossa. Sarà investigata, in particolare, la zona attigua al Pozzo di San Giovanni, che tanti richiami ha nella storia e nella tradizione locale, al fine di apprezzare l’estensione dell’area archeologica e comprenderne appieno il suo intrinseco valore.
Questo luogo così importante per la storia di Trevi deve tornare a essere un punto d’incontro, il centro di riferimento per promuovere la conoscenza di un’altra eccellenza del territorio trevano: le Canapine. Un’area compresa tra la via Flaminia e il fiume Clitunno dove si coltiva da tempo immemorabile quel magnifico frutto della nostra terra che è il Sedano nero e con esso un insieme di prodotti orticoli di grande qualità che meritano senz’altro un’attenzione maggiore sia da parte delle Amministrazioni pubbliche, sia dei consumatori.
Pietrarossa e la chiesa di Santa Maria devono riappropriarsi di quel ruolo e di quella funzione che ebbero in passato e che la presenza del porticato antistante l’edificio religioso, così ricco di preziose pitture, ci testimonia pienamente. Un luogo destinato all’incontro e all’accoglienza, un luogo di riferimento per i cittadini di Trevi e per i viandanti che transitavano in questa terra.
Un luogo ove sostarono san Francesco e san Bernardino da Siena che qui, nel 1444, mediò la pace tra Foligno e Spoleto e dove, più umilmente e umanamente, convenivano le processioni dai paesi vicini a testimonianza dell’importanza di Santa Maria per la devozione popolare dell’intero territorio trevano.
In quest’area si è svolta per secoli la Fiera di San Giovanni che oggi riproponiamo come momento e occasione di promozione degli ortaggi delle Canapine, e dei prodotti tipici locali.
Anche in riferimento a questo, voglio rilevare l’impegno dell’Amministrazione che presiedo per riaprire il collegamento con la nuova S.S. Flaminia, con l’imperativo di governare al meglio questo passaggio al fine di evitare che si ripetano le situazioni di degrado purtroppo vissute nel più recente passato. L’obiettivo è assicurare un collegamento facile e diretto tra la principale arteria stradale della Valle Umbra e Santa Maria Pietrarossa, per richiamare qui un numero crescente di visitatori attratti dall’idea di poter coniugare felicemente e facilmente arte, storia e cultura con la possibilità di gustare le eccellenze della tradizione orticola delle Canapine.

Bernardino Sperandio, sindaco di Trevi

La chiesa di Santa Maria Pietrarossa

A cura di Tiziana Ravagli, Giampaolo Filippucci, Alvaro Paggi, Danilo Rapastella – progetto TreviAmbiente
Sorge nei luoghi ove si tramanda la presenza della “Trevi de planu”: è un edificio tardomedioevale (fine XIII, inizio XIV secolo) con alcuni elementi architettonici che potrebbero indicarci una datazione più antica. La presenza di reperti tratti da edifici romani si spiega con l’usanza, diffusissima nel Medioevo, di impiegare pezzi di vecchie costruzioni per la realizzazione di nuove. Il portico, largamente ristrutturato nel 1956, può risalire al XV secolo e alla fine del secolo successivo data il campanile aggiunto in fondo alla navata destra. Particolarmente interessanti sono gli affreschi votivi che decorano le pareti interne ed esterne della chiesa, alcuni opere artistiche di grande valore, altre semplici espressioni della devozione popolare, della religiosità del mondo contadino. La maggior parte delle opere (Quirino in La Chiesa di Santa Maria di Pietrarossa, 1990: 93) si può datare al XV secolo con firme importanti come Bartolomeo da Miranda (Annunciazione sulla parete della navata destra, La Madonna della spiga – 1449 – all’esterno, San Bernardino da Siena, Madonna col Bambino benedicente ed altri), il così detto Maestro di Eggi con le rispettive botteghe (Andata al Calvario, Preghiera del Getsemani, Annunciazione ed altri), il Maestro della Dormitio di Terni (Cacciata di Gioacchino dal Tempio – fine XIV, primi XV secolo – Madonna col Bambino ed altri). Sono inoltre presenti tracce di affreschi più antichi, come la testa di un San Pietro (fine XIII, forse inizio XIV secolo – raffigurato poco oltre l’ingresso principale, a destra). L’edificio è piuttosto irregolare e asimmetrico, con evidenti e vasti restauri dovuti, tra gli altri, ai danni del terremoto del 1832 e alle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale. La presenza del grande porticato è da collegarsi alla necessità di ospitare un gran numero di persone che convenivano in questo luogo sia per motivi religiosi, sia sociali. Aveva il compito di accogliere fedeli e non fedeli in una sorta di area neutra. Presso la struttura, che sorgeva lungo un’importante via di comunicazione, si svolgevano, infatti, fiere e mercati, tra cui la Fiera di San Giovanni che oggi vogliamo rievocare.

Una curiosità: il termine “pietrarossa” deriva da un blocco lapideo della misura di circa 64 x 42 x 14 cm, con un foro centrale, presente all’interno della chiesa.

La Pietra Rossa
Come dicevamo… un elemento di curiosità della struttura risiede nel nome Pietrarossa, legato alla pietra di colorazione rossiccia che si trova incastrata nel secondo pilastro a destra, entrando nella chiesa, e che forse un tempo era collocata in uno degli antichi edifici che arricchivano quest’area.
La devozione di un tempo riconosceva a tale pietra virtù terapeutiche, sia curative, sia favorevoli alla fecondità. Per ottenerne i prodigi, la tradizione voleva che s’introducesse l’indice della mano nel foro presente al centro della pietra rossa, azione che doveva essere seguita da tre giri intorno all’altare, toccando l’immagine, qui affrescata, di san Giovanni. Solo dopo aver compiuto questi atti devozionali e ripetuto una serie definita di Padre Nostro e Ave Maria, si poteva attingere l’acqua dal pozzo presente all’esterno, non lontano dalla chiesa, dedicato al Santo Battista, per berla o fare lavaggi purificatori.

La biblioteca Montagne di Libri è nata per essere:

  • un centro di documentazione con materiale informativo su temi ambientali ed ecologici, su metodologia e didattica per l’educazione ambientale
  • un laboratorio di lettura, per sviluppare il gusto di leggere
  • un luogo di crescita culturale del territorio
  • un punto d’incontro, d’informazione e formazione sull’ambiente e lo sviluppo equo e sostenibile per l’intero comprensorio comunitario
  • un centro di riferimento per la cooperazione interbibliotecaria, per la promozione di forme di collaborazione e cooperazione con altre biblioteche, archivi, centri culturali che potranno attuarsi attraverso apposite convenzioni e accordi di programma
  • un luogo d’incontro privilegiato tra cittadino e istituzioni, volto alla costruzione di un nuovo modello di partecipazione, attraverso la custodia e la valorizzazione di documenti e testimonianze riguardanti il territorio e la comunità, per trasmettere la memoria storica ed ambientale di questi luoghi

I volumi della collana Montagne di Libri e i piccoli (tascabili) prodotti della collezione happy hours rappresentano un modo nuovo per avvicinarsi alle bellezze di questa regione: una lettura piacevole e stimolante, ricca di spunti inediti e coinvolgenti, che consente di gustare appieno quelle fragranze e quei sapori che rendono unici e incomparabili il nostro ambiente e il nostro territorio.

Happy hours e buon cammino a tutti!

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