Castel Ritaldi – La Pieve [CAS022]

1024 689 Edicole sacre. Nel territorio della Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano
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STORIA DEL LUOGO
Nell’area si trova La Pieve di S. Gregorio in Nido, uno tra i più insigni monumenti di Castel Ritaldi per vetustà (sulla ghiera è inciso 1141) e per la notorietà del fregio che sormonta la porta. L’edificio dal bel portale romanico, istoriato con simboliche figure, fu il centro del Plebato di Castel Ritaldi da cui dipendevano 28 chiese del circondario. Vi era annesso un convento di benedettini ai quali si sostituirono dal 1321 gli agostiniani fino al 1598, quando furono estromessi; da allora subentrarono preti secolari, i quali tra il 1818 e il 1828 spostarono la sede parrocchiale a S. Marina, dentro il castello. Dal 2002, nel riordino della diocesi, è stata istituita la nuova parrocchia che comprende Castel Ritaldi, La Bruna, Colle del Marchese col nome storico ed enigmatico di “S. Gregorio in Nido”

EDIFICIO

DESCRIZIONE
Edicola costruita inpietre conce bianche e rosa che, anche per la simile forma rettangolare, rinviano alla vicina Pieve di S. Gregorio. La copertura a trasanna, di recente rifacimento, sporge oltre i prospetti anteriore e posteriore cm. 70; la nicchia è protetta da un cancello in ferro battuto. Posta sulla scarpata di sinistra della Strada Comunale che dalla Pieve di S. Gregorio corre verso “Casa Marino”, in direzione Ruicciano-Montemartano, è però di fianco alla strada e, rivolta a ovest, in posizione che denota l’incrocio con un viottolo, recentemente soppresso, che da qui si dipartiva in direzione opposta, con un braccio per Castel Ritaldi e l’altro che sale ancora verso Torregrosso e che un tempo lo raggiungeva
DATAZIONE
XVI secolo
STATO DI CONSERVAZIONE
Discreto
USO ATTUALE
Devozionale: l’adornano due cespugli di rose rosse e un grande rosmarino regolarmente accuditi
DIMENSIONI
Edicola cm. 305x240x145. Nicchia cm. 215x135x100. Cancelletto cm. 165×135

IMMAGINE

ICONOGRAFIA
Madonna del Soccorso: la Vergine che, implorata dalla madre in ginocchio, a protezione del Bambino alza il flagello sul demonio; la nicchia conserva serafini nell’archivolto, S. Antonio da Padova e S. Francesco nell’intradosso di sinistra, in quello di destra la beata Germana e altra santa
DATAZIONE
XVI secolo, ridipinto nel XVII secolo
TECNICA E STATO DI CONSERVAZIONE
Affresco; stato di conservazione pessimo: presenta ampie lacune e, per alcune parti, è a rischio di distacco
DIMENSIONI
cm. 215x135x100
OSSERVAZIONI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
L’affresco è la replica della diffusa iconografia della Madonna del Soccorso, di cui un’immagine su tela attribuita al Lattanzio è in S. Marina di Castel Ritaldi nella parete destra dell’abside (Tabarrini, A Castel Ritaldi tra storia, arte e poesia, Foligno, 1986, pp. 90-91]
Il tema è ampiamente riprodotto in area umbro-marchigiana: a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, lo rappresentano il pittore di Montefalco Melanzio e Tiberio d’Assisi, sia con la Madonna che solleva il bastone, sia con il flagello (vedi Museo Comunale di S. Francesco a Montefalco, Regione dell’Umbria, Electa, 1990]
ISCRIZIONI
BEATA GERMANA (sulla figura femminile, nell’intradosso di destra)

RILEVATORE
Alfiero D’Agata
DATA DI RILEVAZIONE
20/9/2005

SCHEDA TRATTA DAL VOLUME

Madonna del Soccorso, sant’Antonio da Padova, san Francesco, beata Germana, una santa, cherubini
Affresco, XVI secolo
L’edicola, in pietre conce bianche e rosa che anche per la simile forma rettangolare rinviano alla vicina pieve di San Gregorio in Nido, ha la copertura a trasanna di recente rifacimento che sporge ampiamente oltre i prospetti anteriore e posteriore.
La nicchia è protetta da un cancello in ferro battuto.
L’affresco è replica della diffusa iconografia della Madonna del Soccorso, di cui un’immagine su tela attribuita al Lattanzio di Nicolò di Liberatore di Foligno, è in Santa Marina di Castel Ritaldi (sulla parete destra dell’abside).
La Madonna del Soccorso è ampiamente riprodotta nell’area umbro-marchigiana: a cavallo tra XV e XVI secolo, la rappresentano il pittore Melanzio da Montefalco e Tiberio d’Assisi, sia con la Madonna che solleva il bastone, sia con il flagello (M. Sensi, 1994).
L’affresco originario è stato ridipinto nel XVII secolo.

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