Spoleto: Il bosco di Monteluco sacro a Giove

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La millenaria storia di Monteluco è tutta custodita nella Lex spoletina, iscrizione incisa su un cippo di pietra quadrangolare, in latino arcaico e risalente al III secolo a.C. che enuncia una vera e propria legge a tutela della sacralità del monte e dei suoi boschi. Il significato del nome Monteluco deriva infatti dal termine lucus, bosco sacro a Giove. Una copia della stele la si può vedere entrando nella antica lecceta del ‘Bosco Sacro’, mentre l’originale è conservata al Museo Archeologico di Spoleto. La traduzione del prezioso e raro documento, primo esempio di regolamento forestale di età repubblicana, è paragonabile a moderne leggi di tutela ambientale. Così dichiara: «Questo bosco nessuno profani, né asporti su carro od a braccia ciò che al bosco appartenga, né lo tagli, se non nel giorno in cui avverrà l’annuale sacrificio; quel giorno, in quanto si faccia a causa del sacrificio sarà lecito tagliarlo senza frode. Se uno lo profanerà, a Giove farà espiazione con un bue; se uno lo profanerà consapevolmente con mala intenzione, a Giove farà espiazione con un bue e 300 assi saranno di multa. Di quella espiazione e della multa al magistrato spetterà l’esazione». Il Monteluco fu dunque monte sacro per gli uomini in età romana, ma anche luogo mistico per i tanti cristiani che lo scelsero per condurvi una vita ascetica e di preghiera. La montagna fin dal V secolo iniziò a popolarsi di monaci ed eremiti: i documenti vogliono che sia stato sant’Isacco siriaco tra i primi a salirvi e a dare inizio alla millenaria storia religiosa del Monteluco, lo testimoniano le tante grotte disseminate per la montagna, gli eremi e i conventi sorti in epoche più recenti. Ad antica data risale ugualmente la presenza dei francescani. È nel 1218 che Francesco di Assisi ottiene dai monaci benedettini di San Giuliano una cappella dedicata a santa Caterina di Alessandria, intorno alla quale sorgeranno sette povere celle, ancora visibili all’interno del convento, primo nucleo abitativo della confraternita francescana. Dal punto di vista naturalistico Monteluco si può considerare uno splendido esempio di lecceta mediterraneo-montana di antichissima origine, sicuramente formatasi stabilmente nell’ultimo periodo tardoglaciale, 15000 anni fa. I lecci che sono specie sovrana rivestono quasi totalmente i declivi del monte e sono accompagnati da specie come la roverella, l’acero di monte e opalo, castagni e sorbo montano nei luoghi più freschi e isolati, mentre il sottobosco è ricco di viburno, corbezzolo, corniolo, agrifoglio, tasso, bosso, erica, berretta del prete e altre specie ancora, fino alle piante erbacee dagli splendidi fiori come la viola mammola, l’anemone, il ciclamino. Recenti studi sulla lecceta del ‘Bosco Sacro’ ne hanno evidenziato l’antica natura, numerose piante raggiungono un’età che varia dai 500 ai 200 anni, mentre alcune ceppaie potrebbero essere millenarie.

Il ‘Bosco di Monteluco’ è stato designato Zona Speciale di Conservazione (ZSC) dalla Regione Umbria, già proposto alla Commissione Europea quale SIC della rete Natura 2000, codice IT5210064. Si estende per circa 504 ettari e geologicamente interessa un rilievo calcareo.Tra l’avifauna segnaliamo lo sparviero (Accipiter nisus L.), specie rara, la poiana (Buteo buteo L.), il pigliamosche (Muscicapa striata Pallas) e l’occhiocotto (Sylvia melanocephala Gmelin), specie poco comuni.

  • L’Umbria. Manuali per il territorio, L. Gentili, L. Giacché, B. Ragni, B. Toscano (a cura di), Edindustria, Roma 1978

SIMONETTA BANDINI

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