Trevi: I castagneti di Manciano

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La caratterizzazione di un territorio trova uno dei principali punti di forza nei prodotti tipici, in quelle produzioni dell’agricoltura, dell’artigianato e della cucina locale il cui nome evoca immancabilmente il territorio d’origine.Trevi annovera un insieme di prodotti tipici, preziosità del gusto e della qualità, che è inscindibilmente legato alla storia, alla cultura e alle tradizioni stesse della nostra terra: tra questi ricordiamo le castagne di Manciano.

Nel piccolo altopiano racchiuso tra i monti al confine tra Foligno e Trevi, sopravvivono, infatti, poco più di una decina di ettari di castagneti che con la loro presenza contribuiscono a disegnare l’incanto dei luoghi. All’interno di questi splendidi boschi si conservano alcuni vecchi esemplari di Castanea sativa Mill. di notevole bellezza e di sicuro interesse per il lavoro di censimento e studio dedicato ai patriarchi verdi della Valle Umbra, specialmente per i valori della cultura e della tradizione locale che queste piante sono in grado di esprimere e magnificamente rappresentare.

Per l’isolamento della zona rispetto ad altre zone castanicole regionali e per l’abitudine diffusa di utilizzare materiale locale per effettuare innesti, la castagna di Manciano è sicuramente da considerare un ecotipo locale, di ottima qualità organolettica: di buona pezzatura, è tanto saporita e dolce da essere apprezzata non soltanto bollita, come comunemente si gustano le castagne, ma anche come caldarrosta. La quantità prodotta è sicuramente di nicchia, tanto che difficilmente arriva sul mercato organizzato; nel periodo della raccolta, se si è fortunati, si può trovare in qualche negozio locale particolarmente attento alle produzioni di qualità a km 0, ma è più facile acquistarla direttamente sul luogo di produzione, presso i proprietari dei castagneti. Durante l’ottobre trevano, soprattutto in occasione della Mostra mercato del Sedano nero di Trevi (terza domenica di ottobre) e della giornata conclusiva della manifestazione tradizionalmente dedicata a questo frutto della montagna di Manciano (quarta domenica di ottobre), è possibile trovare questa castagna in vendita nel mercato che si svolge nel capoluogo municipale.

Ricordiamo che Manciano fu probabilmente un villaggio romano. Anche la terminazione ‘ano’ della parola Manciano può indicare l’origine come possedimento di una gens romana cui il podere qui ubicato apparteneva (Mantia?). A Manciano, Montelegno, abbiamo notizie di un insediamento ancora più antico, di origine umbra: il ritrovamento di bronzetti votivi di tipo italico attesta l’esistenza in questa area di un luogo di culto. In questa stessa zona è segnalata anche la presenza di tre cisterne realizzate in opera cementizia e rivestite in cocciopesto [M.R. Picuti, Itinerari nella storia. Percorsi archeologici in Valle Umbra, 2015].

Di questo territorio troviamo un’interessane descrizione nella Historia… di Trevi di Durastante Natalucci. La balìa di Manciano apparteneva al terziere di Matigge. Era ubicata fra luoghi montuosi e boscosi, con terreni olivati, frutteti e vigneti. Questi ultimi, in particolare, dovevano avere una certa estensione e importanza, come indicato anche da Ser Francesco Mugnoni nei suoi Annali dall’anno 1416 al 1503 (già citati); sappiamo da Durastante Natalucci, che la produzione di uva era sufficiente «[…] anche per dare il mosto a luoghi esteri […]». La balìa di Manciano era conosciuta per gli unici castagneti del territorio trevano e inoltre per «[…] le valli sue arative e fruttifere per il grano ed altre vettovaglie […]».

Al termine di questa breve presentazione, annotiamo che anche i castagneti di Manciano, come quelli di tutta Italia, sono stati oggetto di attacco da parte del cinipide galligeno importato dalla Cina.

Nella primavera appena trascorsa la Regione Umbria, con il personale operaio dell’Agenzia Forestale regionale, con la collaborazione dei tecnici della Comunità montana, in accordo con il Comune di Trevi e i castanicoltori locali, ha messo in atto le prime azioni per combattere l’infestazione in corso, immettendo galle contenenti Torymus sinensis, insetto parassitoide appartenente all’ordine degli Imenotteri, utile nel controllo biologico del cinipide galligeno del castagno. Dalle galle sono, quindi, sfarfallati gli adulti in grado di parassitare le larve del cinipide all’interno delle nuove gemme dei castagni.

Il metodo messo in atto consente di superare l’attuale mancanza di risorse regionali e nazionali per acquistare adulti di Torymus sinensis e permette di continuare nel programma di lotta biologica che la Regione Umbria sta attuando da alcuni anni sul territorio regionale.

L’obiettivo è raggiungere nei prossimi anni un equilibrio tra questi insetti che consenta alle piante di riprendere una produzione ottimale, almeno al livello di quella precedente all’infestazione. Per raggiungere tale risultato sarà comunque necessario anche un deciso intervento colturale da parte dei castanicoltori, con potature straordinarie, concimazioni organiche ecc., per favorire il miglioramento dello stato vegetativo delle piante. L’auspicio è quello di poter continuare con ulteriori e diversificati interventi al ripristino totale di questi castagneti, importanti non solo per la loro valenza naturalistica e per la biodiversità agraria che rappresentano, ma anche per l’economia locale che, come anticipato, trova un importante punto di forza proprio nelle tipicità che esprime.

Per raggiungere l’altopiano di Manciano, suggeriamo un itinerario che si snoda tra vecchi sentieri, carrarecce, tratti di asfalto e tracce di sentiero e ci porta alla scoperta di un lembo di questi castagneti ma anche di olivi centenari con i loro stupefacenti tronchi contorti. Con questo percorso attraversiamo la pineta che oggi ricopre il monte di Matigge, piccolo rilievo collinare una volta noto con l’emblematico nome di monte Pelato. Il percorso che proponiamo è pubblicato, e scaricabile, su www.montagneaperte.it, www.treviambiente.it. È stato altresì inserito nell’Album di TreviAmbiente, edizione 2015 [si può richiedere al Comune di Trevi; mostraAmbiente di TreviAmbiente è visitabile, negli orari di apertura di villa Fabri a Trevi, seguendo un semplice e breve cammino che si snoda nell’oliveto recentemente ripristinato].

Dati tecnici dell’Itinerario tra castagni e antichi olivi: lunghezza circa 7 km, tempo di percorrenza circa 3 ore, dislivello in salita +330 m, dislivello in discesa –330 m (compresa la visita alla chiesina di San Nicolò, il cui atto di consacrazione risale al 1195).

QUALCHE CURIOSITÀ TRA BOTANICA E TRADIZIONI
La distinzione tra ‘marroni’ e ‘castagne’ non è basata su criteri propriamente scientifici, ma è comunque certo che tali nomi non sono sinonimi. A riprova di quanto detto, già nel 1939 esisteva in Italia un Regio Decreto che distingueva i marroni dalle castagne.
Le castagne vengono identificate come non molto grosse, schiacciate da un lato, con buccia resistente di colore marrone scuro e polpa saporita. I marroni sono invece più grossi, hanno forma a cuore con buccia striata di colore marrone chiaro e polpa molto dolce. Alcuni autori differenziano le castagne dai marroni per il fatto di essere contenute nel riccio in numero variabile da 1 a 7, mentre gli altri sarebbero presenti nel riccio in numero da 1 a 3; le castagne, inoltre, sono dette ‘settate’ perché l’episperma, la pellicina che ricopre il frutto, è spessa e penetra con facilità dividendo il seme in più parti, mentre nei marroni questo accade più raramente e per questo sono più facili da ‘sbucciare’. Altri autori, ancora, ritengono che la castagna sia il frutto della pianta selvatica, mentre il marrone di quella coltivata e migliorata con successivi innesti. È tuttavia vero che laddove si coltivano castagne di qualità pregevole, le piante vengono propagate ricorrendo alla tecnica dell’innesto su selvatico.
Castagne e marroni sono entrambi alimenti nutrienti perché composti da una grande quantità di carboidrati; durante la cottura l’amido si trasforma in zuccheri semplici, conferendo loro un sapore dolciastro e rendendole poco adatte come alimento per chi soffre di diabete. Sono frutti ricchi di acqua, sali minerali, vitamine e proteine, ideali per chi pratica sport.
Castagne e marroni si consumano arrostiti o bolliti, ma se ne ricavano anche creme e marmellate oltre che un’ottima farina con cui si possono preparare torte, crepes, polenta e vari dolci tra cui il gustoso e tradizionale ‘castagnaccio’. I marroni sono ideali anche per la preparazione dei marron glacés. L’acqua di bollitura è un ottimo fertilizzante per le piante, mentre l’infuso di foglie è ricordato nella tradizione locale (e non solo) come rimedio per le infiammazioni della gola e contro la diarrea.
Tutti i marroni hanno come caratteristiche comuni la buccia più chiara, una notevole pezzatura, la polpa particolarmente dolce, soda e poco o affatto settata, una pellicola sottile e facilmente asportabile. Queste caratteristiche distintive, tuttavia, non sempre significano una più scarsa qualità delle castagne rispetto ai marroni. Alcuni ecotipi di castagne, infatti, smentiscono tale distinzione: è questo il caso della ‘castagna di Manciano di Trevi’.
Tra il monte di Matigge e Case Montelegno, in primavera, si può osservare una bellissima fioritura di orchidee.

  • M. Albanesi,T. Mattioli, R. Orsini, M.R. Picuti, Itinerari nella Storia. Percorsi archeologici in Valle Umbra,T. Ravagli, D. Rapastella, L. Bertoglio (a cura di), Comunità montana dei Monti Martani, Serano e Subasio, Spoleto-Valtopina 2015
  • D. Natalucci, Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi 1745, C. Zenobi (a cura di), Ed. Dell’Arquata, Foligno 1985
  • A. Paggi,T. Ravagli,‘I castagneti di Manciano di Trevi’, Newsletter n. 7, Fondazione Villa Fabri, Osservatorio regionale dell’Umbria per la Biodiversità, il Paesaggio rurale e la Progettazione sostenibile,Trevi, giugno 2015
  • T. Ravagli, G. Filippucci, Trevi quattro passi tra storia e natura, Pro Trevi, Club Alpino Italiano Sezione di Foligno, Spello 1998
  • www.montagneaperte.it
  • www.protrevi.com
  • www.treviambiente.it

TIZIANA RAVAGLI, GIAMPAOLO FILIPPUCCI, ALVARO PAGGI

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