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Gli ammoniti

Una leggenda mitologica

Il rosso ammonitico umbro-marchigiano


     Gli ammoniti

    

Erano molluschi cefalopodi affini, probabilmente, agli attuali calamari e seppie.

(Ricostruzione del fondale con ammoniti e crinoidi, da Venturi e Rossi, 2004, mod.)

(Frammenti fossili di crinoidi, rinvenuti nel  Rosso Ammonitico di Monte Rozzo)

A fronte di una grande varietà morfologica delle conchiglie, non sono, tuttavia, mai stati trovati conservati i resti molli degli ammoniti con gli eventuali tentacoli.
L'aspetto della conchiglia esterna rivela che l'animale viveva all'interno della stessa e precisamente nella porzione terminale, che poteva essere pari a mezzo giro, un giro o un giro e mezzo di spira.
Attualmente si trovano fossilizzati come modelli conchigliari o come, più genericamente, resti di molluschi.

Sono vissuti dal Devoniano al Cretacico, cioè in un intervallo di tempo di circa 350 milioni di anni, esclusivamente nelle acque marine, nella maggioranza dei casi tra 50 e 150 m di profondità, dove giungeva la luce azzurra.
Gli ammoniti sono i classici fossili guida del Mesozoico, perché lungo l'arco dei 170 milioni di anni (circa) di durata di questa Era geologica, le specie si sono susseguite con grande rapidità, trascinate da una evoluzione che potremmo tranquillamente descrivere come "esplosiva".
Ricordiamo che si definiscono fossili guida quelle specie che hanno avuto breve durata temporale e grande diffusione areale.
I fossili guida, tra cui citiamo gli stessi ammoniti, appartenevano ad animali che potevano spostarsi nei mari con grande facilità sia in forma larvale come il plancton, sia come attivi nuotatori (necton).
In pratica, si può stabilire il sincronismo delle rocce tramite i fossili guida in esse contenuti (datazione relativa): è stata così costruita la tabella cronostratigrafica fondamentale.



In molte delle rocce appenniniche sedimentarie, tra cui il Rosso Ammonitico, non essendo presenti elementi radioattivi con cui effettuare la datazione radiometrica (impropriamente definita datazione assoluta), i fossili guida sono gli unici elementi che consentono di definirne la cronologia.

Quando l'animale moriva, spesso per predazione come capita frequentemente ai molluschi, cadeva sul fondale marino, ove la conchiglia veniva sepolta dal sedimento - nella foto dell'Hildoceras tethysi, sopra riportata, a sinistra, all'interno dell'area rossa, sono evidenti proprio i segni della predazione.
Per effetto del movimento reciproco fango-conchiglia, questa veniva riempita completamente o parzialmente dal fango, che, dopo essere stato modellato dalla superficie interna conchigliare, s'induriva perdendo acqua (Venturi e Rossi, 2003).
Il guscio si è poi dissolto ed è rimasto conservato il modello interno, di composizione rocciosa e di colore variabile, soprattutto rosso nel caso del Rosso Ammonitico, ma anche grigio o rosato, o talora in bande alternate rosse e grigie, in base alla colorazione del sedimento.
Il modello fossile presenta, inoltre, le tracce dei setti che si inserivano nella parete interna della conchiglia e che appaiono come disegni ripetuti lungo il giro spirale (Venturi e Ferri, 2001; Venturi e Rossi 2004), come si può riconoscere dall'immagine in b/n sotto riprodotta.

In questa pagina, riportiamo un disegno di ammonite del genere Pseudomercaticeras proveniente dal Rosso Ammonitico di monte Serano, dove questa specie è abbastanza frequente (nel disegno, a fine divulgativo, abbiamo adottata una nomenclatura molto semplificata).

Gli elementi morfologici mostrati sono:

  • per l'aspetto generale, il lato della conchiglia e il rapporto d0/d (diametro conchigliare-diametro ombelicale),

  • per l'area ventrale, la presenza di un rilievo, che viene definito dagli specialisti carena,

  • per l'ornamentazione, le coste e i nodi ombelicali,

  • per la struttura, le tracce suturali (o linee lobali) che si ripetono lungo tutta la spira, eccetto, naturalmente, nella camera di abitazione.

Ogni linea suturale viene disegnata molto ingrandita perché sia utile nella classificazione: si tratta, infatti, di una caratteristica che varia a seconda dei generi, delle famiglie e degli ordini (Venturi e Ferri, 2001).

La linea suturale riprodotta nel disegno di Pseudomeraticeras è stata raffigurata per mostrare i lobi e le selle (Venturi e Rossi, 2004).
In particolare, sono importanti i lobi la cui nomenclatura dipende dalla posizione sulla spira (E = lobo esterno, L = laterale, V = ombelicale).
Nel disegno del lato, con il pallino è contrassegnato l'inizio della camera di abitazione.

 

(Foto di Pseudomercaticeras, rinvenuta a  Piano Pozzo - territorio comunale di Campello sul Clitunno, collezione Venturi)

 


    

      Il termine Ammoniti:
      sostantivo  femminile
      o maschile?
    

Se consultiamo lo Zingarelli 2002, della Zanichelli, leggiamo che Ammoniti è un sostantivo femminile plurale, indicante nella tassonomia animale un ordine di Cefalopodi fossili diffusi dal Devoniano al Cretaceo, con guscio a forma di spirale diviso internamente in camere crescenti (Ammonites).

Il Dizionario della Lingua Italiana di Mario Nuzzo, della Marotta Editore, 1973, definisce, invece, il termine Ammonite: sostantivo maschile. i paleontologi, parimenti, lo considerano generalmente come sostantivo maschile. Rilevano, infatti, come abbiamo già indicato, che il nome ammoniti deriva da Ammonis Cornu, nome latino di derivazione greca, neutro. Da questo si origina il nome latino Ammonites, che nella lingua dei nostri avi è un sostantivo maschile. Da qui, per essere conservati come modelli interni, per il materiale pietroso con cui sono di fatto costituiti, gli specialisti ritengono più opportuno chiamarli al maschile.

 In tal modo si può più facilmente e correttamente distinguerli dalle Ammoniti, considerate al femminile (Sarti, 1994), che sono le gemme a forma di ammonite, Almonocrisi  per l'Aldovrandi, generalmente fossilizzate in pirite o con strato esterno madreperlaceo (Venturi e Rossi, 2003). Così li considera, in definitiva, anche il Prof. Federico Venturi che di queste pagine è l'anima scientifica.

 

www.treviambiente.it - collaborazione scientifica Federico Venturi Professore associato di Paleontologia - Università degli Studi di Perugia