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ITINERARIO
 

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Il punto di partenza è il piano di Rio Secco che si può raggiungere in auto da Coste. È obbligatorio parcheggiare fuori dai prati.
Salendo ogni vetta, per ridiscendere poi alla sella sottostante, si supera un dislivello in salita di circa 270 m.
Per compiere questo itinerario si impiegano circa 2 ore e 30 minuti di cammino.
Un luogo adatto per una sosta è presso il pozzo del Falcaro (acqua non potabile) o il Pian di Spina. Suggeriamo la possibilità di unire questo percorso ad altri proposti.
Da Ponze ad esempio si può scendere a Coste con l'itinerario n. 5, oppure a Manciano con l'it. n. 3, o a Matigge con gli itt. n. 5 + n. 14. Ponze si può raggiungere in auto da S. Maria in Valle, con la strada che costeggia una cava (attualmente "Cava Metelli").
Questo percorso è adatto per tutta la famiglia.
Come al solito ricordiamo che le creste sono ventose e raccomandiamo di fare attenzione in caso di temporali.

 

 

 

 

Scilla autunnale

 

 

 

 

Genzianella

 

Dal piano di Rio Secco prendiamo la carrareccia a sinistra, sino ad un bivio che ci conduce verso Nord. In alto, a sinistra, notiamo una piccola chiesetta, di moderna fattura. In primavera i prati si coprono di viole gialle e viola, un tappeto floristico di rara bellezza.
Saliamo per prati a Cima Monte, quindi scendiamo in direzione di Casa Cima Monte. Superiamo il bivio con la stradina che conduce al fabbricato e prendiamo, all'incrocio successivo, il sentierino sulla destra che gira intorno al Monte Lagarella. Volendo, possiamo risalire questa cima (quota m 1275 s.l.m. riferimento cartografico) per poi ridiscendere al valico tra questa e Monte Rozzo dove, poco in basso, vediamo un piccolo invaso artificiale. In queste zone è facile trovare animali al pascolo. Dalla vetta del Monte Lagarella, nelle giornate limpide, possiamo ammirare un panorama che si estende dai Monti Sibillini sino al Gran Sasso. Precisamente, dalla vetta, volgendo lo sguardo verso Est, in secondo piano, troviamo a N 80° E il Monte Rotondo, tagliato a mezza costa dalla strada che sale al Rifugio del Fargno. Seguono, verso destra, il Pizzo Senza Nome e il Pizzo Tre Vescovi. Appena un poco più in primo piano, notiamo il massiccio calcareo, dall'aspetto quasi dolomitico, del Monte Bove Nord e quindi il Monte Bove Sud. In secondo piano, notiamo che svetta appena la punta della "piramide" del Monte Priora (per individuarla puntiamo la direzione N 85° E circa). Superato il gruppo del Bove, ad E 5° S, si intuisce la vetta del Monte Sibilla. Il nostro sguardo incontra, quindi, Monte Porche, Sasso Borghese, Monte Argentella ed infine Monte Vettore. Di questo riconosciamo facilmente lo Scoglio dell'Aquila, sperone roccioso di forma triangolare, ben visibile poco sotto quella che per noi è la vetta del monte. Alcuni gradi più a meridione, precisamente intorno ad E 40° S, notiamo i due corni del Massiccio del Gran Sasso d'Italia. Tra questo gruppo e quello dei Monti Sibillini, ammiriamo, in secondo piano, le creste del sistema orografico dei Monti della Laga.

:: curiosità naturalistica ::
colchico autunnale (falso zafferano) (fiore - autunnale - e frutto - estivo), bulbocodium-colchicum

Aggiriamo ad est Monte Rozzo, lasciando la vetta a sinistra (quota m 1230 s.l.m. - rilievo cartografico). Ancora una volta possiamo, in alternativa, risalire il monte per poi ridiscenderlo verso il passo sottostante.

Ad oriente della sella, poco a valle della stessa ma non visibile lungo il nostro itinerario, troviamo il già citato Pozzo del Falcaro, altra opera per il recupero delle acque meteoriche. Queste vi sono convogliate, da monte, con canaletti scavati nella terra e nella roccia. Le acque sono raccolte in due pozzetti di decantazione, ricavati nella pietra in posto e grossolanamente impermeabilizzati con il cemento. Da questi, attraverso fori posti ad opportuna altezza e tubi di raccordo, l'acqua decantata defluisce nel pozzo conserva. Due serie di trogoli, ormai fatiscenti, servivano per abbeverare il bestiame al pascolo. Ricevevano l'acqua che, sollevata con dei secchi, era riversata in due vaschette interne al pozzo stesso, a loro volta collegate agli abbeveratoi tramite tubi di ferro, ancor'oggi visibili. Attualmente, un pesante coperchio di ferro chiude l'imbocco del pozzo. A valle della struttura, in buono stato di conservazione, ci sono due nuovi abbeveratoi, che certamente ricevono l'acqua dal punto di raccolta, per caduta.
Continuando un poco, prima che le tracce sin qui seguite riprendano a salire, troviamo sulla sinistra un sentiero che scende nel bosco. Lo prendiamo e con vari tornanti raggiungiamo il fosso che costeggia il Pian di Spina.
Lo discendiamo, mantenendoci in sinistra idrografica.
Risaliamo il valichetto che abbiamo di fronte, ad occidente.
Superiamo il passo e, proseguendo lungo la sterrata, arriviamo al paese di Ponze (quota di riferimento cartografico m 864 s.l.m.), che già abbiamo avuto modo di conoscere con altri itinerari. Lo raggiungiamo in breve tempo.

 

Abbiamo impiegato circa 2 ore e 30 minuti di cammino. Se consideriamo di salire ogni vetta, per ridiscendere poi alla sella sottostante, seguendo la cresta ideale che unisce tutte queste cimette, avremo infine superato un dislivello in salita di circa 270 m.