BORAGINACEAE: ALCUNE CONSIDERAZIONI

Studi più o meno recenti hanno verificato che diverse specie di questa famiglia di piante contengono alcaloidi tipo la pirrolizidina, peraltro presente anche in alcune Asteraceae (ad esempio in Senecio spp. ed Eupatorium spp.), Orchidaceae Fabaceae (del genere Crotalaria), meno frequentemente nelle Convolvulaceae Poaceae e in almeno una specie delle Lamiaceae.

Questi alcaloidi hanno un effetto così detto cumulativo, per cui il corpo tende a non smaltirli velocemente ed anzi ad accumularli. Quindi… un uso occasionale è generalmente relativamente sicuro, salvo situazioni in cui le concentrazioni in una pianta siano particolarmente elevate e fatte salve eventuali intolleranze/sensibilità personali o stati di malattia. L’uso prolungato di piante contenenti  pirrolizidina alla lunga può produrre danni molto seri all’organismo umano.

Molti di questi alcaloidi hanno, tra l’altro, una notevole e specifica tossicità epatica, ma possono attaccare anche altri organi come i polmoni (e non solo).

Sono, altresì, riportate in letteratura possibili attività mutagene e cancerogene.

I rischi sono connessi all’assunzione continuativa di specie vegetali contenti questi alcaloidi, ma anche di alimenti come uova, carne, latte o miele che li possono comunque contenere, perché gli animali da cui derivano (direttamente o indirettamente) si sono, a loro volta, alimentati con specie floristiche in cui dette sostanze sono presenti.

Gli alcaloidi pirrolizidinci rappresentano una delle più importanti classi di contaminanti chimici naturali presenti nei prodotti alimentari…

  • Si tratta di un numeroso (>350) gruppo di sostanze isolate in oltre 6000 specie botaniche
  • Nella maggior parte dei casi sono sostanze tossiche per l’organismo umano (come già detto, sono particolarmente pericolose per il fegato); in molti casi si sono dimostrate cancerogene per gli animali e potenzialmente anche per l’uomo
  • Le segnalazioni di rischio per la salute pubblica sono relativamente recenti: le prime, relative a contaminazioni di derrate alimentari, sono avvenute in Afghanistan, India e Uzbekistan (OMS) nel 1988

Fonte: Convegno Senecio sudafricano, San Colombo di Barisciano (2014), A. Gallina (IZS delle Venezie)

Abbiamo letto che: l’Apis mellifera non sembra soggetta a intossicazioni derivanti da questi alcaloidi. Ma il miele, prodotto da api che hanno bottinato soprattutto specie (più o meno) ricche di queste sostanze, le contiene…

Sembra dimostrato che il polline delle piante che contengono alcaloidi pirrolizidinici presenta concentrazioni piuttosto elevate di queste sostanze, mentre il nettare ne pare privo e, come noto, il miele deriva dal nettare…
La domanda che sorge spontanea allora è: come mai il miele può contenere queste sostanze???
La risposta è semplice e immediata: il nettare può essere facilmente contaminato con il polline direttamente dalle api, in vari momenti della frenetica attività che porta alla produzione del miele!

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