Cannara – le Pietre, via Arcatura (podere Arcatura) [CAN001]

1024 768 Edicole sacre. Nel territorio della Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano
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EDIFICIO

DESCRIZIONE
L’edicola è una nicchia esterna presente sulla parete di un vecchio casale aggettante su quella che oggi è una viabilità secondaria che collega Cantalupo a Cannara e segue il corso del torrente Attone: una viabilità che coincide con la pista ciclabile Spoleto – Assisi. La casa colonica si trova in sinistra del fiume Timia poco dopo la confluenza in questo del torrente Attone e prima che il fiume stesso confluisca nel Topino (poco oltre il confine tra Bevagna e Cannara).
La nicchia si presenta con una costruzione particolarmente accurata che la fa somigliare a un tempietto limitato da due colonnine squadrate e un piccolo frontone formato da una cornice che inquadra un modesto timpano di forma triangolare colorato di azzurro nella porzione più interna. Sul vertice superiore del triangolo è presente una piccola croce, forse lapidea. L’insieme è poi complessivamente racchiusa all’interno di una superficie intonacata di colore bianco.
L’edificio si trova non lontano dall’Arcatura (l’incile tra il fiume Timia e il canale che alimenta l’accolta del mulino comunitativo di Cannara); siamo poco più a nord e a est di Piandarca, oggi riconosciuto come sito della ‘predica agli uccelli’ di san Francesco.
Il luoghi hanno subito molte modifiche nel tempo per la storia delle bonifiche che hanno caratterizzato le nostre aree planiziali sin dai tempi dei romani (e ancor prima) e la rettifica dei corsi d’acqua a cominciare da quello del torrente Attone che stiamo costeggiando nel nostro percorso odierno.
Tanto per inquadrare il territorio ricordiamo che il corso del fiume Timia tra Bevagna e Cannara è un sito di interesse comunitario ‘SIC IT5210039 – FIUME TIMIA’ della rete ecologica ‘Natura 2000’. Il SIC ha una superficie di soli 53 ha (circa) e interessa esclusivamente il corso del fiume. L’alveo fluviale, la cui direzione attuale è chiaramente frutto dell’opera dell’uomo, ha andamento quasi rettilineo e attraversa un’area valliva caratterizzata in particolare da terreni agricoli con prevalenti colture annuali e vari vigneti.
Dal sito della Regione Umbria [https://www.regione.umbria.it/ambiente/siti-di-importanza-comunitaria-sic/]:
«le specie animali di interesse comunitario segnalate all’interno del SIC:
– Mammiferi specie di cui all’allegato II Direttiva 92/43/CEE:
– Vespertilio di Capaccini – Myotis capaccinii.
– Anfibi e Rettili specie di cui all’allegato II Direttiva 92/43/CEE:
– Tritone crestato – Triturus canifex.
– Pesci specie di cui all’allegato II Direttiva 92/43/CEE:
– Cavedano etrusco – Leuciscus lucumonis;
– Rovella – Rutilus rubilius;
– Ghiozzetto di ruscello – Padogobius nigricans.»

IMMAGINE

ICONOGRAFIA
L’iconografia presente in questa edicola votiva è piuttosto inusuale nelle nostre campagne: rappresenta, infatti, un ostensorio nelle varie tonalità del giallo e dell’oro su campo bianco, inquadrato, a sua volta, in una parete di fondo azzurra come la porzione interna del timpano.
DATAZIONE
Una scritta posta immediatamente al di sotto della cornice che inquadra la nicchia e definisce il basamento del ‘tempietto’ recita ‘A.D. 1891 P.G.R.’
AUTORE/ATTRIBUZIONE
Sconosciuto
TECNICA E STATO DI CONSERVAZIONE
Il dipinto, di semplice fattura come spesso accade negli ex voto, è molto rovinato ma ancora leggibile.
OSSERVAZIONI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

ISCRIZIONI
A.D. 1891 P.G.R.

RILEVATORE
Giampaolo Filippucci & Tiziana Ravagli ::: Grazie ad Angelo Velatta per alcuni spunti interessanti riportati in questa scheda.
DATA DI RILEVAZIONE
23/08/2020

CANNARA - PODERE ARCATURA, LOCALITÀ LE PIETRE

La Confraternita del SS. Sacramento di Cannara, una scheda a cura di Mario Scaloni – settembre 2020

La Confraternita del SS. Sacramento di Cannara si costituì il 9 gennaio 1541 su proposta di Cesare Giovanni di Cannara; doveva essere collegata ad una cappella da erigersi nella Chiesa di San Matteo. Aveva scopo di culto e di beneficenza.
Fu eretta canonicamente con breve del papa Pio IV il 3 marzo del 1561 ed ascritta all’Arciconfraternita di Roma dal 1562.
La Compagnia era proprietaria di alcuni beni amministrati dai suoi ufficiali e, fino al 1793, possedeva anche un Monte frumentario, soppresso poi dalla Congregazione del buon governo per fondare l’Orfanotrofio femminile di San Aldebrando di Assisi. Nel 1863 fu concentrata nella Congregazione di Carità di Cannara, che ne amministrò i beni.
Dal Regolamento Amministrativo discusso e approvato dai Confratelli nel giorno di martedì 14 aprile 1868 e certificato dal Segretario Sebastiano Turrini, risultano 21 presenti: Boriani Giovanni, Baroni Antonio, Angelucci Luigi, Turrioni Francesco, Galardini Filippo, Ortolani Feliziano, Galardini Domenico, Minni Giovanni, Morettini Luigi, Tamburini Luigi, Tamburini Antonio, Falcinelli Ruffino, Falcinelli Domenico, Meniconi Natale, Zampa Filippo, Stoppini Pietro, don Marco Arciprete Galletti, Michele Ciancaleoni, Luigi Turrioni, Giovanni Botti e Agostinelli Serafino.
Da disposizioni disciplinari discusse e approvate dalla Congregazione di Carità sorvegliatrice nell’adunanza del giorno 17 ottobre 1883, certificate dal presidente Giuseppe Brunamonti, dai membri Francesco Pambianchi e Vincenzo Vagni, dal segretario Gabriele Baldaccini, risulta che lo scopo di questa venerabile Confraternita è il culto e la venerazione del SS.mo Sacramento dell’Eucaristia e l’amore ed il sollievo del prossimo, conforme agli insegnamenti dati nella sua istituzione da Gesù Cristo, Redentore e Maestro del Mondo.
Tra i compiti quello di assistere alla funzione del Giovedì Santo e alla lavanda dei piedi oltre l’ora di adorazione nella esposizione delle Quarant’Ore, servizi ancora oggi espletati.
Con Regio Decreto del 14 gennaio 1938 fu riconosciuto lo scopo esclusivo o prevalente di culto.
Il Ministero dell’Interno in data 30 novembre 1987 ha attestato che l’Ente stesso è quindi da ritenersi a tutti gli effetti un Ente Ecclesiastico civilmente riconosciuto e ne ha predisposto l’iscrizione nel registro delle persone giuridiche.
Oggi, oltre agli obblighi già menzionati, è di supporto al parroco nel servizio liturgico domenicale e un suo rappresentante fa parte del Consiglio Pastorale.
È titolare dell’altare ricavato nel braccio sinistro del transetto della chiesa di San Matteo, dove è esposta una tela raffigurante la Comunione degli Apostoli con i Santi Michele Arcangelo e Giuseppe, eseguita nel 1797 da Domenico Garbi e dell’annessa cappella detta del Sacramento, decorata da tempere di Elpidio Petrignani.
Veste tunica bianca e mantellina gialla con cordone bianco e nelle manifestazioni ufficiali è rappresentata da uno stendardo nel quale è raffigurato un calice con ostia raggiante col simbolo IHS, del tutto simile a quello dipinto sulla parete dell’edicola votiva, rappresentato da un ostensorio di colore giallo e oro, a testimoniare l’appartenenza del casale poderale a detta Confraternita.
La Confraternita, al presente, è proprietaria di un considerevole patrimonio immobiliare frutto di riconversione di antichi lasciti.
Con atto notaio Dottor Ernesto Mestrallet del 29 maggio 1950, d’intesa tra la Prefettura di Perugia e le Autorità Ecclesiastiche di Assisi, considerata la precaria situazione economica in cui versavano gli Istituti Riuniti di Ricovero e di Educazione di Cannara (oggi Fondazione IRRE), la metà dei beni fondiari di alcune Confraternite locali furono trasferiti a titolo gratuito ai predetti Istituti, in adempimento dei tradizionali oneri di beneficenza dalle medesime costantemente osservati all’Ospedale Civico ed all’Asilo Infantile di Cannara, riservando l’altra metà alle stesse Confraternite per i loro obblighi di culto.

Il podere Arcatura in località Le Pietre di Cannara, una scheda a cura di Mario Scaloni – settembre 2020

Tra i beni ceduti dalla Confraternita del SS. Sacramento è descritto il podere in vocabolo Arcatura, colono Angelini Sante, di una superficie di terreni pari a circa 8 ettari con casolare e annessi.
In prossimità dell’angolo della parete esterna della casolare, lato edicola votiva di cui non ce traccia negli archivi locali, a circa 2 metri di altezza è inserita una placca in metallo che riporta queste parole: caposaldo di livellazione – Istituto Geografico Militare.
Al centro della placca è presente il riferimento. Si tratta di uno dei numerosi elementi che rappresentano materialmente sul territorio la ‘Rete di livellazione di alta precisione’ sviluppata dagli anni cinquanta dall’Istituto Geografico Militare. Il caposaldo purtroppo è ricoperto in parte da vegetazione.
Nella parte alta della stessa parete è ancora ben visibile una targa metallica recante l’iscrizione ‘Riunione Adriatica di Sicurtà Incendio’, Compagnia di Assicurazione Italiana fondata a Trieste nel 1838 per operare nei rami incendi e trasporti.
Il podere Arcatura fu colonizzato dalla famiglia Angelini, detta ‘gabelliere’, almeno dalla seconda metà dell’ottocento poiché Antonio (1867-1935) risulta nato in detto podere e il rapporto proseguì con il figlio Sante (1893-1966) e fino alla seconda metà del novecento con due dei suoi discendenti Renato e Sisto. Quest’ultimo per molti anni ricoprì il ruolo di Priore in detta Confraternita del SS. Sacramento.
È noto che la famiglia Angelini, pur essendo colono nel podere dell’Arcatura, coltivava pure fondi di proprietà e ciò le assegnava un ruolo privilegiato in un periodo in cui la vita del contadino non era facile. Antonio possedeva un cavallo con calesse, utilizzato per gli spostamenti e soprattutto per raggiungere il centro storico del paese, distante circa due chilometri dall’abitazione.
Oltre ai buoi da tiro utilizzati per i lavori dei campi la famiglia possedeva mucche e commercializzava il latte nel centro storico del paese.
Tale commercio è durato almeno fino alla seconda metà del novecento e i più anziani ricordano un giovane della famiglia che passava di casa in casa con il suo latte fresco appena munto, contenuto in un classico bidone di alluminio, ancorato sul manubrio della sua bicicletta.
Alla famiglia Angelini, grande conoscitrice del sistema fluviale circostante, il Comune di Cannara affidò per moltissimi anni il compito di aprire e chiudere manualmente la chiusa posta all’Arcatura, che regolava il livello dell’acqua che dal Timia affluiva nel canale del molino.
Tutto ciò è ormai un lontano ricordo e il casolare oggi è in completo abbandono.

Foto di Mario Scaloni

Un grazie speciale a Mario Scaloni e ad Angelo Velatta per la preziosissima collaborazione!

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