Il Massacro dei Manenti (10-15 gennaio 1421) 600 anni fa esatti (10-15 gennaio 1421), iniziava uno dei più cruenti episodi della storia medievale della nostra città, destinato ad avere ripercussioni di portata epocale ma, per assurdo, poco noto. Un nostro video dal taglio "agrodolce" ce lo racconta in 6 minuti!
Il massacro dei Manenti, evento ancora da chiarire nei suoi dettagli, fu un evento di proporzioni enormi, capace di mettere persino in discussione l'autonomia comunale trevana. Provocò, invece, una fiera risposta delle istituzioni comunali sul lungo periodo, con la progressiva distruzione dei luoghi del potere dei Trinci, il restauro dei simboli comunali da loro abbattuti e la creazione di un nuovo statuto cittadino, di cui parleremo a giorni.
Inoltre, causò il definitivo declino della nobiltà feudale trevana a favore dei nuovi aristocratici di origini borghesi, innescando anche l'evento finale del secolare scontro tra guelfi e ghibellini. Fatti fuori i Manenti, un mondo di possibilità si apriva per quelle famiglie che fondavano sulla ricchezza più che sul sangue il loro potere. L'ascesa dei Valenti, giunti in città appena 70 anni prima, fu grandemente facilitata dalla sostanziale dissoluzione di quello che fu l'antico clan feudale dei Lambardi, cui i Manenti appartenevano: "signori per nascita su Trevi" già nel XII secolo.
Del tutto dimenticate nella storiografia moderna, le stragi del 1421 e del 1427 restarono impresse nella memoria dei trevani del '400, i quali, decenni dopo, per dire di essere nati in quegl'anni, ancora ricordavano i tempi in cui "forono morti li gentilominj". Tanto che, per la sua importanza, non sarebbe sbagliato indicare in questo evento lo spartiacque tra Medioevo ed età moderna nella nostra città.
Video e contenuti: Stefano Bordoni
Per approfondimenti:
A. Sansi, Frammenti degli Annali di Parruccio Zampolini dal 1305 al 1421, in Documenti storici inediti in sussidio allo studio delle memorie umbre, Foligno, 1879.
S. Nessi, I Trinci. Signori di Foligno, Foligno, 2006.
S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia, 2019. 18 Piaciuto
Il massacro dei Manenti, evento ancora da chiarire nei suoi dettagli, fu un evento di proporzioni enormi, capace di mettere persino in discussione l'autonomia comunale trevana. Provocò, invece, una fiera risposta delle istituzioni comunali sul lungo periodo, con la progressiva distruzione dei luoghi del potere dei Trinci, il restauro dei simboli comunali da loro abbattuti e la creazione di un nuovo statuto cittadino, di cui parleremo a giorni.
Inoltre, causò il definitivo declino della nobiltà feudale trevana a favore dei nuovi aristocratici di origini borghesi, innescando anche l'evento finale del secolare scontro tra guelfi e ghibellini. Fatti fuori i Manenti, un mondo di possibilità si apriva per quelle famiglie che fondavano sulla ricchezza più che sul sangue il loro potere. L'ascesa dei Valenti, giunti in città appena 70 anni prima, fu grandemente facilitata dalla sostanziale dissoluzione di quello che fu l'antico clan feudale dei Lambardi, cui i Manenti appartenevano: "signori per nascita su Trevi" già nel XII secolo.
Del tutto dimenticate nella storiografia moderna, le stragi del 1421 e del 1427 restarono impresse nella memoria dei trevani del '400, i quali, decenni dopo, per dire di essere nati in quegl'anni, ancora ricordavano i tempi in cui "forono morti li gentilominj". Tanto che, per la sua importanza, non sarebbe sbagliato indicare in questo evento lo spartiacque tra Medioevo ed età moderna nella nostra città.
Video e contenuti: Stefano Bordoni
Per approfondimenti:
A. Sansi, Frammenti degli Annali di Parruccio Zampolini dal 1305 al 1421, in Documenti storici inediti in sussidio allo studio delle memorie umbre, Foligno, 1879.
S. Nessi, I Trinci. Signori di Foligno, Foligno, 2006.
S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia, 2019. 18 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi ❗️❗️❗️ Oggi andiamo ai tempi in cui si a Trevi si giocava al Gioco del Pallone...no, non il gioco del calcio a cui un po' tutti abbiamo partecipato (spesso con scarsissime abilità, come chi scrive); anzi, decisamente più prossimo al tennis che al "pallone" attuale.
Parliamo di un gioco, ora quasi ovunque scomparso, che era molto in voga tra '700 e '800, tanto da essere celebrato in una delle più note poesie di Leopardi. Si giocava con una sorta di racchettone di legno da indossare al polso, chiamato "bracciale", che serviva per colpire la palla. Il gioco, che avveniva tra due squadre avversarie, necessitava di un muro che facesse da sponda.
Perché ne parliamo oggi??? Perché 200 anni fa esatti, l'8 gennaio 1821, il perito folignate Paolo Campili firmava il progetto per l'"Ordinanza per il sito del dilettevole Gioco del Pallone da effettuarsi nell'Illustrissima Città di Trevi". Il progetto gli era stato ordinato l'anno precedente dal Consiglio cittadino, a cui era seguito un sopralluogo sul posto il 20 settembre 1820. In pratica, l'idea era quella di sbancare e terrazzare l'angolo Nord-Ovest di Piazza Garibaldi (all'epoca ancora "Piazza del Mercato"), riutilizzando le mura medievali per il suddetto muro di sponda. I lavori avrebbero richiesto anche la costruzione di diverse strutture di accesso e contenimento, oltre alla demolizione di una torre (oggi Casa Isoppo).
La struttura si sarebbe estesa per circa 90 metri di lunghezza e 25 di larghezza, con una superficie comprensiva di scalinata di accesso a doppia rampa e una piccola tribuna per gli spettatori d'onore, riservati ai membri del Consiglio comunale. Oggi l'area coinciderebbe con quella dei tavoli all'esterno della Pizzeria "La Casareccia" (ex "da Sesa" per i "trevani DOC") e l'accesso dal parcheggio di Via Sotto il Monte alla Taverna del Piano.
Questa strada (nota oggi anche come "la corta") avrebbe sfilato lungo il lato est dell'impianto sportivo, dato che all'epoca passava rettilinea esattamente nel punto dove è costruito oggi lo chalet.
Il progetto non fu mai realizzato e si può capire bene il perché. Secondo la stima del Campili, infatti, il costo dell'intero progetto sarebbe stato di 1923,0911 scudi pari ad almeno 50mila euro di oggi. Una parte significativa del costo, sarebbe stata dovuta allo sbancamento di quasi 6000 metri cubi di terreno e al trasporto dei detriti a un centinaio di metri di distanza. Nel 1821, il Comune di Trevi versava finanziariamente in uno stato devastato dalle turbolenze del periodo Napoleonico e dagli effetti a lungo termine dell'alluvione del 1801. Anzi, è sorprendente che il Consiglio comunale ebbe questo encomiabile (e certamente utopistico) spirito d'iniziativa.
I trevani, allora, continuarono gratuitamente a utilizzare le mura di Piazza Garibaldi, senza realizzare uno stadio apposito. Nel 1840, si decise di demolire una delle torri che davano sulla piazza e di intonacare le mura, per aumentare la superficie "liscia" ove far rimbalzare la palla.
Malgrado il Gioco del Pallone sia entrato presto in disuso, è davvero interessante come quell'angolo della Piazza, tra partite di calcio e di tennis, sia rimasto fino ad epoca molto recente il luogo dello sport per i trevani. Ora, quando prenderete la prossima pallonata in faccia dai ragazzini che giocano più o meno nello stesso punto, pensate ai vostri antenati che subivano colpi del tutto analoghi e non vi arrabbiate...
Su questo tema, c'è un articolo molto interessante scritto da Elena Coletti nel volume miscellaneo su Piazza Garibaldi, edito dal compianto Gruppo di Storia Locale (Α 2013 - Ω 2015), nel 2014.
Le ricostruzioni sono a firma del gestore di questa pagina mentre l'originale dell'"Ordinanza" del Campili è conservato presso l'Archivio Storico Comunale nel Museo di S. Francesco.
Per avere un'idea di come si giocava, invece, date uno sguardo a questo video, girato da chi con il "Pallone a bracciale" si diverte ancora: https://www.youtube.com/watch?v=fpbdc0AUPa8 1 Commenti
Parliamo di un gioco, ora quasi ovunque scomparso, che era molto in voga tra '700 e '800, tanto da essere celebrato in una delle più note poesie di Leopardi. Si giocava con una sorta di racchettone di legno da indossare al polso, chiamato "bracciale", che serviva per colpire la palla. Il gioco, che avveniva tra due squadre avversarie, necessitava di un muro che facesse da sponda.
Perché ne parliamo oggi??? Perché 200 anni fa esatti, l'8 gennaio 1821, il perito folignate Paolo Campili firmava il progetto per l'"Ordinanza per il sito del dilettevole Gioco del Pallone da effettuarsi nell'Illustrissima Città di Trevi". Il progetto gli era stato ordinato l'anno precedente dal Consiglio cittadino, a cui era seguito un sopralluogo sul posto il 20 settembre 1820. In pratica, l'idea era quella di sbancare e terrazzare l'angolo Nord-Ovest di Piazza Garibaldi (all'epoca ancora "Piazza del Mercato"), riutilizzando le mura medievali per il suddetto muro di sponda. I lavori avrebbero richiesto anche la costruzione di diverse strutture di accesso e contenimento, oltre alla demolizione di una torre (oggi Casa Isoppo).
La struttura si sarebbe estesa per circa 90 metri di lunghezza e 25 di larghezza, con una superficie comprensiva di scalinata di accesso a doppia rampa e una piccola tribuna per gli spettatori d'onore, riservati ai membri del Consiglio comunale. Oggi l'area coinciderebbe con quella dei tavoli all'esterno della Pizzeria "La Casareccia" (ex "da Sesa" per i "trevani DOC") e l'accesso dal parcheggio di Via Sotto il Monte alla Taverna del Piano.
Questa strada (nota oggi anche come "la corta") avrebbe sfilato lungo il lato est dell'impianto sportivo, dato che all'epoca passava rettilinea esattamente nel punto dove è costruito oggi lo chalet.
Il progetto non fu mai realizzato e si può capire bene il perché. Secondo la stima del Campili, infatti, il costo dell'intero progetto sarebbe stato di 1923,0911 scudi pari ad almeno 50mila euro di oggi. Una parte significativa del costo, sarebbe stata dovuta allo sbancamento di quasi 6000 metri cubi di terreno e al trasporto dei detriti a un centinaio di metri di distanza. Nel 1821, il Comune di Trevi versava finanziariamente in uno stato devastato dalle turbolenze del periodo Napoleonico e dagli effetti a lungo termine dell'alluvione del 1801. Anzi, è sorprendente che il Consiglio comunale ebbe questo encomiabile (e certamente utopistico) spirito d'iniziativa.
I trevani, allora, continuarono gratuitamente a utilizzare le mura di Piazza Garibaldi, senza realizzare uno stadio apposito. Nel 1840, si decise di demolire una delle torri che davano sulla piazza e di intonacare le mura, per aumentare la superficie "liscia" ove far rimbalzare la palla.
Malgrado il Gioco del Pallone sia entrato presto in disuso, è davvero interessante come quell'angolo della Piazza, tra partite di calcio e di tennis, sia rimasto fino ad epoca molto recente il luogo dello sport per i trevani. Ora, quando prenderete la prossima pallonata in faccia dai ragazzini che giocano più o meno nello stesso punto, pensate ai vostri antenati che subivano colpi del tutto analoghi e non vi arrabbiate...
Su questo tema, c'è un articolo molto interessante scritto da Elena Coletti nel volume miscellaneo su Piazza Garibaldi, edito dal compianto Gruppo di Storia Locale (Α 2013 - Ω 2015), nel 2014.
Le ricostruzioni sono a firma del gestore di questa pagina mentre l'originale dell'"Ordinanza" del Campili è conservato presso l'Archivio Storico Comunale nel Museo di S. Francesco.
Per avere un'idea di come si giocava, invece, date uno sguardo a questo video, girato da chi con il "Pallone a bracciale" si diverte ancora: https://www.youtube.com/watch?v=fpbdc0AUPa8 1 Commenti
B
31 Piaciuto Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi Aria di neve? ❄️❄️❄️ Con queste due foto di Vincenzo Giuliani, torniamo a tempi in cui nevicava decisamente di più... ☃️
La prima dovrebbe ritrarre una delle grandi nevicate del febbraio/marzo 1956, seguite dalla terribile galaverna che decimò i nostri ulivi. La temperatura rimarrà sotto lo zero per giorni, con punte tra i -10 e i -15 anche in pianura. Si conteranno ben 11 nevicate a quote base in circa un mese. Nella foto, 20 cm di neve ricoprono Piazza Garibaldi, ancora una grande spianata di breccia con i suoi lampioni di inizi '900.
Nella seconda, probabilmente degli anni '70, la breccia ha invece lasciato il posto ai giardinetti, vanto e rimpianto dei trevani che li hanno vissuti.
Foto tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli. 3 Commenti
La prima dovrebbe ritrarre una delle grandi nevicate del febbraio/marzo 1956, seguite dalla terribile galaverna che decimò i nostri ulivi. La temperatura rimarrà sotto lo zero per giorni, con punte tra i -10 e i -15 anche in pianura. Si conteranno ben 11 nevicate a quote base in circa un mese. Nella foto, 20 cm di neve ricoprono Piazza Garibaldi, ancora una grande spianata di breccia con i suoi lampioni di inizi '900.
Nella seconda, probabilmente degli anni '70, la breccia ha invece lasciato il posto ai giardinetti, vanto e rimpianto dei trevani che li hanno vissuti.
Foto tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli. 3 Commenti
Io avevo solo 2 anni, ma anche se vagamente qualcosa mi ricordo. Nella mia mente appare l'ulivo di s. Emiliano ...Rimpianto....Tanta nostalgia
50 Piaciuto Dopo qualche settimana di "riposo", si torna a parlare della Storia di Trevi!
Il 28 dicembre 1964 (56 anni fa), la piena del Marroggia rompe gli argini in tre punti del territorio trevano. Ne consegue l'alluvione più violenta della storia recente della Valle Umbra, rimasta certamente impressa nella memoria di tanti. 2000 ettari della valle finiscono sott'acqua con gravissimi danni.
Raccontateci le storie che ricordate di questo evento! Saranno per tutti di grande interesse.
La foto, ripresa nei pressi di S. Lorenzo nei giorni della piena, è tratta dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli.
Per approfondimenti: T. Ravagli, G. Filippucci, A. Paggi, Trevi de Planu, Trevi 2001. 1 Commenti
Il 28 dicembre 1964 (56 anni fa), la piena del Marroggia rompe gli argini in tre punti del territorio trevano. Ne consegue l'alluvione più violenta della storia recente della Valle Umbra, rimasta certamente impressa nella memoria di tanti. 2000 ettari della valle finiscono sott'acqua con gravissimi danni.
Raccontateci le storie che ricordate di questo evento! Saranno per tutti di grande interesse.
La foto, ripresa nei pressi di S. Lorenzo nei giorni della piena, è tratta dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli.
Per approfondimenti: T. Ravagli, G. Filippucci, A. Paggi, Trevi de Planu, Trevi 2001. 1 Commenti
Vi racconto i ricordi di mia madre che nel 1964 aveva 10 anni.
La sua casa si trovava praticamente attaccata ...
Museo Online della Storia di Trevi Claudia Badiali Grazie davvero per questa bellissima testimonianza!
24 Piaciuto La sua casa si trovava praticamente attaccata ...

C'è un monumento del mondo medievale relativamente invisibile tra le nostre montagne. Eppure esiste e da tempo immemore, sopravvivendo al passaggio di epoche e sistemi economici totalmente differenti. Questo "monumento" sono i domini collettivi: terreni di proprietà condivisa tra gli abitanti di un determinato villaggio, secondo un sistema di distribuzione delle risorse rurali tipicamente medievale.
Si tratta di terreni poco redditizi, posti in zone non adatte allo sfruttamento agricolo, ma che potevano garantire una valida integrazione per l'economia familiare degli abitanti della zona: pascolo, taglio del legname, raccolta dei frutti del bosco... Se si guarda alla carta, infatti, si nota come tali terre non siano quasi mai presenti nelle valli di montagna, decisamente più appetibili economicamente e, dunque, soggette a proprietà privata. Il caso di Pettino, dove praticamente l'intero territorio è collettivo, eccezion fatta per la valle, ne è una conferma.
Questo fossile del Medioevo è disseminato un po' ovunque lungo la catena appenninica centrale e solo nel nostro territorio era organizzato in 6 entità: Manciano, Ponze, Santa Maria in Valle, Coste, Bovara e Pigge, la gran parte esistenti ancora oggi.
Molti di voi conosceranno certamente queste terre come i terreni delle "Comunanze", dal nome che queste associazioni locali hanno preso in epoca relativamente recente. Tuttavia, la loro origine è molto più antica e, almeno a Trevi, ben documentata.
Le prime notizie certe partono dal '300, quando il Comune di Trevi, secondo un fenomeno tipico del periodo, ha già iniziato ad assorbire queste proprietà nel demanio comunale. Nel 1385, infatti, il Comune concede in locazione delle terre presenti sul Monte di Pigge, dove un documento del 1430 ricorda pascoli e boschi.
Nel 1432, il nuovo Statuto di Trevi torna sull'argomento, specificando norme a tutela dei pascoli comunali del Serano (Rubrica 270). Nello stesso testo, però, il Comune riconosce diritti esclusivi di raccolta dell'erba per gli abitanti di Coste sui monti di loro pertinenza (Rubrica 269), a dimostrazione che i pascoli comunali altro non erano che antiche terre collettive demanializzate. Non a caso, pochi anni dopo (1464), il Comune di Trevi assorbirà anche le terre collettive degli abitanti di Manciano.
Solo in epoca più recente, con la costituzione delle Comunanze, si è data una nuova definizione a queste vaste estensioni terriere e ai diritti degli abitanti di metterle a frutto.
Tuttavia, i loro confini dovrebbero essersi perpetrati in modo piuttosto conservativo, tanto da tener conto di situazioni patrimoniali scomparse da tempo. Ad esempio, l'assenza di terreni collettivi a Riosecco, un tempo contea dei Valenti, o sul Monte Matigge, di proprietà dell'Abbazia di S. Stefano di Manciano prima e del Vescovato di Spoleto poi.
Inoltre è interessante che la scomparsa di alcune comunità non abbia comportato l'assorbimento delle terre collettive da parte dei vicini. Questo è il caso di Castiglione e Raticosa, villaggi scomparsi nel XVIII secolo, laddove oggi non vi sono terre collettive di Manciano e Ponze.
Dati cartografici: Regione Umbria https://www.regione.umbria.it/cartografia-dei-domini-collettivi-dell-umbria
Dati storici:
🔴 AA.VV., Le Comunanze Agrarie dell'Umbria, voll. I-II, Perugia 1984.
🔴 S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia 2019, rubriche 269-270.
🔴 S. Bordoni, Il Medioevo di Trevi. Breve storia di mille anni, Perugia 2013, p. 67.
🔴 D. Natalucci, Historia universale dello stato temporale ed ecclesiastico di Trevi (1745), a cura di C. Zenobi, Foligno 1985, cc. 541, 578. 2 Commenti
Si tratta di terreni poco redditizi, posti in zone non adatte allo sfruttamento agricolo, ma che potevano garantire una valida integrazione per l'economia familiare degli abitanti della zona: pascolo, taglio del legname, raccolta dei frutti del bosco... Se si guarda alla carta, infatti, si nota come tali terre non siano quasi mai presenti nelle valli di montagna, decisamente più appetibili economicamente e, dunque, soggette a proprietà privata. Il caso di Pettino, dove praticamente l'intero territorio è collettivo, eccezion fatta per la valle, ne è una conferma.
Questo fossile del Medioevo è disseminato un po' ovunque lungo la catena appenninica centrale e solo nel nostro territorio era organizzato in 6 entità: Manciano, Ponze, Santa Maria in Valle, Coste, Bovara e Pigge, la gran parte esistenti ancora oggi.
Molti di voi conosceranno certamente queste terre come i terreni delle "Comunanze", dal nome che queste associazioni locali hanno preso in epoca relativamente recente. Tuttavia, la loro origine è molto più antica e, almeno a Trevi, ben documentata.
Le prime notizie certe partono dal '300, quando il Comune di Trevi, secondo un fenomeno tipico del periodo, ha già iniziato ad assorbire queste proprietà nel demanio comunale. Nel 1385, infatti, il Comune concede in locazione delle terre presenti sul Monte di Pigge, dove un documento del 1430 ricorda pascoli e boschi.
Nel 1432, il nuovo Statuto di Trevi torna sull'argomento, specificando norme a tutela dei pascoli comunali del Serano (Rubrica 270). Nello stesso testo, però, il Comune riconosce diritti esclusivi di raccolta dell'erba per gli abitanti di Coste sui monti di loro pertinenza (Rubrica 269), a dimostrazione che i pascoli comunali altro non erano che antiche terre collettive demanializzate. Non a caso, pochi anni dopo (1464), il Comune di Trevi assorbirà anche le terre collettive degli abitanti di Manciano.
Solo in epoca più recente, con la costituzione delle Comunanze, si è data una nuova definizione a queste vaste estensioni terriere e ai diritti degli abitanti di metterle a frutto.
Tuttavia, i loro confini dovrebbero essersi perpetrati in modo piuttosto conservativo, tanto da tener conto di situazioni patrimoniali scomparse da tempo. Ad esempio, l'assenza di terreni collettivi a Riosecco, un tempo contea dei Valenti, o sul Monte Matigge, di proprietà dell'Abbazia di S. Stefano di Manciano prima e del Vescovato di Spoleto poi.
Inoltre è interessante che la scomparsa di alcune comunità non abbia comportato l'assorbimento delle terre collettive da parte dei vicini. Questo è il caso di Castiglione e Raticosa, villaggi scomparsi nel XVIII secolo, laddove oggi non vi sono terre collettive di Manciano e Ponze.
Dati cartografici: Regione Umbria https://www.regione.umbria.it/cartografia-dei-domini-collettivi-dell-umbria
Dati storici:
🔴 AA.VV., Le Comunanze Agrarie dell'Umbria, voll. I-II, Perugia 1984.
🔴 S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia 2019, rubriche 269-270.
🔴 S. Bordoni, Il Medioevo di Trevi. Breve storia di mille anni, Perugia 2013, p. 67.
🔴 D. Natalucci, Historia universale dello stato temporale ed ecclesiastico di Trevi (1745), a cura di C. Zenobi, Foligno 1985, cc. 541, 578. 2 Commenti
Come mai la proprietà della comunanza di Bovara è così piccola e scomoda tra l'altro?
Museo Online della Storia di Trevi Giuseppe Fracazzo Luccioni Hai notato una cosa molto interessante. Credo che sia dovuto all'impatto dell'Abbazia di Bovara nelle sue immediate ...Fino a 20-30 anni fa (non ho date certe, ma si trovano facilmente ) c’era pure la Comunanza di S.Maria ...
32 Piaciuto 
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi ❗️ Giocare a Trevi il secolo scorso! ⚽️🏐
Qualche foto per ricordare i tempi in cui le vie e le piazze di Trevi erano (anche) luoghi dello svago... Via Antonino Fantosati, da Porta Nuova fino a San Francesco, diventava il campo gara dei tornei di ruzzola. A Piaggia, Via del Pozzo si trasformava nel circolo di bocce del quartiere. E ovviamente Piazza Garibaldi che, subito prima dei compianti giardinetti, era il breccioso campo da calcio dell'Associazione Sportiva Trevana, con il logo "AST" cucito sulle casacche.
Raccontateci i vostri ricordi nei commenti delle foto! 😉
📷 Foto in bianco e nero (anni '40-'50) tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli.
📷 Foto ricolorata da originale in bianco e nero (anni '60) tratta dalla raccolta privata di Antonietta Proietti. 1 Commenti
Qualche foto per ricordare i tempi in cui le vie e le piazze di Trevi erano (anche) luoghi dello svago... Via Antonino Fantosati, da Porta Nuova fino a San Francesco, diventava il campo gara dei tornei di ruzzola. A Piaggia, Via del Pozzo si trasformava nel circolo di bocce del quartiere. E ovviamente Piazza Garibaldi che, subito prima dei compianti giardinetti, era il breccioso campo da calcio dell'Associazione Sportiva Trevana, con il logo "AST" cucito sulle casacche.
Raccontateci i vostri ricordi nei commenti delle foto! 😉
📷 Foto in bianco e nero (anni '40-'50) tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli.
📷 Foto ricolorata da originale in bianco e nero (anni '60) tratta dalla raccolta privata di Antonietta Proietti. 1 Commenti
Rita Gasperini
43 Piaciuto Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi Misure a Trevi prima dell'Unità d'Italia! ⚖️ 📐
Molti sanno che, prima del 1861, ogni città dello Stato Pontificio aveva il proprio sistema di misura autonomo. Trevi non faceva certo eccezione!
Già nel 1432, lo Statuto Vetustiore imponeva una serie di unità di misura e sistemi di controllo per sventare frodi al consumatore 🔍: tavernieri, venditori di generi alimentari, produttori di materiali edili etc. dovevano sottostare a verifiche delle misure utilizzate e multe salatissime. Pare che i tavernieri dessero particolarmente problemi alle autorità cittadine, usando anche contenitori "bucati" per frodare i propri clienti.
Ma quali erano le unità di misura al tempo?! Innanzi tutto, sappiamo che le misure cambiarono più volte nel corso dei secoli. Nella Torre Civica, troviamo murate a qualche metro di altezza delle misure per laterizi, lì collocate in epoca non precisabile. Una delle misure incise sui blocchi di pietra potrebbe ritrarre un piede "antico" da circa 34 cm.
In seguito, sappiamo che fu in vigore un Piede di Sant'Emiliano: 54,6 cm, rimasto in uso fino ad almeno la metà del '700. Il multiplo del piede era la Pertica (5 piedi=273 cm). Con il periodo napoleonico e le riforme pontificie della Restaurazione, cambiarono ancora le unità di misura. Ora troviamo in vigore due piedi diversi: il Piede della Terra (61,1 cm) e il Piede del Legname (49,3 cm), rispettivamente usati per i calcoli agrimensori o per il legno.
Chi volesse toccarli con mano, può ancora farlo, dato che sono entrambi murati nelle scale del Palazzo del Comune! Insieme a loro compare per la prima volta anche il metro, che infatti venne gradualmente introdotto nello Stato Pontificio a partire dagli inizi del'800.
Accanto al piede, c'era il palmo romano: 22,3 cm e il suo sottomultiplo: l'oncia (1,9 cm).
Tante altre misure, all'epoca, regolavano la vita di tutti i giorni. I nostri antenati per vivere compravano carne alla libbra (0,34 kg) e olio al caldarello (20,5 kg). All'osteria, pagavano da bere agli amici al boccale (1,8 litri) o, se ci andavano da soli, alla foglietta (0,45 litri). Se ci andavano per ubriacarsi, però, pagavano sempre al boccale...🍾
Se, invece, potevano permettersi dell'oro, lo pagavano all'oncia (28,3 gr) 💍...
Rimettevano il vino in some da 2 barili (40x2=80 litri) 🍷; il raccolto del grano, invece, fruttava in rubbi (218 kg), divisi a loro volta in coppe (54 kg), mezzenghe (27 kg) e quarti (13,5 kg). Ma per fare il pane, alle nostre quartavole ne bastava una provenna (o nappa): 3,4 kg.
I nostri avi, cercavano casa al pugillo 🏠 (37 mq), terreni dove costruire allo staio (373 mq), terra da coltivare alla tavola (1244 mq) e, quando se lo potevano permettere, al modiolo (3733 mq).
Fonti:
🔴 S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia 2019.
🔴 G. Calindri, Saggio statistico storico del Pontificio Stato, Perugia 1829.
🔴 D. Natalucci, Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi (1745), a cura di C. Zenobi, Foligno 1985. 2 Commenti
Molti sanno che, prima del 1861, ogni città dello Stato Pontificio aveva il proprio sistema di misura autonomo. Trevi non faceva certo eccezione!
Già nel 1432, lo Statuto Vetustiore imponeva una serie di unità di misura e sistemi di controllo per sventare frodi al consumatore 🔍: tavernieri, venditori di generi alimentari, produttori di materiali edili etc. dovevano sottostare a verifiche delle misure utilizzate e multe salatissime. Pare che i tavernieri dessero particolarmente problemi alle autorità cittadine, usando anche contenitori "bucati" per frodare i propri clienti.
Ma quali erano le unità di misura al tempo?! Innanzi tutto, sappiamo che le misure cambiarono più volte nel corso dei secoli. Nella Torre Civica, troviamo murate a qualche metro di altezza delle misure per laterizi, lì collocate in epoca non precisabile. Una delle misure incise sui blocchi di pietra potrebbe ritrarre un piede "antico" da circa 34 cm.
In seguito, sappiamo che fu in vigore un Piede di Sant'Emiliano: 54,6 cm, rimasto in uso fino ad almeno la metà del '700. Il multiplo del piede era la Pertica (5 piedi=273 cm). Con il periodo napoleonico e le riforme pontificie della Restaurazione, cambiarono ancora le unità di misura. Ora troviamo in vigore due piedi diversi: il Piede della Terra (61,1 cm) e il Piede del Legname (49,3 cm), rispettivamente usati per i calcoli agrimensori o per il legno.
Chi volesse toccarli con mano, può ancora farlo, dato che sono entrambi murati nelle scale del Palazzo del Comune! Insieme a loro compare per la prima volta anche il metro, che infatti venne gradualmente introdotto nello Stato Pontificio a partire dagli inizi del'800.
Accanto al piede, c'era il palmo romano: 22,3 cm e il suo sottomultiplo: l'oncia (1,9 cm).
Tante altre misure, all'epoca, regolavano la vita di tutti i giorni. I nostri antenati per vivere compravano carne alla libbra (0,34 kg) e olio al caldarello (20,5 kg). All'osteria, pagavano da bere agli amici al boccale (1,8 litri) o, se ci andavano da soli, alla foglietta (0,45 litri). Se ci andavano per ubriacarsi, però, pagavano sempre al boccale...🍾
Se, invece, potevano permettersi dell'oro, lo pagavano all'oncia (28,3 gr) 💍...
Rimettevano il vino in some da 2 barili (40x2=80 litri) 🍷; il raccolto del grano, invece, fruttava in rubbi (218 kg), divisi a loro volta in coppe (54 kg), mezzenghe (27 kg) e quarti (13,5 kg). Ma per fare il pane, alle nostre quartavole ne bastava una provenna (o nappa): 3,4 kg.
I nostri avi, cercavano casa al pugillo 🏠 (37 mq), terreni dove costruire allo staio (373 mq), terra da coltivare alla tavola (1244 mq) e, quando se lo potevano permettere, al modiolo (3733 mq).
Fonti:
🔴 S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia 2019.
🔴 G. Calindri, Saggio statistico storico del Pontificio Stato, Perugia 1829.
🔴 D. Natalucci, Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi (1745), a cura di C. Zenobi, Foligno 1985. 2 Commenti
Grazie!! Quante informazioni interessanti, curiose e simpaticamente illustrate! 🙂Grazie!!! molto interessanti...
33 Piaciuto Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi ❗️❗️❗️ Frazioni e località di Trevi secondo il Catasto Gregoriano di 200 anni fa - Seconda Parte! 🌍🔍🏘
Alcuni giorni fa, delle persone ci hanno richiesto ulteriori grafiche tratte dal Catasto Gregoriano.
Pertanto, pubblichiamo altre 23 immagini che vanno così a coprire quasi tutto il territorio di Trevi. Abbiamo anche aggiunto, per completezza, frazioni che all'epoca facevano parte del territorio trevano (Pettino) e altre che erano appena state staccate dal governo di Trevi (Fabbri, San Luca e Fratta, trevane fino al 1816).
Le regole sono le stesse dell'altra volta: gli edifici segnati in fucsia sono le strutture attuali che sembrano combaciare con quelle disegnate nelle mappe ottocentesche. Ovviamente, ci sono margini di incertezza e imprecisioni dovute a molteplici fattori, quindi l'identificazione va considerata come orientativa. Edifici esistenti all'epoca ma oggi non più visibili, perché demoliti o nascosti dalla vegetazione, non sono stati riportati nelle grafiche.
Alcuni casi sono stati particolarmente problematici, come Fratta e San Luca: villaggi profondamente trasformati in epoche più prossime a noi. Anche insediamenti apparentemente immutati nel corso del tempo, come Ponze, hanno in realtà mostrato sostanziali trasformazioni...😉 9 Piaciuto
Alcuni giorni fa, delle persone ci hanno richiesto ulteriori grafiche tratte dal Catasto Gregoriano.
Pertanto, pubblichiamo altre 23 immagini che vanno così a coprire quasi tutto il territorio di Trevi. Abbiamo anche aggiunto, per completezza, frazioni che all'epoca facevano parte del territorio trevano (Pettino) e altre che erano appena state staccate dal governo di Trevi (Fabbri, San Luca e Fratta, trevane fino al 1816).
Le regole sono le stesse dell'altra volta: gli edifici segnati in fucsia sono le strutture attuali che sembrano combaciare con quelle disegnate nelle mappe ottocentesche. Ovviamente, ci sono margini di incertezza e imprecisioni dovute a molteplici fattori, quindi l'identificazione va considerata come orientativa. Edifici esistenti all'epoca ma oggi non più visibili, perché demoliti o nascosti dalla vegetazione, non sono stati riportati nelle grafiche.
Alcuni casi sono stati particolarmente problematici, come Fratta e San Luca: villaggi profondamente trasformati in epoche più prossime a noi. Anche insediamenti apparentemente immutati nel corso del tempo, come Ponze, hanno in realtà mostrato sostanziali trasformazioni...😉 9 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi ❗️ Frazioni di Trevi 200 anni fa❗️
Ricorre quest'anno il 200esimo anniversario del completamento del Catasto Gregoriano nella nostra zona. Il Catasto Gregoriano fu il primo (e unico) catasto nazionale dello Stato Pontificio e con le sue mappe ci fotografa la situazione di città e aree rurali all'indomani della Restaurazione post-napoleonica.
Diamo uno sguardo a come apparivano alcune frazioni trevane all'epoca! Abbiamo sovrapposto le mappe del 1820 con foto satellitari di oggi. Il risultato è, talvolta, davvero sorprendente!
Riconoscete casa vostra? C'era già due secoli fa o era ancora un terreno agricolo? Gli edifici colorati in fucsia sono le strutture attuali combacianti con quelle presenti nelle mappe ottocentesche! 🔍 🌍🏘
[PS: Ovviamente si tratta di un'identificazione approssimativa nelle forme e nelle dimensioni. Altri edifici presenti all'epoca ma oggi demoliti o non visibili nel foto-riconoscimento non sono stati indicati nelle grafiche] 3 Commenti
Ricorre quest'anno il 200esimo anniversario del completamento del Catasto Gregoriano nella nostra zona. Il Catasto Gregoriano fu il primo (e unico) catasto nazionale dello Stato Pontificio e con le sue mappe ci fotografa la situazione di città e aree rurali all'indomani della Restaurazione post-napoleonica.
Diamo uno sguardo a come apparivano alcune frazioni trevane all'epoca! Abbiamo sovrapposto le mappe del 1820 con foto satellitari di oggi. Il risultato è, talvolta, davvero sorprendente!
Riconoscete casa vostra? C'era già due secoli fa o era ancora un terreno agricolo? Gli edifici colorati in fucsia sono le strutture attuali combacianti con quelle presenti nelle mappe ottocentesche! 🔍 🌍🏘
[PS: Ovviamente si tratta di un'identificazione approssimativa nelle forme e nelle dimensioni. Altri edifici presenti all'epoca ma oggi demoliti o non visibili nel foto-riconoscimento non sono stati indicati nelle grafiche] 3 Commenti
Manca Matigge s Donato grazie
Museo Online della Storia di Trevi Ivana Capocciuti Lo aggiungo alla lista dei "desiderata" per il prossimo post!Bellissimo. Grazie
42 Piaciuto 
Novembre 1557 (463 anni fa). Il vicario generale di Spoleto proibisce una curiosa tradizione trevana.
Alla caduta della prima neve, infatti, gruppi di individui dai villaggi di campagna usavano presentarsi alla porta dei monasteri del territorio, chiedendo soldi per l'acquisto della legna per riscaldarsi. Al rifiuto dei monaci, pare che si solesse irrompere nel monastero, malmenando i religiosi.
Una sorta di versione trevana del "dolcetto o scherzetto" di Halloween, insomma, ma certamente molto meno simpatica... 18 Piaciuto
Alla caduta della prima neve, infatti, gruppi di individui dai villaggi di campagna usavano presentarsi alla porta dei monasteri del territorio, chiedendo soldi per l'acquisto della legna per riscaldarsi. Al rifiuto dei monaci, pare che si solesse irrompere nel monastero, malmenando i religiosi.
Una sorta di versione trevana del "dolcetto o scherzetto" di Halloween, insomma, ma certamente molto meno simpatica... 18 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi ❗️ LAVORI UN TEMPO e LAVORI DI UN TEMPO a TREVI (1930-1960)! 📷
Alcune fantastiche foto dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli ci mostrano lavori ancora attuali e lavori in disuso immortalati nella nostra città e nel territorio a cavallo tra l'epoca fascista e il secondo Dopoguerra.
Si tratta di una piccola selezione della mole di foto della collezione. Vediamo se qualcuno ci racconta dettagli, nomi e aneddoti connessi alle foto!
Le foto della collezione sono state messe a disposizione da Elena Zappelli, cui rinnoviamo i ringraziamenti. 5 Commenti
Alcune fantastiche foto dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli ci mostrano lavori ancora attuali e lavori in disuso immortalati nella nostra città e nel territorio a cavallo tra l'epoca fascista e il secondo Dopoguerra.
Si tratta di una piccola selezione della mole di foto della collezione. Vediamo se qualcuno ci racconta dettagli, nomi e aneddoti connessi alle foto!
Le foto della collezione sono state messe a disposizione da Elena Zappelli, cui rinnoviamo i ringraziamenti. 5 Commenti
Papà ne sarebbe così felice ed orgoglioso... ha dedicato una vita a questa raccolta. Amava Trevi, la sua storia, la ...
Museo Online della Storia di Trevi Elena Zappelli È riuscito a costituire una raccolta eccezionale! Trevi deve essere davvero riconoscente per ciò che ha fatto: salvare ...Museo Online della Storia di Trevi lo sono!!!!! ❤
77 Piaciuto 
L'Ottobre Trevano Si Racconta - Quarta Puntata Si va alla scoperta della cucina medievale a Trevi attraverso le scoperte archeologiche di Palazzo Lucarini con Ente Palio dei Terzieri...🍽🍗🍲 5 Piaciuto
Il 31 ottobre 1809, 211 anni fa esatti, si insediava ufficialmente il Consiglio della Municipalità di Trevi, territorio dell'Impero Francese.
Ciò avveniva a poche settimane dall'annessione dello Stato Pontificio da parte di Napoleone e dall'arresto di papa Pio VII. Trevi faceva parte del Distretto del Trasimeno, grossomodo coincidente con l'Umbria attuale.
La Trevi "francese" sarà governata dalle stesse famiglie nobiliari che l'avevano governata nei secoli addietro; come recita l'adagio gattopardesco: "tutto deve cambiare perché tutto resti uguale". Il sindaco (in francese, il "maire") era, infatti, Giuseppe Valenti e gli altri appartenenti al Consiglio erano tutti esponenti delle famiglie più facoltose della città.
A dire il vero, il governo diretto di Napoleone portò alcuni cambiamenti: assegnò a Trevi i territori di Pissignano e di Castel San Giovanni, avviò delle campagne vaccinali contro il vaiolo, eseguì un censimento degli abitanti e soprattutto dei beni della Chiesa, ora interamente demanializzati.
Non saranno cure disinteressate: i francesi (e le varie scorrerie dei loro oppositori, napoletani e austriaci) lasceranno, in pochi anni di dominio, le casse del comune vuote.
In più, nello stesso mese di ottobre del 1809, 242 nostri concittadini venivano coscritti nelle fila dell'esercito napoleonico, combattendo sui campi di battaglia che fecero la Storia dell'Europa moderna.
Alla Restaurazione, le stesse famiglie che si erano sapute inserire nell'amministrazione napoleonica manterranno uguali posizioni ma in un contesto economico fortemente compromesso. Il primo quarto dell'Ottocento fu tutt'altro che prospero per la nostra città.
Per approfondire: C. Zenobi, Storia di Trevi dal 1749 al 1946, Foligno 1987, pp. 110 e segg. 3 Commenti
Ciò avveniva a poche settimane dall'annessione dello Stato Pontificio da parte di Napoleone e dall'arresto di papa Pio VII. Trevi faceva parte del Distretto del Trasimeno, grossomodo coincidente con l'Umbria attuale.
La Trevi "francese" sarà governata dalle stesse famiglie nobiliari che l'avevano governata nei secoli addietro; come recita l'adagio gattopardesco: "tutto deve cambiare perché tutto resti uguale". Il sindaco (in francese, il "maire") era, infatti, Giuseppe Valenti e gli altri appartenenti al Consiglio erano tutti esponenti delle famiglie più facoltose della città.
A dire il vero, il governo diretto di Napoleone portò alcuni cambiamenti: assegnò a Trevi i territori di Pissignano e di Castel San Giovanni, avviò delle campagne vaccinali contro il vaiolo, eseguì un censimento degli abitanti e soprattutto dei beni della Chiesa, ora interamente demanializzati.
Non saranno cure disinteressate: i francesi (e le varie scorrerie dei loro oppositori, napoletani e austriaci) lasceranno, in pochi anni di dominio, le casse del comune vuote.
In più, nello stesso mese di ottobre del 1809, 242 nostri concittadini venivano coscritti nelle fila dell'esercito napoleonico, combattendo sui campi di battaglia che fecero la Storia dell'Europa moderna.
Alla Restaurazione, le stesse famiglie che si erano sapute inserire nell'amministrazione napoleonica manterranno uguali posizioni ma in un contesto economico fortemente compromesso. Il primo quarto dell'Ottocento fu tutt'altro che prospero per la nostra città.
Per approfondire: C. Zenobi, Storia di Trevi dal 1749 al 1946, Foligno 1987, pp. 110 e segg. 3 Commenti
Mio nonno paterno originario di Trevi mi raccontava spesso di un suo bisnonno che aveva combattuto per Napoleone... ci sono ...
Museo Online della Storia di Trevi Pera Andrea Bellissima storia. È quasi incredible che in famiglia si sia conservata questa memoria per 200 anni. Purtroppo la ...Post interessante, che ricorda che certamente a livello locale non si videro cambiamenti significativi. Però penso che le invasioni francesi ...
22 Piaciuto 
❗️❗️❗️ Qualche giorno fa l'avevamo promessa ed eccola qua...la più antica foto di Trevi ad oggi nota!!! 📷
Si tratta di un documento semplicemente unico, sul quale si potrebbe scrivere un libro intero! Quando è stata scattata??? Alcuni indizi permettono di circoscrivere la data dell'immagine intorno al 1880-1890.
Ai più attenti osservatori, infatti, non sfuggirà qualcosa di strano in corrispondenza della chiesa di S. Emiliano. Il campanile, del tutto diverso dall'attuale, è ancora quello di stile gotico! Era caratterizzato da un curiosa terminazione a calotta, aggiunta probabilmente nel '700. Verrà demolito durante i lavori di costruzione della nuova chiesa, intrapresi nel 1878 e terminati nel 1893.
Accanto, si nota che i lavori in questione erano stati da poco intrapresi, dato che la nuova abside è appena stata eretta e il tetto deve ancora essere realizzato. Il campanile, infatti, verrà demolito per far spazio al volume della grande struttura, progettata con impianto a 5 cupole. La sua presenza nella foto dovrebbe garantire una data all'interno degli anni '80 del 1800.
Ma le soprese non finiscono qui! Sulla sinistra si ha un bello scorcio delle mura di Piazza Garibaldi, demolite tra il 1907 e il 1910. Il muro sembra molto più bianco delle altre strutture (piuttosto "affumicate"). Non stupisce perché sappiamo che venne parzialmente intonacato nel corso dell'Ottocento quando veniva usato come sponda per il gioco del pallone: non il calcio moderno ma un suo antenato, giocato in modo molto diverso.
L'ultimo edificio alla sinistra delle mura è appunto il grande torrione circolare quattrocentesco che difendeva la porta d'accesso alla città. Al capo opposto dello stesso tratto, si intravede la porta secondaria accanto alla torre quadrangolare, oggi Casa Isoppo.
Se spostiamo l'attenzione verso destra, noteremo una Torre Civica ancora coperta da tetto, rifatto nel '600.
Al centro della foto, anche l'ex convento di S. Francesco mostra grandi differenze. I volumi dell'edificio lasciano cogliere bene il fianco della chiesa, oggi parzialmente nascosto da successive soprelevazioni.
La foto è stata tratta dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli, per gentile concessione della figlia Elena. 5 Commenti
Si tratta di un documento semplicemente unico, sul quale si potrebbe scrivere un libro intero! Quando è stata scattata??? Alcuni indizi permettono di circoscrivere la data dell'immagine intorno al 1880-1890.
Ai più attenti osservatori, infatti, non sfuggirà qualcosa di strano in corrispondenza della chiesa di S. Emiliano. Il campanile, del tutto diverso dall'attuale, è ancora quello di stile gotico! Era caratterizzato da un curiosa terminazione a calotta, aggiunta probabilmente nel '700. Verrà demolito durante i lavori di costruzione della nuova chiesa, intrapresi nel 1878 e terminati nel 1893.
Accanto, si nota che i lavori in questione erano stati da poco intrapresi, dato che la nuova abside è appena stata eretta e il tetto deve ancora essere realizzato. Il campanile, infatti, verrà demolito per far spazio al volume della grande struttura, progettata con impianto a 5 cupole. La sua presenza nella foto dovrebbe garantire una data all'interno degli anni '80 del 1800.
Ma le soprese non finiscono qui! Sulla sinistra si ha un bello scorcio delle mura di Piazza Garibaldi, demolite tra il 1907 e il 1910. Il muro sembra molto più bianco delle altre strutture (piuttosto "affumicate"). Non stupisce perché sappiamo che venne parzialmente intonacato nel corso dell'Ottocento quando veniva usato come sponda per il gioco del pallone: non il calcio moderno ma un suo antenato, giocato in modo molto diverso.
L'ultimo edificio alla sinistra delle mura è appunto il grande torrione circolare quattrocentesco che difendeva la porta d'accesso alla città. Al capo opposto dello stesso tratto, si intravede la porta secondaria accanto alla torre quadrangolare, oggi Casa Isoppo.
Se spostiamo l'attenzione verso destra, noteremo una Torre Civica ancora coperta da tetto, rifatto nel '600.
Al centro della foto, anche l'ex convento di S. Francesco mostra grandi differenze. I volumi dell'edificio lasciano cogliere bene il fianco della chiesa, oggi parzialmente nascosto da successive soprelevazioni.
La foto è stata tratta dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli, per gentile concessione della figlia Elena. 5 Commenti
Grazie!! Della foto e di tutte le notizie che la corredano 😊
Museo Online della Storia di Trevi Maria Rita Zappelli È un piacere!Il campanile era quello del tardo 400 quando la disposizione della chiesa era obliqua. La foto è del 1880
85 Piaciuto 
❗️❗️❗️ La seconda puntata di "L'Ottobre Trevano di racconta" è disponibile!
Buona visione con la seconda parte della distruzione di Trevi...😉
Ente Palio dei Terzieri 10 Piaciuto
Buona visione con la seconda parte della distruzione di Trevi...😉
Ente Palio dei Terzieri 10 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi 95 anni (e un giorno) fa, il 14 ottobre 1925, veniva terminato il campanile di S. Emiliano: oggi elemento imprescindibile del profilo di Trevi.
L'opera era stata avviata all'indomani del restauro della chiesa, terminato alla fine dell'800. Tuttavia i lavori si erano presto arenati a causa dell'impegno economico dell'impresa costruttiva. Solo nel 1915 si riuscì brevemente a riprenderli ma le crescenti ristrettezze del conflitto bellico in corso ne comportarono un'ulteriore interruzione.
Al termine della guerra, solo la base della struttura era stata innalzata ed occorrerà attendere il maggio 1925 perché mons. Peticchi trovi le finanze per affidare all'impresa edile di Dario Zenobi la costruzione della cella campanaria e della guglia, su progetto dell'Arch. Carimini. Alla squadra di Zenobi servirono appena 5 mesi per portare a termine un progetto tanto travagliato.
Il campanile è alto ben 45 metri e ospita al proprio interno 5 campane dal peso complessivo di 2730 kg di bronzo.
Le foto, tratte dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli, mostrano gli operai in posa sul ponteggio e identificano con numeri progressivi rispettivamente "1) Zenobi Dario, 2) Zenobi Angelo, 3) Pacchiarini Domenico (Minillu), 4) Pietrolati Angelo (Chicchiu de Scrocca), 5) Partenzi (Criccu che si è suicidato), 6) Zenobi Giuseppe, 7) Cagnoni Lillo, 8) Carrettiere di Zenobi, 9) Don Peticchi" [da annotazione a mano dell'autore della raccolta nel retro della foto].
Informazioni sulla storia di questa struttura in C. Zenobi, Storia di Trevi: 1746-1946, Foligno 1987, pp. 329, 351-352.
Presto pubblicheremo l'unica foto nota del campanile precedente, risalente alla seconda metà del XIX secolo: la foto più antica che si conosca sulla nostra cittadina! 😉 8 Commenti
L'opera era stata avviata all'indomani del restauro della chiesa, terminato alla fine dell'800. Tuttavia i lavori si erano presto arenati a causa dell'impegno economico dell'impresa costruttiva. Solo nel 1915 si riuscì brevemente a riprenderli ma le crescenti ristrettezze del conflitto bellico in corso ne comportarono un'ulteriore interruzione.
Al termine della guerra, solo la base della struttura era stata innalzata ed occorrerà attendere il maggio 1925 perché mons. Peticchi trovi le finanze per affidare all'impresa edile di Dario Zenobi la costruzione della cella campanaria e della guglia, su progetto dell'Arch. Carimini. Alla squadra di Zenobi servirono appena 5 mesi per portare a termine un progetto tanto travagliato.
Il campanile è alto ben 45 metri e ospita al proprio interno 5 campane dal peso complessivo di 2730 kg di bronzo.
Le foto, tratte dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli, mostrano gli operai in posa sul ponteggio e identificano con numeri progressivi rispettivamente "1) Zenobi Dario, 2) Zenobi Angelo, 3) Pacchiarini Domenico (Minillu), 4) Pietrolati Angelo (Chicchiu de Scrocca), 5) Partenzi (Criccu che si è suicidato), 6) Zenobi Giuseppe, 7) Cagnoni Lillo, 8) Carrettiere di Zenobi, 9) Don Peticchi" [da annotazione a mano dell'autore della raccolta nel retro della foto].
Informazioni sulla storia di questa struttura in C. Zenobi, Storia di Trevi: 1746-1946, Foligno 1987, pp. 329, 351-352.
Presto pubblicheremo l'unica foto nota del campanile precedente, risalente alla seconda metà del XIX secolo: la foto più antica che si conosca sulla nostra cittadina! 😉 8 Commenti
Don Francesco Peticchi è stato parroco a lungo perché mi ha battezzato.N4, il mio bisnonno Angelo, padre dell'indimenticabile Peppe de' Chicchiu, 3 mogli e 3 volte vedovo.Ciao, Elia. Sai per caso il nome del padre di Angelo? Anche io ho degli antenati Pietrolati (nei documenti più ...
56 Piaciuto MOST e MontagneAperte uniscono le forze! 💪 Da oggi potrete trovare un'apposita sezione a noi dedicata nel sito web dell'Associazione MontagneAperte
(https://www.montagneaperte.it/most/).
Vi verranno caricati i nostri contenuti, per contribuire agli scopi di valorizzazione e conoscenza del territorio che l'Associazione ha in comune con noi.
MontagneAperte, infatti, si propone di promuovere "il territorio attraverso itinerari di conoscenza da percorrere insieme", organizzando "attività escursionistiche, convegni, mostre, attività didattiche" volti a "vivere il territorio". Tutti fini, insomma, che non possiamo non condividere e supportare! 🤝👍
E quale miglior supporto che parlare del territorio e della montagna trevana? A breve, dunque, pubblicheremo approfondimenti su un paesaggio, una storia e un'identità tutti da scoprire! ⛰🔍 2 Commenti 13 Piaciuto
(https://www.montagneaperte.it/most/).
Vi verranno caricati i nostri contenuti, per contribuire agli scopi di valorizzazione e conoscenza del territorio che l'Associazione ha in comune con noi.
MontagneAperte, infatti, si propone di promuovere "il territorio attraverso itinerari di conoscenza da percorrere insieme", organizzando "attività escursionistiche, convegni, mostre, attività didattiche" volti a "vivere il territorio". Tutti fini, insomma, che non possiamo non condividere e supportare! 🤝👍
E quale miglior supporto che parlare del territorio e della montagna trevana? A breve, dunque, pubblicheremo approfondimenti su un paesaggio, una storia e un'identità tutti da scoprire! ⛰🔍 2 Commenti 13 Piaciuto
L’Ottobre Trevano si racconta! Si va alla scoperta della Distruzione di Trevi del 1213-1214 con la prima puntata online del progetto "L'Ottobre Trevano si racconta", a cura di Ente Palio dei Terzieri! 1 Commenti
Bellissimo video attendo la seconda parte
Museo Online della Storia di Trevi Mario Maglione La pubblicheremo appena disponibile! Credo sia questione di qualche giorno.Museo Online della Storia di Trevi grazie iniziativa interessantissima per chi come me ama Trevi fin da piccolo, per chi ...
4 Piaciuto 
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi 📣📣📣 Tutti pronti per conoscere i nostri antenati del 1729?
Come anticipato giorni fa, postiamo qui la lista dei 196 cognomi identificati nei documenti che stiamo analizzando, risalenti a quasi 300 anni fa. Condividete questo post, in modo che arrivi a più "discendenti" possibili!
Alcune semplici istruzioni per la consultazione:
🔴 Nella lista si è deciso di indicare solo i cognomi per questioni di brevità. Chi fosse interessato ad approfondire dei cognomi in particolare, commenti al di sotto della relativa immagine e risponderemo con dettagli (nomi, anno di nascita e professioni...quando disponibili).
🟡 La località in cui il cognome è attestato va intesa "Trevi alta (Piaggia esclusa)" quando non specificata.
Se il vostro cognome non compare nel documento si aprono 4 scenari:
🔵 Possibilità 1: I vostri antenati abitavano altrove. Tutti, prima o poi, siamo arrivati a Trevi e, malgrado non ve ne sia memoria in famiglia, ciò è avvenuto per voi dopo il 1729. Gli spostamenti da un territorio a un altro avvenivano anche tra le classi meno abbienti. Erano abbastanza frequenti tra i mezzadri, quando terminava il loro contratto mezzadrile e dovevano cercare un nuovo podere da coltivare nei paraggi. Allo stesso modo, anche particolari professioni specializzate si spostavano spesso a seconda della domanda: muratori, ceramisti, fornaciai, fornai, etc. La documentazione qui analizzata, racconta che almeno il 3% della popolazione era giunta di recente da fuori comune. Inoltre il 10% dei cognomi sono attestati in più villaggi, a dimostrazione di una certa mobilità.
🟡 Possibilità 2: I vostri antenati abitavano a Trevi ma nel corso del tempo avete cambiato cognome. Ciò è avvenuto ad esempio, per i Ponzi, presenti nel documento ma oggi conosciuti come i Bartolini. Attenti anche a piccole variazioni grafiche avvenute nel corso del tempo e molto frequenti, come Falcinella > Falcinelli. In generale, prestate particolare attenzione ai passaggi tra u/o, e/i, c/g, t/d etc. Dunque, non vi arrendete e provare a cercare varianti alternative scrutando la lista.
🟢 Possibilità 3: I vostri antenati abitavano a Trevi ma il vostro cognome nel 1729 non si è ancora formato. La vostra famiglia faceva parte di quel 54% della popolazione ancora privo di cognome ma identificato esclusivamente con il nome del padre (patronimico). Ad esempio, Francesco di Domenico o Antonio di Giuseppe.
In genere, come mostrato nelle grafiche, le classi sociali più elevate acquisiscono il cognome prima: i nobili e gli alto-borghesi lo fecero già a partire dal basso Medioevo. Nel '700, il processo di formazione dei cognomi nelle classi medio-basse era ancora in corso e si completerà solo nell'800, in particolare per motivi burocratico-fiscali. I patronimici, infatti, davano vita a un'infinita serie di omonimie e, dunque, anche a dispute ed errori di identità. Solo grazie alla costituzione del Catasto Pontificio del 1820 e all'anagrafe civile del Regno d'Italia nel 1861, l'uso del cognome fu progressivamente esteso all'intera popolazione. Nel 1729, i cognomi sono ancora una prerogativa urbana mentre in campagna sono ancora una rarità.
🔴 Possibilità 4: I vostri antenati abitavano a Trevi ma nelle frazioni non riportate dal documento: Pigge, Cannaiola, San Lorenzo, Picciche oltre a Pettino, Fratta, Fabbri e San Luca (all’epoca sotto Trevi).
A questo punto non vi resta che approfondire, cercando di collegare quei cognomi che vi suonano familiari ai vostri antenati di cui avevate già memoria in famiglia. Si tratta di un lavoro a ritroso decisamente non facile, specie nel passaggio tra l'anagrafe civile e quella ecclesiastica pre-1861...
Dunque forza! Tenete impegnati addetti dell'ufficio anagrafe e archivisti che vi accoglieranno a braccia aperte..! 😉 16 Commenti
Come anticipato giorni fa, postiamo qui la lista dei 196 cognomi identificati nei documenti che stiamo analizzando, risalenti a quasi 300 anni fa. Condividete questo post, in modo che arrivi a più "discendenti" possibili!
Alcune semplici istruzioni per la consultazione:
🔴 Nella lista si è deciso di indicare solo i cognomi per questioni di brevità. Chi fosse interessato ad approfondire dei cognomi in particolare, commenti al di sotto della relativa immagine e risponderemo con dettagli (nomi, anno di nascita e professioni...quando disponibili).
🟡 La località in cui il cognome è attestato va intesa "Trevi alta (Piaggia esclusa)" quando non specificata.
Se il vostro cognome non compare nel documento si aprono 4 scenari:
🔵 Possibilità 1: I vostri antenati abitavano altrove. Tutti, prima o poi, siamo arrivati a Trevi e, malgrado non ve ne sia memoria in famiglia, ciò è avvenuto per voi dopo il 1729. Gli spostamenti da un territorio a un altro avvenivano anche tra le classi meno abbienti. Erano abbastanza frequenti tra i mezzadri, quando terminava il loro contratto mezzadrile e dovevano cercare un nuovo podere da coltivare nei paraggi. Allo stesso modo, anche particolari professioni specializzate si spostavano spesso a seconda della domanda: muratori, ceramisti, fornaciai, fornai, etc. La documentazione qui analizzata, racconta che almeno il 3% della popolazione era giunta di recente da fuori comune. Inoltre il 10% dei cognomi sono attestati in più villaggi, a dimostrazione di una certa mobilità.
🟡 Possibilità 2: I vostri antenati abitavano a Trevi ma nel corso del tempo avete cambiato cognome. Ciò è avvenuto ad esempio, per i Ponzi, presenti nel documento ma oggi conosciuti come i Bartolini. Attenti anche a piccole variazioni grafiche avvenute nel corso del tempo e molto frequenti, come Falcinella > Falcinelli. In generale, prestate particolare attenzione ai passaggi tra u/o, e/i, c/g, t/d etc. Dunque, non vi arrendete e provare a cercare varianti alternative scrutando la lista.
🟢 Possibilità 3: I vostri antenati abitavano a Trevi ma il vostro cognome nel 1729 non si è ancora formato. La vostra famiglia faceva parte di quel 54% della popolazione ancora privo di cognome ma identificato esclusivamente con il nome del padre (patronimico). Ad esempio, Francesco di Domenico o Antonio di Giuseppe.
In genere, come mostrato nelle grafiche, le classi sociali più elevate acquisiscono il cognome prima: i nobili e gli alto-borghesi lo fecero già a partire dal basso Medioevo. Nel '700, il processo di formazione dei cognomi nelle classi medio-basse era ancora in corso e si completerà solo nell'800, in particolare per motivi burocratico-fiscali. I patronimici, infatti, davano vita a un'infinita serie di omonimie e, dunque, anche a dispute ed errori di identità. Solo grazie alla costituzione del Catasto Pontificio del 1820 e all'anagrafe civile del Regno d'Italia nel 1861, l'uso del cognome fu progressivamente esteso all'intera popolazione. Nel 1729, i cognomi sono ancora una prerogativa urbana mentre in campagna sono ancora una rarità.
🔴 Possibilità 4: I vostri antenati abitavano a Trevi ma nelle frazioni non riportate dal documento: Pigge, Cannaiola, San Lorenzo, Picciche oltre a Pettino, Fratta, Fabbri e San Luca (all’epoca sotto Trevi).
A questo punto non vi resta che approfondire, cercando di collegare quei cognomi che vi suonano familiari ai vostri antenati di cui avevate già memoria in famiglia. Si tratta di un lavoro a ritroso decisamente non facile, specie nel passaggio tra l'anagrafe civile e quella ecclesiastica pre-1861...
Dunque forza! Tenete impegnati addetti dell'ufficio anagrafe e archivisti che vi accoglieranno a braccia aperte..! 😉 16 Commenti
I miei bisnonni paterni. Antonio Belli e Domenico Benedetti. Mi piacerebbe sapere in che epoca erano residenti a Trevi e, ...
Museo Online della Storia di Trevi Giannina Ovazza Non sarà facile trovare una risposta alla sua domanda ma proverò a fornirle qualche informazione.
Museo Online della Storia di Trevi Giannina Ovazza Ho controllato. Alcuni Belli (Antonio, Angelo e forse un Feliziano) sono registrati a Trevi centro nel 1840. Nello ...
39 Piaciuto 

Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi ❗️❗️❗️ Popolazione di Trevi e frazioni nel 1729: altre statistiche!!! Questa volta ci occupiamo di economia 💰💵💰💵.
Come si viveva a Trevi e dintorni 300 anni fa? Quanti erano i ricchi rispetto ai poveri? Quali erano le zone migliori e peggiori dove vivere?
Siamo certamente in un periodo di notevole sperequazione economica. Il ceto patrizio ha un patrimonio medio di 3 volte superiore ai normali cittadini. I nobili basano la propria ricchezza quasi esclusivamente sui possedimenti terrieri, con ben l'85% che effettua i versamenti in granaglie contro appena il 4% degli artigiani.
La percentuale di persone che decide di pagare i propri contributi alla Chiesa in grano varia anche in relazione alle caratteristiche del territorio: all'Alvanischio, dove i terreni adatti alle granaglie sono assenti e prevale l'olivicoltura, pagano tutti in moneta. All'opposto ovviamente la campestre Case Paduli (100% in grano) ma anche le valli di montagna che si prestano bene alla coltivazione cerealicola, con Ponze e Raticosa che toccano il 91% .
Il benessere economico varia molto da zona a zona ed è in parte collegato anche alla pressione demografica. Siamo in un periodo in cui Trevi, Piaggia e Parrano da sole rappresentano oltre la metà della popolazione non valliva.
Osservando gli indicatori, Piaggia emerge chiaramente come la zona dove non era auspicabile nascere. Ben il 65% degli abitanti, infatti, versa il contributo parrocchiale minimo, che possiamo considerare un buon indicatore della soglia di povertà. Piaggia doveva apparirci un quartiere dai forti contrasti. Era, certo, abitato da alcune delle famiglie più importanti della città, come i Valenti, i Paolelli e i Petrelli. Ma allo stesso tempo raccoglieva gran parte dei poveri della zona urbana.
Al pari delle periferie delle città di oggi, Piaggia aveva anche un alto tasso di immigrazione: almeno l'11% degli abitanti proveniva da altrove. In media, in tutto il territorio analizzato gli immigrati sono almeno il 3%: folignati, perugini, fiorentini, mevanati, urbinati e altri.
Il contrasto con Trevi centro è davvero notevole. La ricchezza media in cima al colle è tre volte superiore a quella della povera Piaggia. Lassù solo il 3% degli abitanti paga il contributo minimo.
Anche Parrano non se la passava molto meglio, seguito dalle frazioni collinari della porzione nord del Comune: Santa Maria in Valle e peggio ancora Matigge. In media il tasso di povertà, se fa fede il dato di cui sopra, dovrebbe aggirarsi intorno al 18%. Tuttavia questo va considerato solo un valore minimo, dato che nullatenenti e altre persone in misera condizione non sembra compaiano nell'elenco.
All'opposto, le frazioni dove sembra convenisse vivere sono quelle di montagna: Coste e soprattutto Manciano associano una notevole ricchezza media (persino superiore a quella di Trevi) a bassi livelli di povertà. Solo il 4% degli abitanti di Manciano e Coste San Paolo, infatti, versa il contributo minimo. Questo, in parte, potrebbe essere stato agevolato da una pressione demografica modesta: appena il 20% del campione vive in montagna. Se così fosse, l'immagine di una montagna in fase di spopolamento già da almeno due secoli andrebbe letto in modo diverso.
In merito al predominio economico, siamo in un periodo in cui gli uomini la fanno senza dubbio da padroni. Tuttavia, principalmente a causa della vedovanza, c'era una percentuale di donne cui spettava il ruolo di "capofamiglia" 👩💼. La loro percentuale è molto variabile e toccava il suo apice in area urbana, dove quasi un quarto delle famiglie era a conduzione femminile.
Come non sara sfuggito a molti, mancano purtroppo nei documenti analizzati i dati relativi a Pigge, Pettino e alle frazioni di pianura...
Nel prossimo post, come promesso, elencheremo i nomi degli abitanti dell'epoca: i nostri antenati!!! 3 Commenti
Come si viveva a Trevi e dintorni 300 anni fa? Quanti erano i ricchi rispetto ai poveri? Quali erano le zone migliori e peggiori dove vivere?
Siamo certamente in un periodo di notevole sperequazione economica. Il ceto patrizio ha un patrimonio medio di 3 volte superiore ai normali cittadini. I nobili basano la propria ricchezza quasi esclusivamente sui possedimenti terrieri, con ben l'85% che effettua i versamenti in granaglie contro appena il 4% degli artigiani.
La percentuale di persone che decide di pagare i propri contributi alla Chiesa in grano varia anche in relazione alle caratteristiche del territorio: all'Alvanischio, dove i terreni adatti alle granaglie sono assenti e prevale l'olivicoltura, pagano tutti in moneta. All'opposto ovviamente la campestre Case Paduli (100% in grano) ma anche le valli di montagna che si prestano bene alla coltivazione cerealicola, con Ponze e Raticosa che toccano il 91% .
Il benessere economico varia molto da zona a zona ed è in parte collegato anche alla pressione demografica. Siamo in un periodo in cui Trevi, Piaggia e Parrano da sole rappresentano oltre la metà della popolazione non valliva.
Osservando gli indicatori, Piaggia emerge chiaramente come la zona dove non era auspicabile nascere. Ben il 65% degli abitanti, infatti, versa il contributo parrocchiale minimo, che possiamo considerare un buon indicatore della soglia di povertà. Piaggia doveva apparirci un quartiere dai forti contrasti. Era, certo, abitato da alcune delle famiglie più importanti della città, come i Valenti, i Paolelli e i Petrelli. Ma allo stesso tempo raccoglieva gran parte dei poveri della zona urbana.
Al pari delle periferie delle città di oggi, Piaggia aveva anche un alto tasso di immigrazione: almeno l'11% degli abitanti proveniva da altrove. In media, in tutto il territorio analizzato gli immigrati sono almeno il 3%: folignati, perugini, fiorentini, mevanati, urbinati e altri.
Il contrasto con Trevi centro è davvero notevole. La ricchezza media in cima al colle è tre volte superiore a quella della povera Piaggia. Lassù solo il 3% degli abitanti paga il contributo minimo.
Anche Parrano non se la passava molto meglio, seguito dalle frazioni collinari della porzione nord del Comune: Santa Maria in Valle e peggio ancora Matigge. In media il tasso di povertà, se fa fede il dato di cui sopra, dovrebbe aggirarsi intorno al 18%. Tuttavia questo va considerato solo un valore minimo, dato che nullatenenti e altre persone in misera condizione non sembra compaiano nell'elenco.
All'opposto, le frazioni dove sembra convenisse vivere sono quelle di montagna: Coste e soprattutto Manciano associano una notevole ricchezza media (persino superiore a quella di Trevi) a bassi livelli di povertà. Solo il 4% degli abitanti di Manciano e Coste San Paolo, infatti, versa il contributo minimo. Questo, in parte, potrebbe essere stato agevolato da una pressione demografica modesta: appena il 20% del campione vive in montagna. Se così fosse, l'immagine di una montagna in fase di spopolamento già da almeno due secoli andrebbe letto in modo diverso.
In merito al predominio economico, siamo in un periodo in cui gli uomini la fanno senza dubbio da padroni. Tuttavia, principalmente a causa della vedovanza, c'era una percentuale di donne cui spettava il ruolo di "capofamiglia" 👩💼. La loro percentuale è molto variabile e toccava il suo apice in area urbana, dove quasi un quarto delle famiglie era a conduzione femminile.
Come non sara sfuggito a molti, mancano purtroppo nei documenti analizzati i dati relativi a Pigge, Pettino e alle frazioni di pianura...
Nel prossimo post, come promesso, elencheremo i nomi degli abitanti dell'epoca: i nostri antenati!!! 3 Commenti
Altro post davvero interessante!
Museo Online della Storia di Trevi Hans Ehrlich Grazie mille!La mia famiglia non credo che abbia antenati a Trevi.... Mio nonno paterno era di Castel Ritaldi e mia nonna ...
22 Piaciuto 
Foto dal post di Ente Palio dei Terzieri 40 anni fa, esattamente in questo momento, partiva la prima Corsa dei Carri! Che questa ricorrenza sia di augurio per il ritorno della nostra più sentita manifestazione cittadina già dal 2021! 💪❤️💙💛 12 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi Il 3 ottobre 1948 (72 anni fa) si disputava la Quintana di Trevi...
Avete capito bene! Una corsa all'anello chiaramente ispirata alla Quintana della vicina Foligno, reintrodotta appena due anni prima dopo secoli di interruzione.
A dire il vero la dicitura esatta fu "Grande Giostra dell'Inquintana", riferendosi alla competizione documentata a Trevi già alla metà del '400 (ben prima di Foligno...).
L'occasione fu data dal giungere in città di una delegazione di trevani emigrati a Roma.
Di certo si sa solo che la competizione in Piazza Garibaldi fu preceduta da una sfilata con carri (e camion) allegorici, sormontati da personaggi ispirati al territorio e alla sua storia.
A quanto pare, l'evento vedeva già coinvolte le frazioni di campagna. Nelle poche foto pervenuteci, qui rielaborate a colori, si notano infatti i carri di Trevi (La Rocca), Bovara e Cannaiola (quest'ultimo addobbato con canne lacustri e un uomo-rana...), oltre al vessillo di un non ben specificabile "Rione Lago". Quest'ultimo doveva in qualche modo essere rappresentato da un carro allegorico dedicato al Clitunno.
Il risultato fu certamente carnevalesco, naïve e leggermente grottesco ma per le ristrettezze dell'epoca dovette essere non poca cosa. Tuttavia l'evento non ebbe seguito e il tentativo di avere un Palio cittadino parve naufragare per sempre...
Ma il ricordo di quell'idea risorgerà 30 anni più avanti, con l'ideazione della Corsa dei Carri. Ne parleranno i contenuti online che verranno a breve editi da Ente Palio dei Terzieri, alla realizzazione dei quali ha partecipato anche questa pagina.
Le foto, scattate dallo studio Carmine di Foligno, sono tratte dalla raccolta "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli nonché dalla relativa scheda edita da Franco Spellani nel sito della PRO TREVI, alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti: http://www.protrevi.com/protrevi/Feste2.asp 6 Commenti
Avete capito bene! Una corsa all'anello chiaramente ispirata alla Quintana della vicina Foligno, reintrodotta appena due anni prima dopo secoli di interruzione.
A dire il vero la dicitura esatta fu "Grande Giostra dell'Inquintana", riferendosi alla competizione documentata a Trevi già alla metà del '400 (ben prima di Foligno...).
L'occasione fu data dal giungere in città di una delegazione di trevani emigrati a Roma.
Di certo si sa solo che la competizione in Piazza Garibaldi fu preceduta da una sfilata con carri (e camion) allegorici, sormontati da personaggi ispirati al territorio e alla sua storia.
A quanto pare, l'evento vedeva già coinvolte le frazioni di campagna. Nelle poche foto pervenuteci, qui rielaborate a colori, si notano infatti i carri di Trevi (La Rocca), Bovara e Cannaiola (quest'ultimo addobbato con canne lacustri e un uomo-rana...), oltre al vessillo di un non ben specificabile "Rione Lago". Quest'ultimo doveva in qualche modo essere rappresentato da un carro allegorico dedicato al Clitunno.
Il risultato fu certamente carnevalesco, naïve e leggermente grottesco ma per le ristrettezze dell'epoca dovette essere non poca cosa. Tuttavia l'evento non ebbe seguito e il tentativo di avere un Palio cittadino parve naufragare per sempre...
Ma il ricordo di quell'idea risorgerà 30 anni più avanti, con l'ideazione della Corsa dei Carri. Ne parleranno i contenuti online che verranno a breve editi da Ente Palio dei Terzieri, alla realizzazione dei quali ha partecipato anche questa pagina.
Le foto, scattate dallo studio Carmine di Foligno, sono tratte dalla raccolta "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli nonché dalla relativa scheda edita da Franco Spellani nel sito della PRO TREVI, alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti: http://www.protrevi.com/protrevi/Feste2.asp 6 Commenti
Avevo 10 anni e ricordo che Cannaiola fu criticata perche ' getto rane sulla gente che stava assistere alla sfilata ...
Museo Online della Storia di Trevi Grazie per il racconto davvero interessante. Si ricorda per caso chi vinse il Palio?Nn so se è frutto di effetto ottico dovuto alla trasformazione delle foto a colori, ma se guardate bene sul ...
72 Piaciuto 
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi ❗️❗️❗️ Come promesso giorni fa, iniziamo con le statistiche relative alla popolazione trevana nel 1729!!! Numeri, grafici e percentuali che ci aiuteranno a capire come si viveva a Trevi 300 anni fa... 📊
Cominciamo oggi con i dati da Trevi città (Piaggia esclusa). Siamo in un mondo decisamente più giovane del nostro. L'età media della popolazione è di 32 anni contro i 46 dell'Italia di oggi. Ben un quarto degli abitanti inoltre ha meno di 15 anni!
Tuttavia ciò era dovuto, oltre a una natalità più pimpante dell'attuale, anche a una speranza di vita media notevolmente inferiore a oggi. Solo l'8% della popolazione, infatti, ha oltre 65 anni (oggi è quasi 3 volte tanto) 👴👵.
Il trend ci dà alcune informazioni sull'età di morte. A partire dai 40 anni la mortalità è sensibilmente a svantaggio degli uomini e lo stesso avviene per quanto riguarda le morti infantili (0-10 anni). Tuttavia l'anomalia più interessante è dovuta al valore delle donne tra 25 e 40 anni. Il loro ammanco può essere dovuto a più fattori. In ogni caso, la spiegazione più probabile risiede nell'impatto dovuto alle morti per parto. Queste dovevano essere parzialmente compensate dal giungere di donne da altrove per matrimoni in seconde nozze con i vedovi locali. Sarebbe altrimenti difficile spiegare la risalita della curva femminile tra i 30 e i 40 anni (Figura 2).
Ovviamente non mancavano i (pochissimi) "Matusalemme" del tempo. Il record probabilmente ineguagliabile spettava a Maria Paralisse, la quale a 97 anni aveva un'età tre volte superiore alla media del tempo. Oggi sarebbe come avere 140 anni! Tuttavia il cognome pare echeggiare eloquentemente le sue condizioni fisiche...
In merito alle gravidanze, ovviamente si facevano molti più figli di oggi ma con alcune sorprese 👫👫. Secondo l'unica stima possibile, la natalità minima per coppia è di 1,92 figli: già piuttosto prossima al valore di 2,3 che, secondo gli studi, garantisce la stabilità numerica della popolazione. Oggi a livello nazionale siamo a un tragico 1,3.
In ogni caso, la distribuzione per sesso della popolazione (sex ratio) è identica all'attuale (51% donne contro il 49% degli uomini) e così lo è anche la lieve preponderanza di nascite maschili. Ciò scongiura la rilevanza di fenomeni di selezione per sesso alla nascita, purtroppo attestati in altri contesti sociali e geografici del periodo.
Altre cifre però sfatano dei miti sui parti di secoli fa. L'età media alla gravidanza per le donne è di 29 anni: piuttosto prossima ai 32 di oggi. I documenti, inoltre, registrano numerosi casi di gravidanze tra i 38 e i 45 anni; età che all'epoca doveva essere considerata molto più avanzata di oggi.
👩❤️👨 La coppia dell'epoca aveva una differenza di età media di 5 anni a favore dell'uomo (oggi sono 3). Tuttavia se si guarda alla percentuale di coppie in cui la donna è più anziana del marito (22%), il risultato è coincidente con quanto avviene oggigiorno. E qui abbiamo un altro piccolo record, con i 28 anni di differenza tra una 55enne e suo marito di 27 anni.
Infine, il documento mette in luce alcune informazioni sulla stratificazione sociale del centro storico. Il 25% della popolazione appartiene al ceto patrizio, il quale comprende gran parte dei sacerdoti (5,5% della popolazione) e dei militari (sotto il 2%).
Quasi il 10 degli abitanti rientra nella condizione di "servitore". Erano in lieve maggioranza donne (56%) e la loro età media era sui 30 anni. Tuttavia non mancavano servitori bambini, a partire dai 10-12 anni di età.
Un'ultima categoria molto attestata sono gli artigiani, all'epoca concentrati proprio nel centro cittadino piuttosto che nelle frazioni di campagna. Erano quasi il 14% della popolazione a Trevi.
Per quanto riguarda lo status economico degli abitanti, sappiamo che i proprietari di abitazione e gli affittuari si dividevano quasi equamente: 51 contro 49%. Torneremo su questo argomento nei prossimi giorni, con altre statistiche sull'economia del territorio. 📈
Nel corso di questa settimana, inoltre, verrà pubblicata anche la già promessa lista degli abitanti, con nomi e cognomi dei nostri antenati! 📋 😉
Analisi e elaborazioni grafiche: Stefano Bordoni 9 Commenti
Cominciamo oggi con i dati da Trevi città (Piaggia esclusa). Siamo in un mondo decisamente più giovane del nostro. L'età media della popolazione è di 32 anni contro i 46 dell'Italia di oggi. Ben un quarto degli abitanti inoltre ha meno di 15 anni!
Tuttavia ciò era dovuto, oltre a una natalità più pimpante dell'attuale, anche a una speranza di vita media notevolmente inferiore a oggi. Solo l'8% della popolazione, infatti, ha oltre 65 anni (oggi è quasi 3 volte tanto) 👴👵.
Il trend ci dà alcune informazioni sull'età di morte. A partire dai 40 anni la mortalità è sensibilmente a svantaggio degli uomini e lo stesso avviene per quanto riguarda le morti infantili (0-10 anni). Tuttavia l'anomalia più interessante è dovuta al valore delle donne tra 25 e 40 anni. Il loro ammanco può essere dovuto a più fattori. In ogni caso, la spiegazione più probabile risiede nell'impatto dovuto alle morti per parto. Queste dovevano essere parzialmente compensate dal giungere di donne da altrove per matrimoni in seconde nozze con i vedovi locali. Sarebbe altrimenti difficile spiegare la risalita della curva femminile tra i 30 e i 40 anni (Figura 2).
Ovviamente non mancavano i (pochissimi) "Matusalemme" del tempo. Il record probabilmente ineguagliabile spettava a Maria Paralisse, la quale a 97 anni aveva un'età tre volte superiore alla media del tempo. Oggi sarebbe come avere 140 anni! Tuttavia il cognome pare echeggiare eloquentemente le sue condizioni fisiche...
In merito alle gravidanze, ovviamente si facevano molti più figli di oggi ma con alcune sorprese 👫👫. Secondo l'unica stima possibile, la natalità minima per coppia è di 1,92 figli: già piuttosto prossima al valore di 2,3 che, secondo gli studi, garantisce la stabilità numerica della popolazione. Oggi a livello nazionale siamo a un tragico 1,3.
In ogni caso, la distribuzione per sesso della popolazione (sex ratio) è identica all'attuale (51% donne contro il 49% degli uomini) e così lo è anche la lieve preponderanza di nascite maschili. Ciò scongiura la rilevanza di fenomeni di selezione per sesso alla nascita, purtroppo attestati in altri contesti sociali e geografici del periodo.
Altre cifre però sfatano dei miti sui parti di secoli fa. L'età media alla gravidanza per le donne è di 29 anni: piuttosto prossima ai 32 di oggi. I documenti, inoltre, registrano numerosi casi di gravidanze tra i 38 e i 45 anni; età che all'epoca doveva essere considerata molto più avanzata di oggi.
👩❤️👨 La coppia dell'epoca aveva una differenza di età media di 5 anni a favore dell'uomo (oggi sono 3). Tuttavia se si guarda alla percentuale di coppie in cui la donna è più anziana del marito (22%), il risultato è coincidente con quanto avviene oggigiorno. E qui abbiamo un altro piccolo record, con i 28 anni di differenza tra una 55enne e suo marito di 27 anni.
Infine, il documento mette in luce alcune informazioni sulla stratificazione sociale del centro storico. Il 25% della popolazione appartiene al ceto patrizio, il quale comprende gran parte dei sacerdoti (5,5% della popolazione) e dei militari (sotto il 2%).
Quasi il 10 degli abitanti rientra nella condizione di "servitore". Erano in lieve maggioranza donne (56%) e la loro età media era sui 30 anni. Tuttavia non mancavano servitori bambini, a partire dai 10-12 anni di età.
Un'ultima categoria molto attestata sono gli artigiani, all'epoca concentrati proprio nel centro cittadino piuttosto che nelle frazioni di campagna. Erano quasi il 14% della popolazione a Trevi.
Per quanto riguarda lo status economico degli abitanti, sappiamo che i proprietari di abitazione e gli affittuari si dividevano quasi equamente: 51 contro 49%. Torneremo su questo argomento nei prossimi giorni, con altre statistiche sull'economia del territorio. 📈
Nel corso di questa settimana, inoltre, verrà pubblicata anche la già promessa lista degli abitanti, con nomi e cognomi dei nostri antenati! 📋 😉
Analisi e elaborazioni grafiche: Stefano Bordoni 9 Commenti
Complimenti lavoro straordinario e interessante!
Museo Online della Storia di Trevi Federica Capasso Grazie davvero!Interessantissimo! Complimenti.
30 Piaciuto 
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi 20 anni fa esatti papa Giovanni Paolo II celebrava la Messa di Santificazione di Antonino Fantosati in Piazza San Pietro a Roma.
Nato a Trevi nel 1842, Fantosati si era recato giovanissimo come missionario in Cina. Divenutovi Vicario Apostolico, verrà martirizzato durante la rivolta anti-occidentale dei Boxer nell'anno 1900 all'età di 58 anni.
Quella domenica di ottobre di 20 anni fa, il drappo con l'effigie del santo venne fatto sventolare dalle finestre del Palazzo comunale. Al di sotto, intanto, si svolgeva il Palio dei Terzieri che ci mancherà tanto quest'anno... 4 Commenti
Nato a Trevi nel 1842, Fantosati si era recato giovanissimo come missionario in Cina. Divenutovi Vicario Apostolico, verrà martirizzato durante la rivolta anti-occidentale dei Boxer nell'anno 1900 all'età di 58 anni.
Quella domenica di ottobre di 20 anni fa, il drappo con l'effigie del santo venne fatto sventolare dalle finestre del Palazzo comunale. Al di sotto, intanto, si svolgeva il Palio dei Terzieri che ci mancherà tanto quest'anno... 4 Commenti
La mamma di Antonino fantosati Maria bompadre era la sorella della mamma di mio nonno Enrico e si chiamava Aurelia.
25 Piaciuto Esattamente 40 anni fa, ci lasciava Vincenzo Giuliani. Nato nel 1904, fu pittore professionista, poeta, fotografo, professore di Storia dell'Arte e altro ancora: certamente una delle figure più attive nella Trevi del '900.
Ma quest'anno vogliamo particolarmente commemorarlo per un altro contributo essenziale da lui offerto alla nostra città. Ricorre a giorni, infatti, il 55esimo anniversario della nascita dell'Ottobre Trevano; anniversario amaro, data la situazione non felice causata dal Covid.
Fu, difatti, Giuliani stesso, in qualità di presidente della PRO TREVI a volere la prima edizione della Manifestazione, all'epoca ancora incentrata nella Sagra della Salsiccia.
Giuliani ebbe l'intuizione che un singolo giorno di festa potesse trasformarsi in un mese intero di eventi, organizzando tra l'altro mostre e competizioni di pittura, fotografia e cinematografia. A questa parte del palinsesto, egli dette un contributo anche personale, dovuto alla sua vocazione artistica sia come pittore che come fotografo. Gli eventi venivano coronati da premiazioni al Teatro Clitunno, alle quali presenziò anche l'attore Nino Manfredi.
Fu un'esperienza dal prosieguo instabile, date le ristrettezze dell'epoca, ma fu un seme importante che germoglierà più tardi, con il completamento dell'Ottobre Trevano avvenuto a cavallo tra anni '70 e '80.
La storia della Manifestazione verrà presto celebrata in alcuni contributi online editi da Ente Palio dei Terzieri, ai quali ha partecipato anche la nostra pagina. A ottobre, quindi, torneremo più volte sul tema del Festival cittadino trevano, nella speranza di potervi tornare tutti di persona già dal 2021.
Per approfondimenti sulla figura di Vincenzo Giuliani, invece, si rimanda alla relativa scheda a cura di Franco Spellani: http://www.protrevi.com/protrevi/Giuliani.asp 1 Commenti
Ma quest'anno vogliamo particolarmente commemorarlo per un altro contributo essenziale da lui offerto alla nostra città. Ricorre a giorni, infatti, il 55esimo anniversario della nascita dell'Ottobre Trevano; anniversario amaro, data la situazione non felice causata dal Covid.
Fu, difatti, Giuliani stesso, in qualità di presidente della PRO TREVI a volere la prima edizione della Manifestazione, all'epoca ancora incentrata nella Sagra della Salsiccia.
Giuliani ebbe l'intuizione che un singolo giorno di festa potesse trasformarsi in un mese intero di eventi, organizzando tra l'altro mostre e competizioni di pittura, fotografia e cinematografia. A questa parte del palinsesto, egli dette un contributo anche personale, dovuto alla sua vocazione artistica sia come pittore che come fotografo. Gli eventi venivano coronati da premiazioni al Teatro Clitunno, alle quali presenziò anche l'attore Nino Manfredi.
Fu un'esperienza dal prosieguo instabile, date le ristrettezze dell'epoca, ma fu un seme importante che germoglierà più tardi, con il completamento dell'Ottobre Trevano avvenuto a cavallo tra anni '70 e '80.
La storia della Manifestazione verrà presto celebrata in alcuni contributi online editi da Ente Palio dei Terzieri, ai quali ha partecipato anche la nostra pagina. A ottobre, quindi, torneremo più volte sul tema del Festival cittadino trevano, nella speranza di potervi tornare tutti di persona già dal 2021.
Per approfondimenti sulla figura di Vincenzo Giuliani, invece, si rimanda alla relativa scheda a cura di Franco Spellani: http://www.protrevi.com/protrevi/Giuliani.asp 1 Commenti
Grati per la manifestazione ormai tradizionale...
48 Piaciuto Volete conoscere i nomi dei vostri antenati vissuti a cavallo tra '600 e '700❓❓❓
Da qualche giorno, stiamo lavorando a dei documenti eccezionali: registri degli abitanti di Trevi e dintorni risalenti a quasi 300 anni fa!
Si tratta dello Stato delle Anime di Trevi del 1729 e altre documentazioni relative ai versamenti della popolazione in favore della Collegiata di S. Emiliano. Gli originali di questa spettacolare raccolta di informazioni sono conservati presso l'Archivio Diocesano di Spoleto, cui si rimanda.
🔜 Presto pubblicheremo tutti i dati: nomi, età anagrafiche, statistiche demografiche, etc.
Vi potrete trovare i nomi di alcuni dei vostri avi, vissuti circa 10-13 generazioni fa! 9 Commenti
Da qualche giorno, stiamo lavorando a dei documenti eccezionali: registri degli abitanti di Trevi e dintorni risalenti a quasi 300 anni fa!
Si tratta dello Stato delle Anime di Trevi del 1729 e altre documentazioni relative ai versamenti della popolazione in favore della Collegiata di S. Emiliano. Gli originali di questa spettacolare raccolta di informazioni sono conservati presso l'Archivio Diocesano di Spoleto, cui si rimanda.
🔜 Presto pubblicheremo tutti i dati: nomi, età anagrafiche, statistiche demografiche, etc.
Vi potrete trovare i nomi di alcuni dei vostri avi, vissuti circa 10-13 generazioni fa! 9 Commenti
Bello!!!non vedo l'oraMy family is the Vincenzo Meloni and Martina Ferenelli/Ferdinelli ? married about 1908 in Trevi came to USA in 1909. ...
Museo Online della Storia di Trevi Sylvia Moreland Hi, Sylvia! I would like very much to help you. At present, I think I have never encountered ...
48 Piaciuto 
150 anni fa esatti i Bersaglieri del XII battaglione entravano nella Breccia di Porta Pia a Roma.
Quel settembre, 18 ragazzi trevani erano partiti volontari per la campagna di invasione di quanto restava dello Stato Pontificio. La XI, XII e XIII divisione dell'Esercito Italiano, infatti, si erano schierate sul confine umbro-laziale. Spoleto, Rieti, Terni e Orvieto furono le postazioni di partenza della missione. Tra l'11 e il 12 settembre venne varcato il confine, con una rapida avanzata fino a Roma.
Alle 5:15 di mattina del 20 settembre 1870, l'Artiglieria regia avviava un serrato bombardamento su un tratto delle Mura Aureliane adiacente Porta Pia. Vennero sparate oltre 800 cannonate in 4 ore, fino ad aprire uno squarcio nelle mura di oltre 30 metri: la famosa "Breccia" appunto. Alle 10:10 minuti, verificata la fattibilità dell'attraversamento e la cessazione delle ostilità da parte dell'Esercito Pontificio, i bersaglieri facevano ingresso nella capitale a suon di tromba e baionetta alla mano.
I nomi dei 18 trevani che quel giorno entrarono vittoriosi nella nuova Capitale d'Italia sono:
Angeloni Rodolfo
Andregiani Filiberto
Bartoccini Nabor
Bencivenga Nazzareno
Bianchetti Domenico
Cardinali Emiliano
Cecchini Paolo
Cini Alfonso
Fontana Augusto
Guglielmetti Vincenzo
Iob Remigio
Marchesi Antonio
Mattei Antonio
Maggiolini Luigi
Pasquali Leonardo
Proietti Angelo
Ribeghi Luigi,
Tranquilli Pietro.
La lista è riportata in Carlo Zenobi, Storia di Trevi (1746-1946), Foligno 1987, pp. 219, 226. 29 Piaciuto
Quel settembre, 18 ragazzi trevani erano partiti volontari per la campagna di invasione di quanto restava dello Stato Pontificio. La XI, XII e XIII divisione dell'Esercito Italiano, infatti, si erano schierate sul confine umbro-laziale. Spoleto, Rieti, Terni e Orvieto furono le postazioni di partenza della missione. Tra l'11 e il 12 settembre venne varcato il confine, con una rapida avanzata fino a Roma.
Alle 5:15 di mattina del 20 settembre 1870, l'Artiglieria regia avviava un serrato bombardamento su un tratto delle Mura Aureliane adiacente Porta Pia. Vennero sparate oltre 800 cannonate in 4 ore, fino ad aprire uno squarcio nelle mura di oltre 30 metri: la famosa "Breccia" appunto. Alle 10:10 minuti, verificata la fattibilità dell'attraversamento e la cessazione delle ostilità da parte dell'Esercito Pontificio, i bersaglieri facevano ingresso nella capitale a suon di tromba e baionetta alla mano.
I nomi dei 18 trevani che quel giorno entrarono vittoriosi nella nuova Capitale d'Italia sono:
Angeloni Rodolfo
Andregiani Filiberto
Bartoccini Nabor
Bencivenga Nazzareno
Bianchetti Domenico
Cardinali Emiliano
Cecchini Paolo
Cini Alfonso
Fontana Augusto
Guglielmetti Vincenzo
Iob Remigio
Marchesi Antonio
Mattei Antonio
Maggiolini Luigi
Pasquali Leonardo
Proietti Angelo
Ribeghi Luigi,
Tranquilli Pietro.
La lista è riportata in Carlo Zenobi, Storia di Trevi (1746-1946), Foligno 1987, pp. 219, 226. 29 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi 19 settembre 1908: 112 anni fa l'elettricità arriva a Trevi. La prima linea elettrica a servizio del centro urbano viene inaugurata con tre giorni di celebrazioni. Va in pensione il precedente sistema ad acetilene (carburo) che nell'Ottocento aveva progressivamente rimpiazzato le lampade ad olio.
Trevi si ammanta di fili, tralicci, pali e decoratissimi lampioni in stile Liberty. Di questi esistono ancora molti superstiti da tutelare: degni rappresentanti della Belle Époque nella nostra città.
Le foto in bianco e nero sono state tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli. La prima si data tra lo stesso 1908 e il 1911, prima del definitivo abbattimento delle mura lungo Piazza Garibaldi. La seconda, invece, riporta la data "1912". Il palo della luce presente alla sinistra della foto era stato già smantellato 10 anni dopo per il collocamento del Monumento ai Caduti al centro della piazza. Ne rimase qualcuno in Piazza Garibaldi fino agli anni '50-60. 3 Commenti
Trevi si ammanta di fili, tralicci, pali e decoratissimi lampioni in stile Liberty. Di questi esistono ancora molti superstiti da tutelare: degni rappresentanti della Belle Époque nella nostra città.
Le foto in bianco e nero sono state tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli. La prima si data tra lo stesso 1908 e il 1911, prima del definitivo abbattimento delle mura lungo Piazza Garibaldi. La seconda, invece, riporta la data "1912". Il palo della luce presente alla sinistra della foto era stato già smantellato 10 anni dopo per il collocamento del Monumento ai Caduti al centro della piazza. Ne rimase qualcuno in Piazza Garibaldi fino agli anni '50-60. 3 Commenti
Probabilmente fino a quando l'energia elettrica serviva solo per l'illuminazione bastava la 125 ma stavano arrivando nelle case gli elettrodomestici ...Mi ricordo che fino agli anni 50 e i primi anni 60 c'era la 125, poi arrivò la 220. Bello!
59 Piaciuto 17 settembre 1687. Nasce il più grande storico trevano di tutti i tempi: Durastante Natalucci.
A distanza di 333 anni dalla nascita, vogliamo ricordare la sua opera: l'Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi, di cui ricorre il 275esimo anniversario dalla fine della scrittura. Il testo, composto da oltre 1100 carte, non fu mai compiuto per la sopraggiunta cecità dell'autore, logorato da 30 anni di interminabile studio documentale sul Passato della nostra città.
Carlo Zenobi e Franco Spellani impiegarono quasi un decennio per la trascrizione integrale del testo, edita 35 anni or sono.
L'immagine è una ricostruzione computerizzata dell'aspetto del Natalucci, basata sul suo unico ritratto noto. 27 Piaciuto
A distanza di 333 anni dalla nascita, vogliamo ricordare la sua opera: l'Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi, di cui ricorre il 275esimo anniversario dalla fine della scrittura. Il testo, composto da oltre 1100 carte, non fu mai compiuto per la sopraggiunta cecità dell'autore, logorato da 30 anni di interminabile studio documentale sul Passato della nostra città.
Carlo Zenobi e Franco Spellani impiegarono quasi un decennio per la trascrizione integrale del testo, edita 35 anni or sono.
L'immagine è una ricostruzione computerizzata dell'aspetto del Natalucci, basata sul suo unico ritratto noto. 27 Piaciuto
Oggi è un anniversario importantissimo! 160 anni fa esatti (16-09-1860) l'esercito piemontese di Vittorio Emanuele II conquistava Trevi, destituendo il governo pontificio della città.
Dopo 644 anni ininterrotti, la nostra città veniva finalmente liberata dalla dominazione papale e da lì a poco entrava ufficialmente nel nuovo Stato unitario.
Si tratta di una pagina di storia che i libri scolastici trattano con disinteresse, parlando genericamente del plebiscito che tra il 4 e il 5 novembre di quello stesso anno chiamò la nobiltà umbro-marchigiana ad esprimersi sull'annessione al Regno d'Italia. Tuttavia si trattò meramente di un voto confermativo (non a caso vinto a larga maggioranza dai favorevoli all'annessione). In realtà, il tutto fu preceduto da una campagna militare di invasione in piena regola. Il IV e V Corpo d'Armata del Regno, comandati dal generale Manfredo Fanti, penetravano a partire dall'11 settembre in diversi punti dell'Italia centrale. Il V Corpo d'Armata, guidato dal generale in persona, conquistava immediatamente Città di Castello e appena tre giorni dopo espugnava Perugia (14-09). All'indomani cadeva anche Foligno, subito seguita da Trevi. La resistenza delle truppe pontificie, però, si annidava a Spoleto, dove il 17 settembre i piemontesi davano all'assalto la Rocca, nella quale si erano asserragliati anche 327 volontari irlandesi. La fortezza papale resisteva a due assalti, causando gravi perdite tra gli assedianti. Alla fine, il fuoco dell'artiglieria costringeva il maggiore O'Reilly e il capitano Coppinger alla resa.
Le operazioni, che procedevano anche sul fronte Adriatico grazie al IV Corpo d'Armata, termineranno con la resa di Ancona (29 settembre), bombardata via mare.
Nel frattempo, il 21 settembre, l'ultimo governatore pontificio di Trevi cede ufficialmente la chiavi della città agli ufficiali piemontesi. Pare che avesse temporeggiato il più possibile, rendendosi irreperibile per qualche giorno.
Una data davvero storica, insomma, che sarebbe bene commemorare a dovere per la sua importanza miliare nella storia della nostra Comunità. 5 Commenti
Dopo 644 anni ininterrotti, la nostra città veniva finalmente liberata dalla dominazione papale e da lì a poco entrava ufficialmente nel nuovo Stato unitario.
Si tratta di una pagina di storia che i libri scolastici trattano con disinteresse, parlando genericamente del plebiscito che tra il 4 e il 5 novembre di quello stesso anno chiamò la nobiltà umbro-marchigiana ad esprimersi sull'annessione al Regno d'Italia. Tuttavia si trattò meramente di un voto confermativo (non a caso vinto a larga maggioranza dai favorevoli all'annessione). In realtà, il tutto fu preceduto da una campagna militare di invasione in piena regola. Il IV e V Corpo d'Armata del Regno, comandati dal generale Manfredo Fanti, penetravano a partire dall'11 settembre in diversi punti dell'Italia centrale. Il V Corpo d'Armata, guidato dal generale in persona, conquistava immediatamente Città di Castello e appena tre giorni dopo espugnava Perugia (14-09). All'indomani cadeva anche Foligno, subito seguita da Trevi. La resistenza delle truppe pontificie, però, si annidava a Spoleto, dove il 17 settembre i piemontesi davano all'assalto la Rocca, nella quale si erano asserragliati anche 327 volontari irlandesi. La fortezza papale resisteva a due assalti, causando gravi perdite tra gli assedianti. Alla fine, il fuoco dell'artiglieria costringeva il maggiore O'Reilly e il capitano Coppinger alla resa.
Le operazioni, che procedevano anche sul fronte Adriatico grazie al IV Corpo d'Armata, termineranno con la resa di Ancona (29 settembre), bombardata via mare.
Nel frattempo, il 21 settembre, l'ultimo governatore pontificio di Trevi cede ufficialmente la chiavi della città agli ufficiali piemontesi. Pare che avesse temporeggiato il più possibile, rendendosi irreperibile per qualche giorno.
Una data davvero storica, insomma, che sarebbe bene commemorare a dovere per la sua importanza miliare nella storia della nostra Comunità. 5 Commenti
Arrivarono a
BovaraInvasione senza dichiarazione di guerra"Liberata" da chi? Si trattò di un mero cambio di sovrano! Faccio rispettosamente notare che quasi tutto il patrimonio artistico, ...
61 Piaciuto BovaraInvasione senza dichiarazione di guerra"Liberata" da chi? Si trattò di un mero cambio di sovrano! Faccio rispettosamente notare che quasi tutto il patrimonio artistico, ...
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Il Massacro dei Manenti (10-15 gennaio 1421)
600 anni fa esatti (10-15 gennaio 1421), iniziava uno dei più cruenti episodi della storia medievale della nostra città, destinato ad avere ripercussioni di portata epocale ma, per assurdo, poco noto. Un nostro video dal taglio "agrodolce" ce lo racconta in 6 minuti!
Il massacro dei Manenti, evento ancora da chiarire nei suoi dettagli, fu un evento di proporzioni enormi, capace di mettere persino in discussione l'autonomia comunale trevana. Provocò, invece, una fiera risposta delle istituzioni comunali sul lungo periodo, con la progressiva distruzione dei luoghi del potere dei Trinci, il restauro dei simboli comunali da loro abbattuti e la creazione di un nuovo statuto cittadino, di cui parleremo a giorni.
Inoltre, causò il definitivo declino della nobiltà feudale trevana a favore dei nuovi aristocratici di origini borghesi, innescando anche l'evento finale del secolare scontro tra guelfi e ghibellini. Fatti fuori i Manenti, un mondo di possibilità si apriva per quelle famiglie che fondavano sulla ricchezza più che sul sangue il loro potere. L'ascesa dei Valenti, giunti in città appena 70 anni prima, fu grandemente facilitata dalla sostanziale dissoluzione di quello che fu l'antico clan feudale dei Lambardi, cui i Manenti appartenevano: "signori per nascita su Trevi" già nel XII secolo.
Del tutto dimenticate nella storiografia moderna, le stragi del 1421 e del 1427 restarono impresse nella memoria dei trevani del '400, i quali, decenni dopo, per dire di essere nati in quegl'anni, ancora ricordavano i tempi in cui "forono morti li gentilominj". Tanto che, per la sua importanza, non sarebbe sbagliato indicare in questo evento lo spartiacque tra Medioevo ed età moderna nella nostra città.
Video e contenuti: Stefano Bordoni
Per approfondimenti:
A. Sansi, Frammenti degli Annali di Parruccio Zampolini dal 1305 al 1421, in Documenti storici inediti in sussidio allo studio delle memorie umbre, Foligno, 1879.
S. Nessi, I Trinci. Signori di Foligno, Foligno, 2006.
S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia, 2019. 18 Piaciuto
Il massacro dei Manenti, evento ancora da chiarire nei suoi dettagli, fu un evento di proporzioni enormi, capace di mettere persino in discussione l'autonomia comunale trevana. Provocò, invece, una fiera risposta delle istituzioni comunali sul lungo periodo, con la progressiva distruzione dei luoghi del potere dei Trinci, il restauro dei simboli comunali da loro abbattuti e la creazione di un nuovo statuto cittadino, di cui parleremo a giorni.
Inoltre, causò il definitivo declino della nobiltà feudale trevana a favore dei nuovi aristocratici di origini borghesi, innescando anche l'evento finale del secolare scontro tra guelfi e ghibellini. Fatti fuori i Manenti, un mondo di possibilità si apriva per quelle famiglie che fondavano sulla ricchezza più che sul sangue il loro potere. L'ascesa dei Valenti, giunti in città appena 70 anni prima, fu grandemente facilitata dalla sostanziale dissoluzione di quello che fu l'antico clan feudale dei Lambardi, cui i Manenti appartenevano: "signori per nascita su Trevi" già nel XII secolo.
Del tutto dimenticate nella storiografia moderna, le stragi del 1421 e del 1427 restarono impresse nella memoria dei trevani del '400, i quali, decenni dopo, per dire di essere nati in quegl'anni, ancora ricordavano i tempi in cui "forono morti li gentilominj". Tanto che, per la sua importanza, non sarebbe sbagliato indicare in questo evento lo spartiacque tra Medioevo ed età moderna nella nostra città.
Video e contenuti: Stefano Bordoni
Per approfondimenti:
A. Sansi, Frammenti degli Annali di Parruccio Zampolini dal 1305 al 1421, in Documenti storici inediti in sussidio allo studio delle memorie umbre, Foligno, 1879.
S. Nessi, I Trinci. Signori di Foligno, Foligno, 2006.
S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia, 2019. 18 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
❗️❗️❗️ Oggi andiamo ai tempi in cui si a Trevi si giocava al Gioco del Pallone...no, non il gioco del calcio a cui un po' tutti abbiamo partecipato (spesso con scarsissime abilità, come chi scrive); anzi, decisamente più prossimo al tennis che al "pallone" attuale.
Parliamo di un gioco, ora quasi ovunque scomparso, che era molto in voga tra '700 e '800, tanto da essere celebrato in una delle più note poesie di Leopardi. Si giocava con una sorta di racchettone di legno da indossare al polso, chiamato "bracciale", che serviva per colpire la palla. Il gioco, che avveniva tra due squadre avversarie, necessitava di un muro che facesse da sponda.
Perché ne parliamo oggi??? Perché 200 anni fa esatti, l'8 gennaio 1821, il perito folignate Paolo Campili firmava il progetto per l'"Ordinanza per il sito del dilettevole Gioco del Pallone da effettuarsi nell'Illustrissima Città di Trevi". Il progetto gli era stato ordinato l'anno precedente dal Consiglio cittadino, a cui era seguito un sopralluogo sul posto il 20 settembre 1820. In pratica, l'idea era quella di sbancare e terrazzare l'angolo Nord-Ovest di Piazza Garibaldi (all'epoca ancora "Piazza del Mercato"), riutilizzando le mura medievali per il suddetto muro di sponda. I lavori avrebbero richiesto anche la costruzione di diverse strutture di accesso e contenimento, oltre alla demolizione di una torre (oggi Casa Isoppo).
La struttura si sarebbe estesa per circa 90 metri di lunghezza e 25 di larghezza, con una superficie comprensiva di scalinata di accesso a doppia rampa e una piccola tribuna per gli spettatori d'onore, riservati ai membri del Consiglio comunale. Oggi l'area coinciderebbe con quella dei tavoli all'esterno della Pizzeria "La Casareccia" (ex "da Sesa" per i "trevani DOC") e l'accesso dal parcheggio di Via Sotto il Monte alla Taverna del Piano.
Questa strada (nota oggi anche come "la corta") avrebbe sfilato lungo il lato est dell'impianto sportivo, dato che all'epoca passava rettilinea esattamente nel punto dove è costruito oggi lo chalet.
Il progetto non fu mai realizzato e si può capire bene il perché. Secondo la stima del Campili, infatti, il costo dell'intero progetto sarebbe stato di 1923,0911 scudi pari ad almeno 50mila euro di oggi. Una parte significativa del costo, sarebbe stata dovuta allo sbancamento di quasi 6000 metri cubi di terreno e al trasporto dei detriti a un centinaio di metri di distanza. Nel 1821, il Comune di Trevi versava finanziariamente in uno stato devastato dalle turbolenze del periodo Napoleonico e dagli effetti a lungo termine dell'alluvione del 1801. Anzi, è sorprendente che il Consiglio comunale ebbe questo encomiabile (e certamente utopistico) spirito d'iniziativa.
I trevani, allora, continuarono gratuitamente a utilizzare le mura di Piazza Garibaldi, senza realizzare uno stadio apposito. Nel 1840, si decise di demolire una delle torri che davano sulla piazza e di intonacare le mura, per aumentare la superficie "liscia" ove far rimbalzare la palla.
Malgrado il Gioco del Pallone sia entrato presto in disuso, è davvero interessante come quell'angolo della Piazza, tra partite di calcio e di tennis, sia rimasto fino ad epoca molto recente il luogo dello sport per i trevani. Ora, quando prenderete la prossima pallonata in faccia dai ragazzini che giocano più o meno nello stesso punto, pensate ai vostri antenati che subivano colpi del tutto analoghi e non vi arrabbiate...
Su questo tema, c'è un articolo molto interessante scritto da Elena Coletti nel volume miscellaneo su Piazza Garibaldi, edito dal compianto Gruppo di Storia Locale (Α 2013 - Ω 2015), nel 2014.
Le ricostruzioni sono a firma del gestore di questa pagina mentre l'originale dell'"Ordinanza" del Campili è conservato presso l'Archivio Storico Comunale nel Museo di S. Francesco.
Per avere un'idea di come si giocava, invece, date uno sguardo a questo video, girato da chi con il "Pallone a bracciale" si diverte ancora: https://www.youtube.com/watch?v=fpbdc0AUPa8 1 Commenti
Parliamo di un gioco, ora quasi ovunque scomparso, che era molto in voga tra '700 e '800, tanto da essere celebrato in una delle più note poesie di Leopardi. Si giocava con una sorta di racchettone di legno da indossare al polso, chiamato "bracciale", che serviva per colpire la palla. Il gioco, che avveniva tra due squadre avversarie, necessitava di un muro che facesse da sponda.
Perché ne parliamo oggi??? Perché 200 anni fa esatti, l'8 gennaio 1821, il perito folignate Paolo Campili firmava il progetto per l'"Ordinanza per il sito del dilettevole Gioco del Pallone da effettuarsi nell'Illustrissima Città di Trevi". Il progetto gli era stato ordinato l'anno precedente dal Consiglio cittadino, a cui era seguito un sopralluogo sul posto il 20 settembre 1820. In pratica, l'idea era quella di sbancare e terrazzare l'angolo Nord-Ovest di Piazza Garibaldi (all'epoca ancora "Piazza del Mercato"), riutilizzando le mura medievali per il suddetto muro di sponda. I lavori avrebbero richiesto anche la costruzione di diverse strutture di accesso e contenimento, oltre alla demolizione di una torre (oggi Casa Isoppo).
La struttura si sarebbe estesa per circa 90 metri di lunghezza e 25 di larghezza, con una superficie comprensiva di scalinata di accesso a doppia rampa e una piccola tribuna per gli spettatori d'onore, riservati ai membri del Consiglio comunale. Oggi l'area coinciderebbe con quella dei tavoli all'esterno della Pizzeria "La Casareccia" (ex "da Sesa" per i "trevani DOC") e l'accesso dal parcheggio di Via Sotto il Monte alla Taverna del Piano.
Questa strada (nota oggi anche come "la corta") avrebbe sfilato lungo il lato est dell'impianto sportivo, dato che all'epoca passava rettilinea esattamente nel punto dove è costruito oggi lo chalet.
Il progetto non fu mai realizzato e si può capire bene il perché. Secondo la stima del Campili, infatti, il costo dell'intero progetto sarebbe stato di 1923,0911 scudi pari ad almeno 50mila euro di oggi. Una parte significativa del costo, sarebbe stata dovuta allo sbancamento di quasi 6000 metri cubi di terreno e al trasporto dei detriti a un centinaio di metri di distanza. Nel 1821, il Comune di Trevi versava finanziariamente in uno stato devastato dalle turbolenze del periodo Napoleonico e dagli effetti a lungo termine dell'alluvione del 1801. Anzi, è sorprendente che il Consiglio comunale ebbe questo encomiabile (e certamente utopistico) spirito d'iniziativa.
I trevani, allora, continuarono gratuitamente a utilizzare le mura di Piazza Garibaldi, senza realizzare uno stadio apposito. Nel 1840, si decise di demolire una delle torri che davano sulla piazza e di intonacare le mura, per aumentare la superficie "liscia" ove far rimbalzare la palla.
Malgrado il Gioco del Pallone sia entrato presto in disuso, è davvero interessante come quell'angolo della Piazza, tra partite di calcio e di tennis, sia rimasto fino ad epoca molto recente il luogo dello sport per i trevani. Ora, quando prenderete la prossima pallonata in faccia dai ragazzini che giocano più o meno nello stesso punto, pensate ai vostri antenati che subivano colpi del tutto analoghi e non vi arrabbiate...
Su questo tema, c'è un articolo molto interessante scritto da Elena Coletti nel volume miscellaneo su Piazza Garibaldi, edito dal compianto Gruppo di Storia Locale (Α 2013 - Ω 2015), nel 2014.
Le ricostruzioni sono a firma del gestore di questa pagina mentre l'originale dell'"Ordinanza" del Campili è conservato presso l'Archivio Storico Comunale nel Museo di S. Francesco.
Per avere un'idea di come si giocava, invece, date uno sguardo a questo video, girato da chi con il "Pallone a bracciale" si diverte ancora: https://www.youtube.com/watch?v=fpbdc0AUPa8 1 Commenti
B
31 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
Aria di neve? ❄️❄️❄️ Con queste due foto di Vincenzo Giuliani, torniamo a tempi in cui nevicava decisamente di più... ☃️
La prima dovrebbe ritrarre una delle grandi nevicate del febbraio/marzo 1956, seguite dalla terribile galaverna che decimò i nostri ulivi. La temperatura rimarrà sotto lo zero per giorni, con punte tra i -10 e i -15 anche in pianura. Si conteranno ben 11 nevicate a quote base in circa un mese. Nella foto, 20 cm di neve ricoprono Piazza Garibaldi, ancora una grande spianata di breccia con i suoi lampioni di inizi '900.
Nella seconda, probabilmente degli anni '70, la breccia ha invece lasciato il posto ai giardinetti, vanto e rimpianto dei trevani che li hanno vissuti.
Foto tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli. 3 Commenti
La prima dovrebbe ritrarre una delle grandi nevicate del febbraio/marzo 1956, seguite dalla terribile galaverna che decimò i nostri ulivi. La temperatura rimarrà sotto lo zero per giorni, con punte tra i -10 e i -15 anche in pianura. Si conteranno ben 11 nevicate a quote base in circa un mese. Nella foto, 20 cm di neve ricoprono Piazza Garibaldi, ancora una grande spianata di breccia con i suoi lampioni di inizi '900.
Nella seconda, probabilmente degli anni '70, la breccia ha invece lasciato il posto ai giardinetti, vanto e rimpianto dei trevani che li hanno vissuti.
Foto tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli. 3 Commenti
Io avevo solo 2 anni, ma anche se vagamente qualcosa mi ricordo. Nella mia mente appare l'ulivo di s. Emiliano ...Rimpianto....Tanta nostalgia
50 Piaciuto
Dopo qualche settimana di "riposo", si torna a parlare della Storia di Trevi!
Il 28 dicembre 1964 (56 anni fa), la piena del Marroggia rompe gli argini in tre punti del territorio trevano. Ne consegue l'alluvione più violenta della storia recente della Valle Umbra, rimasta certamente impressa nella memoria di tanti. 2000 ettari della valle finiscono sott'acqua con gravissimi danni.
Raccontateci le storie che ricordate di questo evento! Saranno per tutti di grande interesse.
La foto, ripresa nei pressi di S. Lorenzo nei giorni della piena, è tratta dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli.
Per approfondimenti: T. Ravagli, G. Filippucci, A. Paggi, Trevi de Planu, Trevi 2001. 1 Commenti
Il 28 dicembre 1964 (56 anni fa), la piena del Marroggia rompe gli argini in tre punti del territorio trevano. Ne consegue l'alluvione più violenta della storia recente della Valle Umbra, rimasta certamente impressa nella memoria di tanti. 2000 ettari della valle finiscono sott'acqua con gravissimi danni.
Raccontateci le storie che ricordate di questo evento! Saranno per tutti di grande interesse.
La foto, ripresa nei pressi di S. Lorenzo nei giorni della piena, è tratta dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli.
Per approfondimenti: T. Ravagli, G. Filippucci, A. Paggi, Trevi de Planu, Trevi 2001. 1 Commenti
Vi racconto i ricordi di mia madre che nel 1964 aveva 10 anni.
La sua casa si trovava praticamente attaccata ...
Museo Online della Storia di Trevi Claudia Badiali Grazie davvero per questa bellissima testimonianza!
24 Piaciuto
La sua casa si trovava praticamente attaccata ...

C'è un monumento del mondo medievale relativamente invisibile tra le nostre montagne. Eppure esiste e da tempo immemore, sopravvivendo al passaggio di epoche e sistemi economici totalmente differenti. Questo "monumento" sono i domini collettivi: terreni di proprietà condivisa tra gli abitanti di un determinato villaggio, secondo un sistema di distribuzione delle risorse rurali tipicamente medievale.
Si tratta di terreni poco redditizi, posti in zone non adatte allo sfruttamento agricolo, ma che potevano garantire una valida integrazione per l'economia familiare degli abitanti della zona: pascolo, taglio del legname, raccolta dei frutti del bosco... Se si guarda alla carta, infatti, si nota come tali terre non siano quasi mai presenti nelle valli di montagna, decisamente più appetibili economicamente e, dunque, soggette a proprietà privata. Il caso di Pettino, dove praticamente l'intero territorio è collettivo, eccezion fatta per la valle, ne è una conferma.
Questo fossile del Medioevo è disseminato un po' ovunque lungo la catena appenninica centrale e solo nel nostro territorio era organizzato in 6 entità: Manciano, Ponze, Santa Maria in Valle, Coste, Bovara e Pigge, la gran parte esistenti ancora oggi.
Molti di voi conosceranno certamente queste terre come i terreni delle "Comunanze", dal nome che queste associazioni locali hanno preso in epoca relativamente recente. Tuttavia, la loro origine è molto più antica e, almeno a Trevi, ben documentata.
Le prime notizie certe partono dal '300, quando il Comune di Trevi, secondo un fenomeno tipico del periodo, ha già iniziato ad assorbire queste proprietà nel demanio comunale. Nel 1385, infatti, il Comune concede in locazione delle terre presenti sul Monte di Pigge, dove un documento del 1430 ricorda pascoli e boschi.
Nel 1432, il nuovo Statuto di Trevi torna sull'argomento, specificando norme a tutela dei pascoli comunali del Serano (Rubrica 270). Nello stesso testo, però, il Comune riconosce diritti esclusivi di raccolta dell'erba per gli abitanti di Coste sui monti di loro pertinenza (Rubrica 269), a dimostrazione che i pascoli comunali altro non erano che antiche terre collettive demanializzate. Non a caso, pochi anni dopo (1464), il Comune di Trevi assorbirà anche le terre collettive degli abitanti di Manciano.
Solo in epoca più recente, con la costituzione delle Comunanze, si è data una nuova definizione a queste vaste estensioni terriere e ai diritti degli abitanti di metterle a frutto.
Tuttavia, i loro confini dovrebbero essersi perpetrati in modo piuttosto conservativo, tanto da tener conto di situazioni patrimoniali scomparse da tempo. Ad esempio, l'assenza di terreni collettivi a Riosecco, un tempo contea dei Valenti, o sul Monte Matigge, di proprietà dell'Abbazia di S. Stefano di Manciano prima e del Vescovato di Spoleto poi.
Inoltre è interessante che la scomparsa di alcune comunità non abbia comportato l'assorbimento delle terre collettive da parte dei vicini. Questo è il caso di Castiglione e Raticosa, villaggi scomparsi nel XVIII secolo, laddove oggi non vi sono terre collettive di Manciano e Ponze.
Dati cartografici: Regione Umbria https://www.regione.umbria.it/cartografia-dei-domini-collettivi-dell-umbria
Dati storici:
🔴 AA.VV., Le Comunanze Agrarie dell'Umbria, voll. I-II, Perugia 1984.
🔴 S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia 2019, rubriche 269-270.
🔴 S. Bordoni, Il Medioevo di Trevi. Breve storia di mille anni, Perugia 2013, p. 67.
🔴 D. Natalucci, Historia universale dello stato temporale ed ecclesiastico di Trevi (1745), a cura di C. Zenobi, Foligno 1985, cc. 541, 578. 2 Commenti
Si tratta di terreni poco redditizi, posti in zone non adatte allo sfruttamento agricolo, ma che potevano garantire una valida integrazione per l'economia familiare degli abitanti della zona: pascolo, taglio del legname, raccolta dei frutti del bosco... Se si guarda alla carta, infatti, si nota come tali terre non siano quasi mai presenti nelle valli di montagna, decisamente più appetibili economicamente e, dunque, soggette a proprietà privata. Il caso di Pettino, dove praticamente l'intero territorio è collettivo, eccezion fatta per la valle, ne è una conferma.
Questo fossile del Medioevo è disseminato un po' ovunque lungo la catena appenninica centrale e solo nel nostro territorio era organizzato in 6 entità: Manciano, Ponze, Santa Maria in Valle, Coste, Bovara e Pigge, la gran parte esistenti ancora oggi.
Molti di voi conosceranno certamente queste terre come i terreni delle "Comunanze", dal nome che queste associazioni locali hanno preso in epoca relativamente recente. Tuttavia, la loro origine è molto più antica e, almeno a Trevi, ben documentata.
Le prime notizie certe partono dal '300, quando il Comune di Trevi, secondo un fenomeno tipico del periodo, ha già iniziato ad assorbire queste proprietà nel demanio comunale. Nel 1385, infatti, il Comune concede in locazione delle terre presenti sul Monte di Pigge, dove un documento del 1430 ricorda pascoli e boschi.
Nel 1432, il nuovo Statuto di Trevi torna sull'argomento, specificando norme a tutela dei pascoli comunali del Serano (Rubrica 270). Nello stesso testo, però, il Comune riconosce diritti esclusivi di raccolta dell'erba per gli abitanti di Coste sui monti di loro pertinenza (Rubrica 269), a dimostrazione che i pascoli comunali altro non erano che antiche terre collettive demanializzate. Non a caso, pochi anni dopo (1464), il Comune di Trevi assorbirà anche le terre collettive degli abitanti di Manciano.
Solo in epoca più recente, con la costituzione delle Comunanze, si è data una nuova definizione a queste vaste estensioni terriere e ai diritti degli abitanti di metterle a frutto.
Tuttavia, i loro confini dovrebbero essersi perpetrati in modo piuttosto conservativo, tanto da tener conto di situazioni patrimoniali scomparse da tempo. Ad esempio, l'assenza di terreni collettivi a Riosecco, un tempo contea dei Valenti, o sul Monte Matigge, di proprietà dell'Abbazia di S. Stefano di Manciano prima e del Vescovato di Spoleto poi.
Inoltre è interessante che la scomparsa di alcune comunità non abbia comportato l'assorbimento delle terre collettive da parte dei vicini. Questo è il caso di Castiglione e Raticosa, villaggi scomparsi nel XVIII secolo, laddove oggi non vi sono terre collettive di Manciano e Ponze.
Dati cartografici: Regione Umbria https://www.regione.umbria.it/cartografia-dei-domini-collettivi-dell-umbria
Dati storici:
🔴 AA.VV., Le Comunanze Agrarie dell'Umbria, voll. I-II, Perugia 1984.
🔴 S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia 2019, rubriche 269-270.
🔴 S. Bordoni, Il Medioevo di Trevi. Breve storia di mille anni, Perugia 2013, p. 67.
🔴 D. Natalucci, Historia universale dello stato temporale ed ecclesiastico di Trevi (1745), a cura di C. Zenobi, Foligno 1985, cc. 541, 578. 2 Commenti
Come mai la proprietà della comunanza di Bovara è così piccola e scomoda tra l'altro?
Museo Online della Storia di Trevi Giuseppe Fracazzo Luccioni Hai notato una cosa molto interessante. Credo che sia dovuto all'impatto dell'Abbazia di Bovara nelle sue immediate ...Fino a 20-30 anni fa (non ho date certe, ma si trovano facilmente ) c’era pure la Comunanza di S.Maria ...
32 Piaciuto

Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
❗️ Giocare a Trevi il secolo scorso! ⚽️🏐
Qualche foto per ricordare i tempi in cui le vie e le piazze di Trevi erano (anche) luoghi dello svago... Via Antonino Fantosati, da Porta Nuova fino a San Francesco, diventava il campo gara dei tornei di ruzzola. A Piaggia, Via del Pozzo si trasformava nel circolo di bocce del quartiere. E ovviamente Piazza Garibaldi che, subito prima dei compianti giardinetti, era il breccioso campo da calcio dell'Associazione Sportiva Trevana, con il logo "AST" cucito sulle casacche.
Raccontateci i vostri ricordi nei commenti delle foto! 😉
📷 Foto in bianco e nero (anni '40-'50) tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli.
📷 Foto ricolorata da originale in bianco e nero (anni '60) tratta dalla raccolta privata di Antonietta Proietti. 1 Commenti
Qualche foto per ricordare i tempi in cui le vie e le piazze di Trevi erano (anche) luoghi dello svago... Via Antonino Fantosati, da Porta Nuova fino a San Francesco, diventava il campo gara dei tornei di ruzzola. A Piaggia, Via del Pozzo si trasformava nel circolo di bocce del quartiere. E ovviamente Piazza Garibaldi che, subito prima dei compianti giardinetti, era il breccioso campo da calcio dell'Associazione Sportiva Trevana, con il logo "AST" cucito sulle casacche.
Raccontateci i vostri ricordi nei commenti delle foto! 😉
📷 Foto in bianco e nero (anni '40-'50) tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli.
📷 Foto ricolorata da originale in bianco e nero (anni '60) tratta dalla raccolta privata di Antonietta Proietti. 1 Commenti
Rita Gasperini
43 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
Misure a Trevi prima dell'Unità d'Italia! ⚖️ 📐
Molti sanno che, prima del 1861, ogni città dello Stato Pontificio aveva il proprio sistema di misura autonomo. Trevi non faceva certo eccezione!
Già nel 1432, lo Statuto Vetustiore imponeva una serie di unità di misura e sistemi di controllo per sventare frodi al consumatore 🔍: tavernieri, venditori di generi alimentari, produttori di materiali edili etc. dovevano sottostare a verifiche delle misure utilizzate e multe salatissime. Pare che i tavernieri dessero particolarmente problemi alle autorità cittadine, usando anche contenitori "bucati" per frodare i propri clienti.
Ma quali erano le unità di misura al tempo?! Innanzi tutto, sappiamo che le misure cambiarono più volte nel corso dei secoli. Nella Torre Civica, troviamo murate a qualche metro di altezza delle misure per laterizi, lì collocate in epoca non precisabile. Una delle misure incise sui blocchi di pietra potrebbe ritrarre un piede "antico" da circa 34 cm.
In seguito, sappiamo che fu in vigore un Piede di Sant'Emiliano: 54,6 cm, rimasto in uso fino ad almeno la metà del '700. Il multiplo del piede era la Pertica (5 piedi=273 cm). Con il periodo napoleonico e le riforme pontificie della Restaurazione, cambiarono ancora le unità di misura. Ora troviamo in vigore due piedi diversi: il Piede della Terra (61,1 cm) e il Piede del Legname (49,3 cm), rispettivamente usati per i calcoli agrimensori o per il legno.
Chi volesse toccarli con mano, può ancora farlo, dato che sono entrambi murati nelle scale del Palazzo del Comune! Insieme a loro compare per la prima volta anche il metro, che infatti venne gradualmente introdotto nello Stato Pontificio a partire dagli inizi del'800.
Accanto al piede, c'era il palmo romano: 22,3 cm e il suo sottomultiplo: l'oncia (1,9 cm).
Tante altre misure, all'epoca, regolavano la vita di tutti i giorni. I nostri antenati per vivere compravano carne alla libbra (0,34 kg) e olio al caldarello (20,5 kg). All'osteria, pagavano da bere agli amici al boccale (1,8 litri) o, se ci andavano da soli, alla foglietta (0,45 litri). Se ci andavano per ubriacarsi, però, pagavano sempre al boccale...🍾
Se, invece, potevano permettersi dell'oro, lo pagavano all'oncia (28,3 gr) 💍...
Rimettevano il vino in some da 2 barili (40x2=80 litri) 🍷; il raccolto del grano, invece, fruttava in rubbi (218 kg), divisi a loro volta in coppe (54 kg), mezzenghe (27 kg) e quarti (13,5 kg). Ma per fare il pane, alle nostre quartavole ne bastava una provenna (o nappa): 3,4 kg.
I nostri avi, cercavano casa al pugillo 🏠 (37 mq), terreni dove costruire allo staio (373 mq), terra da coltivare alla tavola (1244 mq) e, quando se lo potevano permettere, al modiolo (3733 mq).
Fonti:
🔴 S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia 2019.
🔴 G. Calindri, Saggio statistico storico del Pontificio Stato, Perugia 1829.
🔴 D. Natalucci, Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi (1745), a cura di C. Zenobi, Foligno 1985. 2 Commenti
Molti sanno che, prima del 1861, ogni città dello Stato Pontificio aveva il proprio sistema di misura autonomo. Trevi non faceva certo eccezione!
Già nel 1432, lo Statuto Vetustiore imponeva una serie di unità di misura e sistemi di controllo per sventare frodi al consumatore 🔍: tavernieri, venditori di generi alimentari, produttori di materiali edili etc. dovevano sottostare a verifiche delle misure utilizzate e multe salatissime. Pare che i tavernieri dessero particolarmente problemi alle autorità cittadine, usando anche contenitori "bucati" per frodare i propri clienti.
Ma quali erano le unità di misura al tempo?! Innanzi tutto, sappiamo che le misure cambiarono più volte nel corso dei secoli. Nella Torre Civica, troviamo murate a qualche metro di altezza delle misure per laterizi, lì collocate in epoca non precisabile. Una delle misure incise sui blocchi di pietra potrebbe ritrarre un piede "antico" da circa 34 cm.
In seguito, sappiamo che fu in vigore un Piede di Sant'Emiliano: 54,6 cm, rimasto in uso fino ad almeno la metà del '700. Il multiplo del piede era la Pertica (5 piedi=273 cm). Con il periodo napoleonico e le riforme pontificie della Restaurazione, cambiarono ancora le unità di misura. Ora troviamo in vigore due piedi diversi: il Piede della Terra (61,1 cm) e il Piede del Legname (49,3 cm), rispettivamente usati per i calcoli agrimensori o per il legno.
Chi volesse toccarli con mano, può ancora farlo, dato che sono entrambi murati nelle scale del Palazzo del Comune! Insieme a loro compare per la prima volta anche il metro, che infatti venne gradualmente introdotto nello Stato Pontificio a partire dagli inizi del'800.
Accanto al piede, c'era il palmo romano: 22,3 cm e il suo sottomultiplo: l'oncia (1,9 cm).
Tante altre misure, all'epoca, regolavano la vita di tutti i giorni. I nostri antenati per vivere compravano carne alla libbra (0,34 kg) e olio al caldarello (20,5 kg). All'osteria, pagavano da bere agli amici al boccale (1,8 litri) o, se ci andavano da soli, alla foglietta (0,45 litri). Se ci andavano per ubriacarsi, però, pagavano sempre al boccale...🍾
Se, invece, potevano permettersi dell'oro, lo pagavano all'oncia (28,3 gr) 💍...
Rimettevano il vino in some da 2 barili (40x2=80 litri) 🍷; il raccolto del grano, invece, fruttava in rubbi (218 kg), divisi a loro volta in coppe (54 kg), mezzenghe (27 kg) e quarti (13,5 kg). Ma per fare il pane, alle nostre quartavole ne bastava una provenna (o nappa): 3,4 kg.
I nostri avi, cercavano casa al pugillo 🏠 (37 mq), terreni dove costruire allo staio (373 mq), terra da coltivare alla tavola (1244 mq) e, quando se lo potevano permettere, al modiolo (3733 mq).
Fonti:
🔴 S. Bordoni, Statuto Vetustiore: Statuti, Ordinamenti e Provvedimenti Municipali della Città e del Popolo di Trevi (1432), Perugia 2019.
🔴 G. Calindri, Saggio statistico storico del Pontificio Stato, Perugia 1829.
🔴 D. Natalucci, Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi (1745), a cura di C. Zenobi, Foligno 1985. 2 Commenti
Grazie!! Quante informazioni interessanti, curiose e simpaticamente illustrate! 🙂Grazie!!! molto interessanti...
33 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
❗️❗️❗️ Frazioni e località di Trevi secondo il Catasto Gregoriano di 200 anni fa - Seconda Parte! 🌍🔍🏘
Alcuni giorni fa, delle persone ci hanno richiesto ulteriori grafiche tratte dal Catasto Gregoriano.
Pertanto, pubblichiamo altre 23 immagini che vanno così a coprire quasi tutto il territorio di Trevi. Abbiamo anche aggiunto, per completezza, frazioni che all'epoca facevano parte del territorio trevano (Pettino) e altre che erano appena state staccate dal governo di Trevi (Fabbri, San Luca e Fratta, trevane fino al 1816).
Le regole sono le stesse dell'altra volta: gli edifici segnati in fucsia sono le strutture attuali che sembrano combaciare con quelle disegnate nelle mappe ottocentesche. Ovviamente, ci sono margini di incertezza e imprecisioni dovute a molteplici fattori, quindi l'identificazione va considerata come orientativa. Edifici esistenti all'epoca ma oggi non più visibili, perché demoliti o nascosti dalla vegetazione, non sono stati riportati nelle grafiche.
Alcuni casi sono stati particolarmente problematici, come Fratta e San Luca: villaggi profondamente trasformati in epoche più prossime a noi. Anche insediamenti apparentemente immutati nel corso del tempo, come Ponze, hanno in realtà mostrato sostanziali trasformazioni...😉 9 Piaciuto
Alcuni giorni fa, delle persone ci hanno richiesto ulteriori grafiche tratte dal Catasto Gregoriano.
Pertanto, pubblichiamo altre 23 immagini che vanno così a coprire quasi tutto il territorio di Trevi. Abbiamo anche aggiunto, per completezza, frazioni che all'epoca facevano parte del territorio trevano (Pettino) e altre che erano appena state staccate dal governo di Trevi (Fabbri, San Luca e Fratta, trevane fino al 1816).
Le regole sono le stesse dell'altra volta: gli edifici segnati in fucsia sono le strutture attuali che sembrano combaciare con quelle disegnate nelle mappe ottocentesche. Ovviamente, ci sono margini di incertezza e imprecisioni dovute a molteplici fattori, quindi l'identificazione va considerata come orientativa. Edifici esistenti all'epoca ma oggi non più visibili, perché demoliti o nascosti dalla vegetazione, non sono stati riportati nelle grafiche.
Alcuni casi sono stati particolarmente problematici, come Fratta e San Luca: villaggi profondamente trasformati in epoche più prossime a noi. Anche insediamenti apparentemente immutati nel corso del tempo, come Ponze, hanno in realtà mostrato sostanziali trasformazioni...😉 9 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
❗️ Frazioni di Trevi 200 anni fa❗️
Ricorre quest'anno il 200esimo anniversario del completamento del Catasto Gregoriano nella nostra zona. Il Catasto Gregoriano fu il primo (e unico) catasto nazionale dello Stato Pontificio e con le sue mappe ci fotografa la situazione di città e aree rurali all'indomani della Restaurazione post-napoleonica.
Diamo uno sguardo a come apparivano alcune frazioni trevane all'epoca! Abbiamo sovrapposto le mappe del 1820 con foto satellitari di oggi. Il risultato è, talvolta, davvero sorprendente!
Riconoscete casa vostra? C'era già due secoli fa o era ancora un terreno agricolo? Gli edifici colorati in fucsia sono le strutture attuali combacianti con quelle presenti nelle mappe ottocentesche! 🔍 🌍🏘
[PS: Ovviamente si tratta di un'identificazione approssimativa nelle forme e nelle dimensioni. Altri edifici presenti all'epoca ma oggi demoliti o non visibili nel foto-riconoscimento non sono stati indicati nelle grafiche] 3 Commenti
Ricorre quest'anno il 200esimo anniversario del completamento del Catasto Gregoriano nella nostra zona. Il Catasto Gregoriano fu il primo (e unico) catasto nazionale dello Stato Pontificio e con le sue mappe ci fotografa la situazione di città e aree rurali all'indomani della Restaurazione post-napoleonica.
Diamo uno sguardo a come apparivano alcune frazioni trevane all'epoca! Abbiamo sovrapposto le mappe del 1820 con foto satellitari di oggi. Il risultato è, talvolta, davvero sorprendente!
Riconoscete casa vostra? C'era già due secoli fa o era ancora un terreno agricolo? Gli edifici colorati in fucsia sono le strutture attuali combacianti con quelle presenti nelle mappe ottocentesche! 🔍 🌍🏘
[PS: Ovviamente si tratta di un'identificazione approssimativa nelle forme e nelle dimensioni. Altri edifici presenti all'epoca ma oggi demoliti o non visibili nel foto-riconoscimento non sono stati indicati nelle grafiche] 3 Commenti
Manca Matigge s Donato grazie
Museo Online della Storia di Trevi Ivana Capocciuti Lo aggiungo alla lista dei "desiderata" per il prossimo post!Bellissimo. Grazie
42 Piaciuto

Novembre 1557 (463 anni fa). Il vicario generale di Spoleto proibisce una curiosa tradizione trevana.
Alla caduta della prima neve, infatti, gruppi di individui dai villaggi di campagna usavano presentarsi alla porta dei monasteri del territorio, chiedendo soldi per l'acquisto della legna per riscaldarsi. Al rifiuto dei monaci, pare che si solesse irrompere nel monastero, malmenando i religiosi.
Una sorta di versione trevana del "dolcetto o scherzetto" di Halloween, insomma, ma certamente molto meno simpatica... 18 Piaciuto
Alla caduta della prima neve, infatti, gruppi di individui dai villaggi di campagna usavano presentarsi alla porta dei monasteri del territorio, chiedendo soldi per l'acquisto della legna per riscaldarsi. Al rifiuto dei monaci, pare che si solesse irrompere nel monastero, malmenando i religiosi.
Una sorta di versione trevana del "dolcetto o scherzetto" di Halloween, insomma, ma certamente molto meno simpatica... 18 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
❗️ LAVORI UN TEMPO e LAVORI DI UN TEMPO a TREVI (1930-1960)! 📷
Alcune fantastiche foto dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli ci mostrano lavori ancora attuali e lavori in disuso immortalati nella nostra città e nel territorio a cavallo tra l'epoca fascista e il secondo Dopoguerra.
Si tratta di una piccola selezione della mole di foto della collezione. Vediamo se qualcuno ci racconta dettagli, nomi e aneddoti connessi alle foto!
Le foto della collezione sono state messe a disposizione da Elena Zappelli, cui rinnoviamo i ringraziamenti. 5 Commenti
Alcune fantastiche foto dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli ci mostrano lavori ancora attuali e lavori in disuso immortalati nella nostra città e nel territorio a cavallo tra l'epoca fascista e il secondo Dopoguerra.
Si tratta di una piccola selezione della mole di foto della collezione. Vediamo se qualcuno ci racconta dettagli, nomi e aneddoti connessi alle foto!
Le foto della collezione sono state messe a disposizione da Elena Zappelli, cui rinnoviamo i ringraziamenti. 5 Commenti
Papà ne sarebbe così felice ed orgoglioso... ha dedicato una vita a questa raccolta. Amava Trevi, la sua storia, la ...
Museo Online della Storia di Trevi Elena Zappelli È riuscito a costituire una raccolta eccezionale! Trevi deve essere davvero riconoscente per ciò che ha fatto: salvare ...Museo Online della Storia di Trevi lo sono!!!!! ❤
77 Piaciuto

L'Ottobre Trevano Si Racconta - Quarta Puntata
Si va alla scoperta della cucina medievale a Trevi attraverso le scoperte archeologiche di Palazzo Lucarini con Ente Palio dei Terzieri...🍽🍗🍲
5 Piaciuto
Il 31 ottobre 1809, 211 anni fa esatti, si insediava ufficialmente il Consiglio della Municipalità di Trevi, territorio dell'Impero Francese.
Ciò avveniva a poche settimane dall'annessione dello Stato Pontificio da parte di Napoleone e dall'arresto di papa Pio VII. Trevi faceva parte del Distretto del Trasimeno, grossomodo coincidente con l'Umbria attuale.
La Trevi "francese" sarà governata dalle stesse famiglie nobiliari che l'avevano governata nei secoli addietro; come recita l'adagio gattopardesco: "tutto deve cambiare perché tutto resti uguale". Il sindaco (in francese, il "maire") era, infatti, Giuseppe Valenti e gli altri appartenenti al Consiglio erano tutti esponenti delle famiglie più facoltose della città.
A dire il vero, il governo diretto di Napoleone portò alcuni cambiamenti: assegnò a Trevi i territori di Pissignano e di Castel San Giovanni, avviò delle campagne vaccinali contro il vaiolo, eseguì un censimento degli abitanti e soprattutto dei beni della Chiesa, ora interamente demanializzati.
Non saranno cure disinteressate: i francesi (e le varie scorrerie dei loro oppositori, napoletani e austriaci) lasceranno, in pochi anni di dominio, le casse del comune vuote.
In più, nello stesso mese di ottobre del 1809, 242 nostri concittadini venivano coscritti nelle fila dell'esercito napoleonico, combattendo sui campi di battaglia che fecero la Storia dell'Europa moderna.
Alla Restaurazione, le stesse famiglie che si erano sapute inserire nell'amministrazione napoleonica manterranno uguali posizioni ma in un contesto economico fortemente compromesso. Il primo quarto dell'Ottocento fu tutt'altro che prospero per la nostra città.
Per approfondire: C. Zenobi, Storia di Trevi dal 1749 al 1946, Foligno 1987, pp. 110 e segg. 3 Commenti
Ciò avveniva a poche settimane dall'annessione dello Stato Pontificio da parte di Napoleone e dall'arresto di papa Pio VII. Trevi faceva parte del Distretto del Trasimeno, grossomodo coincidente con l'Umbria attuale.
La Trevi "francese" sarà governata dalle stesse famiglie nobiliari che l'avevano governata nei secoli addietro; come recita l'adagio gattopardesco: "tutto deve cambiare perché tutto resti uguale". Il sindaco (in francese, il "maire") era, infatti, Giuseppe Valenti e gli altri appartenenti al Consiglio erano tutti esponenti delle famiglie più facoltose della città.
A dire il vero, il governo diretto di Napoleone portò alcuni cambiamenti: assegnò a Trevi i territori di Pissignano e di Castel San Giovanni, avviò delle campagne vaccinali contro il vaiolo, eseguì un censimento degli abitanti e soprattutto dei beni della Chiesa, ora interamente demanializzati.
Non saranno cure disinteressate: i francesi (e le varie scorrerie dei loro oppositori, napoletani e austriaci) lasceranno, in pochi anni di dominio, le casse del comune vuote.
In più, nello stesso mese di ottobre del 1809, 242 nostri concittadini venivano coscritti nelle fila dell'esercito napoleonico, combattendo sui campi di battaglia che fecero la Storia dell'Europa moderna.
Alla Restaurazione, le stesse famiglie che si erano sapute inserire nell'amministrazione napoleonica manterranno uguali posizioni ma in un contesto economico fortemente compromesso. Il primo quarto dell'Ottocento fu tutt'altro che prospero per la nostra città.
Per approfondire: C. Zenobi, Storia di Trevi dal 1749 al 1946, Foligno 1987, pp. 110 e segg. 3 Commenti
Mio nonno paterno originario di Trevi mi raccontava spesso di un suo bisnonno che aveva combattuto per Napoleone... ci sono ...
Museo Online della Storia di Trevi Pera Andrea Bellissima storia. È quasi incredible che in famiglia si sia conservata questa memoria per 200 anni. Purtroppo la ...Post interessante, che ricorda che certamente a livello locale non si videro cambiamenti significativi. Però penso che le invasioni francesi ...
22 Piaciuto

❗️❗️❗️ Qualche giorno fa l'avevamo promessa ed eccola qua...la più antica foto di Trevi ad oggi nota!!! 📷
Si tratta di un documento semplicemente unico, sul quale si potrebbe scrivere un libro intero! Quando è stata scattata??? Alcuni indizi permettono di circoscrivere la data dell'immagine intorno al 1880-1890.
Ai più attenti osservatori, infatti, non sfuggirà qualcosa di strano in corrispondenza della chiesa di S. Emiliano. Il campanile, del tutto diverso dall'attuale, è ancora quello di stile gotico! Era caratterizzato da un curiosa terminazione a calotta, aggiunta probabilmente nel '700. Verrà demolito durante i lavori di costruzione della nuova chiesa, intrapresi nel 1878 e terminati nel 1893.
Accanto, si nota che i lavori in questione erano stati da poco intrapresi, dato che la nuova abside è appena stata eretta e il tetto deve ancora essere realizzato. Il campanile, infatti, verrà demolito per far spazio al volume della grande struttura, progettata con impianto a 5 cupole. La sua presenza nella foto dovrebbe garantire una data all'interno degli anni '80 del 1800.
Ma le soprese non finiscono qui! Sulla sinistra si ha un bello scorcio delle mura di Piazza Garibaldi, demolite tra il 1907 e il 1910. Il muro sembra molto più bianco delle altre strutture (piuttosto "affumicate"). Non stupisce perché sappiamo che venne parzialmente intonacato nel corso dell'Ottocento quando veniva usato come sponda per il gioco del pallone: non il calcio moderno ma un suo antenato, giocato in modo molto diverso.
L'ultimo edificio alla sinistra delle mura è appunto il grande torrione circolare quattrocentesco che difendeva la porta d'accesso alla città. Al capo opposto dello stesso tratto, si intravede la porta secondaria accanto alla torre quadrangolare, oggi Casa Isoppo.
Se spostiamo l'attenzione verso destra, noteremo una Torre Civica ancora coperta da tetto, rifatto nel '600.
Al centro della foto, anche l'ex convento di S. Francesco mostra grandi differenze. I volumi dell'edificio lasciano cogliere bene il fianco della chiesa, oggi parzialmente nascosto da successive soprelevazioni.
La foto è stata tratta dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli, per gentile concessione della figlia Elena. 5 Commenti
Si tratta di un documento semplicemente unico, sul quale si potrebbe scrivere un libro intero! Quando è stata scattata??? Alcuni indizi permettono di circoscrivere la data dell'immagine intorno al 1880-1890.
Ai più attenti osservatori, infatti, non sfuggirà qualcosa di strano in corrispondenza della chiesa di S. Emiliano. Il campanile, del tutto diverso dall'attuale, è ancora quello di stile gotico! Era caratterizzato da un curiosa terminazione a calotta, aggiunta probabilmente nel '700. Verrà demolito durante i lavori di costruzione della nuova chiesa, intrapresi nel 1878 e terminati nel 1893.
Accanto, si nota che i lavori in questione erano stati da poco intrapresi, dato che la nuova abside è appena stata eretta e il tetto deve ancora essere realizzato. Il campanile, infatti, verrà demolito per far spazio al volume della grande struttura, progettata con impianto a 5 cupole. La sua presenza nella foto dovrebbe garantire una data all'interno degli anni '80 del 1800.
Ma le soprese non finiscono qui! Sulla sinistra si ha un bello scorcio delle mura di Piazza Garibaldi, demolite tra il 1907 e il 1910. Il muro sembra molto più bianco delle altre strutture (piuttosto "affumicate"). Non stupisce perché sappiamo che venne parzialmente intonacato nel corso dell'Ottocento quando veniva usato come sponda per il gioco del pallone: non il calcio moderno ma un suo antenato, giocato in modo molto diverso.
L'ultimo edificio alla sinistra delle mura è appunto il grande torrione circolare quattrocentesco che difendeva la porta d'accesso alla città. Al capo opposto dello stesso tratto, si intravede la porta secondaria accanto alla torre quadrangolare, oggi Casa Isoppo.
Se spostiamo l'attenzione verso destra, noteremo una Torre Civica ancora coperta da tetto, rifatto nel '600.
Al centro della foto, anche l'ex convento di S. Francesco mostra grandi differenze. I volumi dell'edificio lasciano cogliere bene il fianco della chiesa, oggi parzialmente nascosto da successive soprelevazioni.
La foto è stata tratta dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli, per gentile concessione della figlia Elena. 5 Commenti
Grazie!! Della foto e di tutte le notizie che la corredano 😊
Museo Online della Storia di Trevi Maria Rita Zappelli È un piacere!Il campanile era quello del tardo 400 quando la disposizione della chiesa era obliqua. La foto è del 1880
85 Piaciuto

❗️❗️❗️ La seconda puntata di "L'Ottobre Trevano di racconta" è disponibile!
Buona visione con la seconda parte della distruzione di Trevi...😉
Ente Palio dei Terzieri 10 Piaciuto
Buona visione con la seconda parte della distruzione di Trevi...😉
Ente Palio dei Terzieri 10 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
95 anni (e un giorno) fa, il 14 ottobre 1925, veniva terminato il campanile di S. Emiliano: oggi elemento imprescindibile del profilo di Trevi.
L'opera era stata avviata all'indomani del restauro della chiesa, terminato alla fine dell'800. Tuttavia i lavori si erano presto arenati a causa dell'impegno economico dell'impresa costruttiva. Solo nel 1915 si riuscì brevemente a riprenderli ma le crescenti ristrettezze del conflitto bellico in corso ne comportarono un'ulteriore interruzione.
Al termine della guerra, solo la base della struttura era stata innalzata ed occorrerà attendere il maggio 1925 perché mons. Peticchi trovi le finanze per affidare all'impresa edile di Dario Zenobi la costruzione della cella campanaria e della guglia, su progetto dell'Arch. Carimini. Alla squadra di Zenobi servirono appena 5 mesi per portare a termine un progetto tanto travagliato.
Il campanile è alto ben 45 metri e ospita al proprio interno 5 campane dal peso complessivo di 2730 kg di bronzo.
Le foto, tratte dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli, mostrano gli operai in posa sul ponteggio e identificano con numeri progressivi rispettivamente "1) Zenobi Dario, 2) Zenobi Angelo, 3) Pacchiarini Domenico (Minillu), 4) Pietrolati Angelo (Chicchiu de Scrocca), 5) Partenzi (Criccu che si è suicidato), 6) Zenobi Giuseppe, 7) Cagnoni Lillo, 8) Carrettiere di Zenobi, 9) Don Peticchi" [da annotazione a mano dell'autore della raccolta nel retro della foto].
Informazioni sulla storia di questa struttura in C. Zenobi, Storia di Trevi: 1746-1946, Foligno 1987, pp. 329, 351-352.
Presto pubblicheremo l'unica foto nota del campanile precedente, risalente alla seconda metà del XIX secolo: la foto più antica che si conosca sulla nostra cittadina! 😉 8 Commenti
L'opera era stata avviata all'indomani del restauro della chiesa, terminato alla fine dell'800. Tuttavia i lavori si erano presto arenati a causa dell'impegno economico dell'impresa costruttiva. Solo nel 1915 si riuscì brevemente a riprenderli ma le crescenti ristrettezze del conflitto bellico in corso ne comportarono un'ulteriore interruzione.
Al termine della guerra, solo la base della struttura era stata innalzata ed occorrerà attendere il maggio 1925 perché mons. Peticchi trovi le finanze per affidare all'impresa edile di Dario Zenobi la costruzione della cella campanaria e della guglia, su progetto dell'Arch. Carimini. Alla squadra di Zenobi servirono appena 5 mesi per portare a termine un progetto tanto travagliato.
Il campanile è alto ben 45 metri e ospita al proprio interno 5 campane dal peso complessivo di 2730 kg di bronzo.
Le foto, tratte dalla collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli, mostrano gli operai in posa sul ponteggio e identificano con numeri progressivi rispettivamente "1) Zenobi Dario, 2) Zenobi Angelo, 3) Pacchiarini Domenico (Minillu), 4) Pietrolati Angelo (Chicchiu de Scrocca), 5) Partenzi (Criccu che si è suicidato), 6) Zenobi Giuseppe, 7) Cagnoni Lillo, 8) Carrettiere di Zenobi, 9) Don Peticchi" [da annotazione a mano dell'autore della raccolta nel retro della foto].
Informazioni sulla storia di questa struttura in C. Zenobi, Storia di Trevi: 1746-1946, Foligno 1987, pp. 329, 351-352.
Presto pubblicheremo l'unica foto nota del campanile precedente, risalente alla seconda metà del XIX secolo: la foto più antica che si conosca sulla nostra cittadina! 😉 8 Commenti
Don Francesco Peticchi è stato parroco a lungo perché mi ha battezzato.N4, il mio bisnonno Angelo, padre dell'indimenticabile Peppe de' Chicchiu, 3 mogli e 3 volte vedovo.Ciao, Elia. Sai per caso il nome del padre di Angelo? Anche io ho degli antenati Pietrolati (nei documenti più ...
56 Piaciuto
MOST e MontagneAperte uniscono le forze! 💪 Da oggi potrete trovare un'apposita sezione a noi dedicata nel sito web dell'Associazione MontagneAperte
(https://www.montagneaperte.it/most/).
Vi verranno caricati i nostri contenuti, per contribuire agli scopi di valorizzazione e conoscenza del territorio che l'Associazione ha in comune con noi.
MontagneAperte, infatti, si propone di promuovere "il territorio attraverso itinerari di conoscenza da percorrere insieme", organizzando "attività escursionistiche, convegni, mostre, attività didattiche" volti a "vivere il territorio". Tutti fini, insomma, che non possiamo non condividere e supportare! 🤝👍
E quale miglior supporto che parlare del territorio e della montagna trevana? A breve, dunque, pubblicheremo approfondimenti su un paesaggio, una storia e un'identità tutti da scoprire! ⛰🔍 2 Commenti 13 Piaciuto
(https://www.montagneaperte.it/most/).
Vi verranno caricati i nostri contenuti, per contribuire agli scopi di valorizzazione e conoscenza del territorio che l'Associazione ha in comune con noi.
MontagneAperte, infatti, si propone di promuovere "il territorio attraverso itinerari di conoscenza da percorrere insieme", organizzando "attività escursionistiche, convegni, mostre, attività didattiche" volti a "vivere il territorio". Tutti fini, insomma, che non possiamo non condividere e supportare! 🤝👍
E quale miglior supporto che parlare del territorio e della montagna trevana? A breve, dunque, pubblicheremo approfondimenti su un paesaggio, una storia e un'identità tutti da scoprire! ⛰🔍 2 Commenti 13 Piaciuto
L’Ottobre Trevano si racconta!
Si va alla scoperta della Distruzione di Trevi del 1213-1214 con la prima puntata online del progetto "L'Ottobre Trevano si racconta", a cura di Ente Palio dei Terzieri!
1 Commenti
Bellissimo video attendo la seconda parte
Museo Online della Storia di Trevi Mario Maglione La pubblicheremo appena disponibile! Credo sia questione di qualche giorno.Museo Online della Storia di Trevi grazie iniziativa interessantissima per chi come me ama Trevi fin da piccolo, per chi ...
4 Piaciuto

Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
📣📣📣 Tutti pronti per conoscere i nostri antenati del 1729?
Come anticipato giorni fa, postiamo qui la lista dei 196 cognomi identificati nei documenti che stiamo analizzando, risalenti a quasi 300 anni fa. Condividete questo post, in modo che arrivi a più "discendenti" possibili!
Alcune semplici istruzioni per la consultazione:
🔴 Nella lista si è deciso di indicare solo i cognomi per questioni di brevità. Chi fosse interessato ad approfondire dei cognomi in particolare, commenti al di sotto della relativa immagine e risponderemo con dettagli (nomi, anno di nascita e professioni...quando disponibili).
🟡 La località in cui il cognome è attestato va intesa "Trevi alta (Piaggia esclusa)" quando non specificata.
Se il vostro cognome non compare nel documento si aprono 4 scenari:
🔵 Possibilità 1: I vostri antenati abitavano altrove. Tutti, prima o poi, siamo arrivati a Trevi e, malgrado non ve ne sia memoria in famiglia, ciò è avvenuto per voi dopo il 1729. Gli spostamenti da un territorio a un altro avvenivano anche tra le classi meno abbienti. Erano abbastanza frequenti tra i mezzadri, quando terminava il loro contratto mezzadrile e dovevano cercare un nuovo podere da coltivare nei paraggi. Allo stesso modo, anche particolari professioni specializzate si spostavano spesso a seconda della domanda: muratori, ceramisti, fornaciai, fornai, etc. La documentazione qui analizzata, racconta che almeno il 3% della popolazione era giunta di recente da fuori comune. Inoltre il 10% dei cognomi sono attestati in più villaggi, a dimostrazione di una certa mobilità.
🟡 Possibilità 2: I vostri antenati abitavano a Trevi ma nel corso del tempo avete cambiato cognome. Ciò è avvenuto ad esempio, per i Ponzi, presenti nel documento ma oggi conosciuti come i Bartolini. Attenti anche a piccole variazioni grafiche avvenute nel corso del tempo e molto frequenti, come Falcinella > Falcinelli. In generale, prestate particolare attenzione ai passaggi tra u/o, e/i, c/g, t/d etc. Dunque, non vi arrendete e provare a cercare varianti alternative scrutando la lista.
🟢 Possibilità 3: I vostri antenati abitavano a Trevi ma il vostro cognome nel 1729 non si è ancora formato. La vostra famiglia faceva parte di quel 54% della popolazione ancora privo di cognome ma identificato esclusivamente con il nome del padre (patronimico). Ad esempio, Francesco di Domenico o Antonio di Giuseppe.
In genere, come mostrato nelle grafiche, le classi sociali più elevate acquisiscono il cognome prima: i nobili e gli alto-borghesi lo fecero già a partire dal basso Medioevo. Nel '700, il processo di formazione dei cognomi nelle classi medio-basse era ancora in corso e si completerà solo nell'800, in particolare per motivi burocratico-fiscali. I patronimici, infatti, davano vita a un'infinita serie di omonimie e, dunque, anche a dispute ed errori di identità. Solo grazie alla costituzione del Catasto Pontificio del 1820 e all'anagrafe civile del Regno d'Italia nel 1861, l'uso del cognome fu progressivamente esteso all'intera popolazione. Nel 1729, i cognomi sono ancora una prerogativa urbana mentre in campagna sono ancora una rarità.
🔴 Possibilità 4: I vostri antenati abitavano a Trevi ma nelle frazioni non riportate dal documento: Pigge, Cannaiola, San Lorenzo, Picciche oltre a Pettino, Fratta, Fabbri e San Luca (all’epoca sotto Trevi).
A questo punto non vi resta che approfondire, cercando di collegare quei cognomi che vi suonano familiari ai vostri antenati di cui avevate già memoria in famiglia. Si tratta di un lavoro a ritroso decisamente non facile, specie nel passaggio tra l'anagrafe civile e quella ecclesiastica pre-1861...
Dunque forza! Tenete impegnati addetti dell'ufficio anagrafe e archivisti che vi accoglieranno a braccia aperte..! 😉 16 Commenti
Come anticipato giorni fa, postiamo qui la lista dei 196 cognomi identificati nei documenti che stiamo analizzando, risalenti a quasi 300 anni fa. Condividete questo post, in modo che arrivi a più "discendenti" possibili!
Alcune semplici istruzioni per la consultazione:
🔴 Nella lista si è deciso di indicare solo i cognomi per questioni di brevità. Chi fosse interessato ad approfondire dei cognomi in particolare, commenti al di sotto della relativa immagine e risponderemo con dettagli (nomi, anno di nascita e professioni...quando disponibili).
🟡 La località in cui il cognome è attestato va intesa "Trevi alta (Piaggia esclusa)" quando non specificata.
Se il vostro cognome non compare nel documento si aprono 4 scenari:
🔵 Possibilità 1: I vostri antenati abitavano altrove. Tutti, prima o poi, siamo arrivati a Trevi e, malgrado non ve ne sia memoria in famiglia, ciò è avvenuto per voi dopo il 1729. Gli spostamenti da un territorio a un altro avvenivano anche tra le classi meno abbienti. Erano abbastanza frequenti tra i mezzadri, quando terminava il loro contratto mezzadrile e dovevano cercare un nuovo podere da coltivare nei paraggi. Allo stesso modo, anche particolari professioni specializzate si spostavano spesso a seconda della domanda: muratori, ceramisti, fornaciai, fornai, etc. La documentazione qui analizzata, racconta che almeno il 3% della popolazione era giunta di recente da fuori comune. Inoltre il 10% dei cognomi sono attestati in più villaggi, a dimostrazione di una certa mobilità.
🟡 Possibilità 2: I vostri antenati abitavano a Trevi ma nel corso del tempo avete cambiato cognome. Ciò è avvenuto ad esempio, per i Ponzi, presenti nel documento ma oggi conosciuti come i Bartolini. Attenti anche a piccole variazioni grafiche avvenute nel corso del tempo e molto frequenti, come Falcinella > Falcinelli. In generale, prestate particolare attenzione ai passaggi tra u/o, e/i, c/g, t/d etc. Dunque, non vi arrendete e provare a cercare varianti alternative scrutando la lista.
🟢 Possibilità 3: I vostri antenati abitavano a Trevi ma il vostro cognome nel 1729 non si è ancora formato. La vostra famiglia faceva parte di quel 54% della popolazione ancora privo di cognome ma identificato esclusivamente con il nome del padre (patronimico). Ad esempio, Francesco di Domenico o Antonio di Giuseppe.
In genere, come mostrato nelle grafiche, le classi sociali più elevate acquisiscono il cognome prima: i nobili e gli alto-borghesi lo fecero già a partire dal basso Medioevo. Nel '700, il processo di formazione dei cognomi nelle classi medio-basse era ancora in corso e si completerà solo nell'800, in particolare per motivi burocratico-fiscali. I patronimici, infatti, davano vita a un'infinita serie di omonimie e, dunque, anche a dispute ed errori di identità. Solo grazie alla costituzione del Catasto Pontificio del 1820 e all'anagrafe civile del Regno d'Italia nel 1861, l'uso del cognome fu progressivamente esteso all'intera popolazione. Nel 1729, i cognomi sono ancora una prerogativa urbana mentre in campagna sono ancora una rarità.
🔴 Possibilità 4: I vostri antenati abitavano a Trevi ma nelle frazioni non riportate dal documento: Pigge, Cannaiola, San Lorenzo, Picciche oltre a Pettino, Fratta, Fabbri e San Luca (all’epoca sotto Trevi).
A questo punto non vi resta che approfondire, cercando di collegare quei cognomi che vi suonano familiari ai vostri antenati di cui avevate già memoria in famiglia. Si tratta di un lavoro a ritroso decisamente non facile, specie nel passaggio tra l'anagrafe civile e quella ecclesiastica pre-1861...
Dunque forza! Tenete impegnati addetti dell'ufficio anagrafe e archivisti che vi accoglieranno a braccia aperte..! 😉 16 Commenti
I miei bisnonni paterni. Antonio Belli e Domenico Benedetti. Mi piacerebbe sapere in che epoca erano residenti a Trevi e, ...
Museo Online della Storia di Trevi Giannina Ovazza Non sarà facile trovare una risposta alla sua domanda ma proverò a fornirle qualche informazione.
Museo Online della Storia di Trevi Giannina Ovazza Ho controllato. Alcuni Belli (Antonio, Angelo e forse un Feliziano) sono registrati a Trevi centro nel 1840. Nello ...
39 Piaciuto


Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
❗️❗️❗️ Popolazione di Trevi e frazioni nel 1729: altre statistiche!!! Questa volta ci occupiamo di economia 💰💵💰💵.
Come si viveva a Trevi e dintorni 300 anni fa? Quanti erano i ricchi rispetto ai poveri? Quali erano le zone migliori e peggiori dove vivere?
Siamo certamente in un periodo di notevole sperequazione economica. Il ceto patrizio ha un patrimonio medio di 3 volte superiore ai normali cittadini. I nobili basano la propria ricchezza quasi esclusivamente sui possedimenti terrieri, con ben l'85% che effettua i versamenti in granaglie contro appena il 4% degli artigiani.
La percentuale di persone che decide di pagare i propri contributi alla Chiesa in grano varia anche in relazione alle caratteristiche del territorio: all'Alvanischio, dove i terreni adatti alle granaglie sono assenti e prevale l'olivicoltura, pagano tutti in moneta. All'opposto ovviamente la campestre Case Paduli (100% in grano) ma anche le valli di montagna che si prestano bene alla coltivazione cerealicola, con Ponze e Raticosa che toccano il 91% .
Il benessere economico varia molto da zona a zona ed è in parte collegato anche alla pressione demografica. Siamo in un periodo in cui Trevi, Piaggia e Parrano da sole rappresentano oltre la metà della popolazione non valliva.
Osservando gli indicatori, Piaggia emerge chiaramente come la zona dove non era auspicabile nascere. Ben il 65% degli abitanti, infatti, versa il contributo parrocchiale minimo, che possiamo considerare un buon indicatore della soglia di povertà. Piaggia doveva apparirci un quartiere dai forti contrasti. Era, certo, abitato da alcune delle famiglie più importanti della città, come i Valenti, i Paolelli e i Petrelli. Ma allo stesso tempo raccoglieva gran parte dei poveri della zona urbana.
Al pari delle periferie delle città di oggi, Piaggia aveva anche un alto tasso di immigrazione: almeno l'11% degli abitanti proveniva da altrove. In media, in tutto il territorio analizzato gli immigrati sono almeno il 3%: folignati, perugini, fiorentini, mevanati, urbinati e altri.
Il contrasto con Trevi centro è davvero notevole. La ricchezza media in cima al colle è tre volte superiore a quella della povera Piaggia. Lassù solo il 3% degli abitanti paga il contributo minimo.
Anche Parrano non se la passava molto meglio, seguito dalle frazioni collinari della porzione nord del Comune: Santa Maria in Valle e peggio ancora Matigge. In media il tasso di povertà, se fa fede il dato di cui sopra, dovrebbe aggirarsi intorno al 18%. Tuttavia questo va considerato solo un valore minimo, dato che nullatenenti e altre persone in misera condizione non sembra compaiano nell'elenco.
All'opposto, le frazioni dove sembra convenisse vivere sono quelle di montagna: Coste e soprattutto Manciano associano una notevole ricchezza media (persino superiore a quella di Trevi) a bassi livelli di povertà. Solo il 4% degli abitanti di Manciano e Coste San Paolo, infatti, versa il contributo minimo. Questo, in parte, potrebbe essere stato agevolato da una pressione demografica modesta: appena il 20% del campione vive in montagna. Se così fosse, l'immagine di una montagna in fase di spopolamento già da almeno due secoli andrebbe letto in modo diverso.
In merito al predominio economico, siamo in un periodo in cui gli uomini la fanno senza dubbio da padroni. Tuttavia, principalmente a causa della vedovanza, c'era una percentuale di donne cui spettava il ruolo di "capofamiglia" 👩💼. La loro percentuale è molto variabile e toccava il suo apice in area urbana, dove quasi un quarto delle famiglie era a conduzione femminile.
Come non sara sfuggito a molti, mancano purtroppo nei documenti analizzati i dati relativi a Pigge, Pettino e alle frazioni di pianura...
Nel prossimo post, come promesso, elencheremo i nomi degli abitanti dell'epoca: i nostri antenati!!! 3 Commenti
Come si viveva a Trevi e dintorni 300 anni fa? Quanti erano i ricchi rispetto ai poveri? Quali erano le zone migliori e peggiori dove vivere?
Siamo certamente in un periodo di notevole sperequazione economica. Il ceto patrizio ha un patrimonio medio di 3 volte superiore ai normali cittadini. I nobili basano la propria ricchezza quasi esclusivamente sui possedimenti terrieri, con ben l'85% che effettua i versamenti in granaglie contro appena il 4% degli artigiani.
La percentuale di persone che decide di pagare i propri contributi alla Chiesa in grano varia anche in relazione alle caratteristiche del territorio: all'Alvanischio, dove i terreni adatti alle granaglie sono assenti e prevale l'olivicoltura, pagano tutti in moneta. All'opposto ovviamente la campestre Case Paduli (100% in grano) ma anche le valli di montagna che si prestano bene alla coltivazione cerealicola, con Ponze e Raticosa che toccano il 91% .
Il benessere economico varia molto da zona a zona ed è in parte collegato anche alla pressione demografica. Siamo in un periodo in cui Trevi, Piaggia e Parrano da sole rappresentano oltre la metà della popolazione non valliva.
Osservando gli indicatori, Piaggia emerge chiaramente come la zona dove non era auspicabile nascere. Ben il 65% degli abitanti, infatti, versa il contributo parrocchiale minimo, che possiamo considerare un buon indicatore della soglia di povertà. Piaggia doveva apparirci un quartiere dai forti contrasti. Era, certo, abitato da alcune delle famiglie più importanti della città, come i Valenti, i Paolelli e i Petrelli. Ma allo stesso tempo raccoglieva gran parte dei poveri della zona urbana.
Al pari delle periferie delle città di oggi, Piaggia aveva anche un alto tasso di immigrazione: almeno l'11% degli abitanti proveniva da altrove. In media, in tutto il territorio analizzato gli immigrati sono almeno il 3%: folignati, perugini, fiorentini, mevanati, urbinati e altri.
Il contrasto con Trevi centro è davvero notevole. La ricchezza media in cima al colle è tre volte superiore a quella della povera Piaggia. Lassù solo il 3% degli abitanti paga il contributo minimo.
Anche Parrano non se la passava molto meglio, seguito dalle frazioni collinari della porzione nord del Comune: Santa Maria in Valle e peggio ancora Matigge. In media il tasso di povertà, se fa fede il dato di cui sopra, dovrebbe aggirarsi intorno al 18%. Tuttavia questo va considerato solo un valore minimo, dato che nullatenenti e altre persone in misera condizione non sembra compaiano nell'elenco.
All'opposto, le frazioni dove sembra convenisse vivere sono quelle di montagna: Coste e soprattutto Manciano associano una notevole ricchezza media (persino superiore a quella di Trevi) a bassi livelli di povertà. Solo il 4% degli abitanti di Manciano e Coste San Paolo, infatti, versa il contributo minimo. Questo, in parte, potrebbe essere stato agevolato da una pressione demografica modesta: appena il 20% del campione vive in montagna. Se così fosse, l'immagine di una montagna in fase di spopolamento già da almeno due secoli andrebbe letto in modo diverso.
In merito al predominio economico, siamo in un periodo in cui gli uomini la fanno senza dubbio da padroni. Tuttavia, principalmente a causa della vedovanza, c'era una percentuale di donne cui spettava il ruolo di "capofamiglia" 👩💼. La loro percentuale è molto variabile e toccava il suo apice in area urbana, dove quasi un quarto delle famiglie era a conduzione femminile.
Come non sara sfuggito a molti, mancano purtroppo nei documenti analizzati i dati relativi a Pigge, Pettino e alle frazioni di pianura...
Nel prossimo post, come promesso, elencheremo i nomi degli abitanti dell'epoca: i nostri antenati!!! 3 Commenti
Altro post davvero interessante!
Museo Online della Storia di Trevi Hans Ehrlich Grazie mille!La mia famiglia non credo che abbia antenati a Trevi.... Mio nonno paterno era di Castel Ritaldi e mia nonna ...
22 Piaciuto

Foto dal post di Ente Palio dei Terzieri
40 anni fa, esattamente in questo momento, partiva la prima Corsa dei Carri! Che questa ricorrenza sia di augurio per il ritorno della nostra più sentita manifestazione cittadina già dal 2021! 💪❤️💙💛
12 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
Il 3 ottobre 1948 (72 anni fa) si disputava la Quintana di Trevi...
Avete capito bene! Una corsa all'anello chiaramente ispirata alla Quintana della vicina Foligno, reintrodotta appena due anni prima dopo secoli di interruzione.
A dire il vero la dicitura esatta fu "Grande Giostra dell'Inquintana", riferendosi alla competizione documentata a Trevi già alla metà del '400 (ben prima di Foligno...).
L'occasione fu data dal giungere in città di una delegazione di trevani emigrati a Roma.
Di certo si sa solo che la competizione in Piazza Garibaldi fu preceduta da una sfilata con carri (e camion) allegorici, sormontati da personaggi ispirati al territorio e alla sua storia.
A quanto pare, l'evento vedeva già coinvolte le frazioni di campagna. Nelle poche foto pervenuteci, qui rielaborate a colori, si notano infatti i carri di Trevi (La Rocca), Bovara e Cannaiola (quest'ultimo addobbato con canne lacustri e un uomo-rana...), oltre al vessillo di un non ben specificabile "Rione Lago". Quest'ultimo doveva in qualche modo essere rappresentato da un carro allegorico dedicato al Clitunno.
Il risultato fu certamente carnevalesco, naïve e leggermente grottesco ma per le ristrettezze dell'epoca dovette essere non poca cosa. Tuttavia l'evento non ebbe seguito e il tentativo di avere un Palio cittadino parve naufragare per sempre...
Ma il ricordo di quell'idea risorgerà 30 anni più avanti, con l'ideazione della Corsa dei Carri. Ne parleranno i contenuti online che verranno a breve editi da Ente Palio dei Terzieri, alla realizzazione dei quali ha partecipato anche questa pagina.
Le foto, scattate dallo studio Carmine di Foligno, sono tratte dalla raccolta "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli nonché dalla relativa scheda edita da Franco Spellani nel sito della PRO TREVI, alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti: http://www.protrevi.com/protrevi/Feste2.asp 6 Commenti
Avete capito bene! Una corsa all'anello chiaramente ispirata alla Quintana della vicina Foligno, reintrodotta appena due anni prima dopo secoli di interruzione.
A dire il vero la dicitura esatta fu "Grande Giostra dell'Inquintana", riferendosi alla competizione documentata a Trevi già alla metà del '400 (ben prima di Foligno...).
L'occasione fu data dal giungere in città di una delegazione di trevani emigrati a Roma.
Di certo si sa solo che la competizione in Piazza Garibaldi fu preceduta da una sfilata con carri (e camion) allegorici, sormontati da personaggi ispirati al territorio e alla sua storia.
A quanto pare, l'evento vedeva già coinvolte le frazioni di campagna. Nelle poche foto pervenuteci, qui rielaborate a colori, si notano infatti i carri di Trevi (La Rocca), Bovara e Cannaiola (quest'ultimo addobbato con canne lacustri e un uomo-rana...), oltre al vessillo di un non ben specificabile "Rione Lago". Quest'ultimo doveva in qualche modo essere rappresentato da un carro allegorico dedicato al Clitunno.
Il risultato fu certamente carnevalesco, naïve e leggermente grottesco ma per le ristrettezze dell'epoca dovette essere non poca cosa. Tuttavia l'evento non ebbe seguito e il tentativo di avere un Palio cittadino parve naufragare per sempre...
Ma il ricordo di quell'idea risorgerà 30 anni più avanti, con l'ideazione della Corsa dei Carri. Ne parleranno i contenuti online che verranno a breve editi da Ente Palio dei Terzieri, alla realizzazione dei quali ha partecipato anche questa pagina.
Le foto, scattate dallo studio Carmine di Foligno, sono tratte dalla raccolta "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli nonché dalla relativa scheda edita da Franco Spellani nel sito della PRO TREVI, alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti: http://www.protrevi.com/protrevi/Feste2.asp 6 Commenti
Avevo 10 anni e ricordo che Cannaiola fu criticata perche ' getto rane sulla gente che stava assistere alla sfilata ...
Museo Online della Storia di Trevi Grazie per il racconto davvero interessante. Si ricorda per caso chi vinse il Palio?Nn so se è frutto di effetto ottico dovuto alla trasformazione delle foto a colori, ma se guardate bene sul ...
72 Piaciuto

Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
❗️❗️❗️ Come promesso giorni fa, iniziamo con le statistiche relative alla popolazione trevana nel 1729!!! Numeri, grafici e percentuali che ci aiuteranno a capire come si viveva a Trevi 300 anni fa... 📊
Cominciamo oggi con i dati da Trevi città (Piaggia esclusa). Siamo in un mondo decisamente più giovane del nostro. L'età media della popolazione è di 32 anni contro i 46 dell'Italia di oggi. Ben un quarto degli abitanti inoltre ha meno di 15 anni!
Tuttavia ciò era dovuto, oltre a una natalità più pimpante dell'attuale, anche a una speranza di vita media notevolmente inferiore a oggi. Solo l'8% della popolazione, infatti, ha oltre 65 anni (oggi è quasi 3 volte tanto) 👴👵.
Il trend ci dà alcune informazioni sull'età di morte. A partire dai 40 anni la mortalità è sensibilmente a svantaggio degli uomini e lo stesso avviene per quanto riguarda le morti infantili (0-10 anni). Tuttavia l'anomalia più interessante è dovuta al valore delle donne tra 25 e 40 anni. Il loro ammanco può essere dovuto a più fattori. In ogni caso, la spiegazione più probabile risiede nell'impatto dovuto alle morti per parto. Queste dovevano essere parzialmente compensate dal giungere di donne da altrove per matrimoni in seconde nozze con i vedovi locali. Sarebbe altrimenti difficile spiegare la risalita della curva femminile tra i 30 e i 40 anni (Figura 2).
Ovviamente non mancavano i (pochissimi) "Matusalemme" del tempo. Il record probabilmente ineguagliabile spettava a Maria Paralisse, la quale a 97 anni aveva un'età tre volte superiore alla media del tempo. Oggi sarebbe come avere 140 anni! Tuttavia il cognome pare echeggiare eloquentemente le sue condizioni fisiche...
In merito alle gravidanze, ovviamente si facevano molti più figli di oggi ma con alcune sorprese 👫👫. Secondo l'unica stima possibile, la natalità minima per coppia è di 1,92 figli: già piuttosto prossima al valore di 2,3 che, secondo gli studi, garantisce la stabilità numerica della popolazione. Oggi a livello nazionale siamo a un tragico 1,3.
In ogni caso, la distribuzione per sesso della popolazione (sex ratio) è identica all'attuale (51% donne contro il 49% degli uomini) e così lo è anche la lieve preponderanza di nascite maschili. Ciò scongiura la rilevanza di fenomeni di selezione per sesso alla nascita, purtroppo attestati in altri contesti sociali e geografici del periodo.
Altre cifre però sfatano dei miti sui parti di secoli fa. L'età media alla gravidanza per le donne è di 29 anni: piuttosto prossima ai 32 di oggi. I documenti, inoltre, registrano numerosi casi di gravidanze tra i 38 e i 45 anni; età che all'epoca doveva essere considerata molto più avanzata di oggi.
👩❤️👨 La coppia dell'epoca aveva una differenza di età media di 5 anni a favore dell'uomo (oggi sono 3). Tuttavia se si guarda alla percentuale di coppie in cui la donna è più anziana del marito (22%), il risultato è coincidente con quanto avviene oggigiorno. E qui abbiamo un altro piccolo record, con i 28 anni di differenza tra una 55enne e suo marito di 27 anni.
Infine, il documento mette in luce alcune informazioni sulla stratificazione sociale del centro storico. Il 25% della popolazione appartiene al ceto patrizio, il quale comprende gran parte dei sacerdoti (5,5% della popolazione) e dei militari (sotto il 2%).
Quasi il 10 degli abitanti rientra nella condizione di "servitore". Erano in lieve maggioranza donne (56%) e la loro età media era sui 30 anni. Tuttavia non mancavano servitori bambini, a partire dai 10-12 anni di età.
Un'ultima categoria molto attestata sono gli artigiani, all'epoca concentrati proprio nel centro cittadino piuttosto che nelle frazioni di campagna. Erano quasi il 14% della popolazione a Trevi.
Per quanto riguarda lo status economico degli abitanti, sappiamo che i proprietari di abitazione e gli affittuari si dividevano quasi equamente: 51 contro 49%. Torneremo su questo argomento nei prossimi giorni, con altre statistiche sull'economia del territorio. 📈
Nel corso di questa settimana, inoltre, verrà pubblicata anche la già promessa lista degli abitanti, con nomi e cognomi dei nostri antenati! 📋 😉
Analisi e elaborazioni grafiche: Stefano Bordoni 9 Commenti
Cominciamo oggi con i dati da Trevi città (Piaggia esclusa). Siamo in un mondo decisamente più giovane del nostro. L'età media della popolazione è di 32 anni contro i 46 dell'Italia di oggi. Ben un quarto degli abitanti inoltre ha meno di 15 anni!
Tuttavia ciò era dovuto, oltre a una natalità più pimpante dell'attuale, anche a una speranza di vita media notevolmente inferiore a oggi. Solo l'8% della popolazione, infatti, ha oltre 65 anni (oggi è quasi 3 volte tanto) 👴👵.
Il trend ci dà alcune informazioni sull'età di morte. A partire dai 40 anni la mortalità è sensibilmente a svantaggio degli uomini e lo stesso avviene per quanto riguarda le morti infantili (0-10 anni). Tuttavia l'anomalia più interessante è dovuta al valore delle donne tra 25 e 40 anni. Il loro ammanco può essere dovuto a più fattori. In ogni caso, la spiegazione più probabile risiede nell'impatto dovuto alle morti per parto. Queste dovevano essere parzialmente compensate dal giungere di donne da altrove per matrimoni in seconde nozze con i vedovi locali. Sarebbe altrimenti difficile spiegare la risalita della curva femminile tra i 30 e i 40 anni (Figura 2).
Ovviamente non mancavano i (pochissimi) "Matusalemme" del tempo. Il record probabilmente ineguagliabile spettava a Maria Paralisse, la quale a 97 anni aveva un'età tre volte superiore alla media del tempo. Oggi sarebbe come avere 140 anni! Tuttavia il cognome pare echeggiare eloquentemente le sue condizioni fisiche...
In merito alle gravidanze, ovviamente si facevano molti più figli di oggi ma con alcune sorprese 👫👫. Secondo l'unica stima possibile, la natalità minima per coppia è di 1,92 figli: già piuttosto prossima al valore di 2,3 che, secondo gli studi, garantisce la stabilità numerica della popolazione. Oggi a livello nazionale siamo a un tragico 1,3.
In ogni caso, la distribuzione per sesso della popolazione (sex ratio) è identica all'attuale (51% donne contro il 49% degli uomini) e così lo è anche la lieve preponderanza di nascite maschili. Ciò scongiura la rilevanza di fenomeni di selezione per sesso alla nascita, purtroppo attestati in altri contesti sociali e geografici del periodo.
Altre cifre però sfatano dei miti sui parti di secoli fa. L'età media alla gravidanza per le donne è di 29 anni: piuttosto prossima ai 32 di oggi. I documenti, inoltre, registrano numerosi casi di gravidanze tra i 38 e i 45 anni; età che all'epoca doveva essere considerata molto più avanzata di oggi.
👩❤️👨 La coppia dell'epoca aveva una differenza di età media di 5 anni a favore dell'uomo (oggi sono 3). Tuttavia se si guarda alla percentuale di coppie in cui la donna è più anziana del marito (22%), il risultato è coincidente con quanto avviene oggigiorno. E qui abbiamo un altro piccolo record, con i 28 anni di differenza tra una 55enne e suo marito di 27 anni.
Infine, il documento mette in luce alcune informazioni sulla stratificazione sociale del centro storico. Il 25% della popolazione appartiene al ceto patrizio, il quale comprende gran parte dei sacerdoti (5,5% della popolazione) e dei militari (sotto il 2%).
Quasi il 10 degli abitanti rientra nella condizione di "servitore". Erano in lieve maggioranza donne (56%) e la loro età media era sui 30 anni. Tuttavia non mancavano servitori bambini, a partire dai 10-12 anni di età.
Un'ultima categoria molto attestata sono gli artigiani, all'epoca concentrati proprio nel centro cittadino piuttosto che nelle frazioni di campagna. Erano quasi il 14% della popolazione a Trevi.
Per quanto riguarda lo status economico degli abitanti, sappiamo che i proprietari di abitazione e gli affittuari si dividevano quasi equamente: 51 contro 49%. Torneremo su questo argomento nei prossimi giorni, con altre statistiche sull'economia del territorio. 📈
Nel corso di questa settimana, inoltre, verrà pubblicata anche la già promessa lista degli abitanti, con nomi e cognomi dei nostri antenati! 📋 😉
Analisi e elaborazioni grafiche: Stefano Bordoni 9 Commenti
Complimenti lavoro straordinario e interessante!
Museo Online della Storia di Trevi Federica Capasso Grazie davvero!Interessantissimo! Complimenti.
30 Piaciuto

Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
20 anni fa esatti papa Giovanni Paolo II celebrava la Messa di Santificazione di Antonino Fantosati in Piazza San Pietro a Roma.
Nato a Trevi nel 1842, Fantosati si era recato giovanissimo come missionario in Cina. Divenutovi Vicario Apostolico, verrà martirizzato durante la rivolta anti-occidentale dei Boxer nell'anno 1900 all'età di 58 anni.
Quella domenica di ottobre di 20 anni fa, il drappo con l'effigie del santo venne fatto sventolare dalle finestre del Palazzo comunale. Al di sotto, intanto, si svolgeva il Palio dei Terzieri che ci mancherà tanto quest'anno... 4 Commenti
Nato a Trevi nel 1842, Fantosati si era recato giovanissimo come missionario in Cina. Divenutovi Vicario Apostolico, verrà martirizzato durante la rivolta anti-occidentale dei Boxer nell'anno 1900 all'età di 58 anni.
Quella domenica di ottobre di 20 anni fa, il drappo con l'effigie del santo venne fatto sventolare dalle finestre del Palazzo comunale. Al di sotto, intanto, si svolgeva il Palio dei Terzieri che ci mancherà tanto quest'anno... 4 Commenti
La mamma di Antonino fantosati Maria bompadre era la sorella della mamma di mio nonno Enrico e si chiamava Aurelia.
25 Piaciuto
Esattamente 40 anni fa, ci lasciava Vincenzo Giuliani. Nato nel 1904, fu pittore professionista, poeta, fotografo, professore di Storia dell'Arte e altro ancora: certamente una delle figure più attive nella Trevi del '900.
Ma quest'anno vogliamo particolarmente commemorarlo per un altro contributo essenziale da lui offerto alla nostra città. Ricorre a giorni, infatti, il 55esimo anniversario della nascita dell'Ottobre Trevano; anniversario amaro, data la situazione non felice causata dal Covid.
Fu, difatti, Giuliani stesso, in qualità di presidente della PRO TREVI a volere la prima edizione della Manifestazione, all'epoca ancora incentrata nella Sagra della Salsiccia.
Giuliani ebbe l'intuizione che un singolo giorno di festa potesse trasformarsi in un mese intero di eventi, organizzando tra l'altro mostre e competizioni di pittura, fotografia e cinematografia. A questa parte del palinsesto, egli dette un contributo anche personale, dovuto alla sua vocazione artistica sia come pittore che come fotografo. Gli eventi venivano coronati da premiazioni al Teatro Clitunno, alle quali presenziò anche l'attore Nino Manfredi.
Fu un'esperienza dal prosieguo instabile, date le ristrettezze dell'epoca, ma fu un seme importante che germoglierà più tardi, con il completamento dell'Ottobre Trevano avvenuto a cavallo tra anni '70 e '80.
La storia della Manifestazione verrà presto celebrata in alcuni contributi online editi da Ente Palio dei Terzieri, ai quali ha partecipato anche la nostra pagina. A ottobre, quindi, torneremo più volte sul tema del Festival cittadino trevano, nella speranza di potervi tornare tutti di persona già dal 2021.
Per approfondimenti sulla figura di Vincenzo Giuliani, invece, si rimanda alla relativa scheda a cura di Franco Spellani: http://www.protrevi.com/protrevi/Giuliani.asp 1 Commenti
Ma quest'anno vogliamo particolarmente commemorarlo per un altro contributo essenziale da lui offerto alla nostra città. Ricorre a giorni, infatti, il 55esimo anniversario della nascita dell'Ottobre Trevano; anniversario amaro, data la situazione non felice causata dal Covid.
Fu, difatti, Giuliani stesso, in qualità di presidente della PRO TREVI a volere la prima edizione della Manifestazione, all'epoca ancora incentrata nella Sagra della Salsiccia.
Giuliani ebbe l'intuizione che un singolo giorno di festa potesse trasformarsi in un mese intero di eventi, organizzando tra l'altro mostre e competizioni di pittura, fotografia e cinematografia. A questa parte del palinsesto, egli dette un contributo anche personale, dovuto alla sua vocazione artistica sia come pittore che come fotografo. Gli eventi venivano coronati da premiazioni al Teatro Clitunno, alle quali presenziò anche l'attore Nino Manfredi.
Fu un'esperienza dal prosieguo instabile, date le ristrettezze dell'epoca, ma fu un seme importante che germoglierà più tardi, con il completamento dell'Ottobre Trevano avvenuto a cavallo tra anni '70 e '80.
La storia della Manifestazione verrà presto celebrata in alcuni contributi online editi da Ente Palio dei Terzieri, ai quali ha partecipato anche la nostra pagina. A ottobre, quindi, torneremo più volte sul tema del Festival cittadino trevano, nella speranza di potervi tornare tutti di persona già dal 2021.
Per approfondimenti sulla figura di Vincenzo Giuliani, invece, si rimanda alla relativa scheda a cura di Franco Spellani: http://www.protrevi.com/protrevi/Giuliani.asp 1 Commenti
Grati per la manifestazione ormai tradizionale...
48 Piaciuto
Volete conoscere i nomi dei vostri antenati vissuti a cavallo tra '600 e '700❓❓❓
Da qualche giorno, stiamo lavorando a dei documenti eccezionali: registri degli abitanti di Trevi e dintorni risalenti a quasi 300 anni fa!
Si tratta dello Stato delle Anime di Trevi del 1729 e altre documentazioni relative ai versamenti della popolazione in favore della Collegiata di S. Emiliano. Gli originali di questa spettacolare raccolta di informazioni sono conservati presso l'Archivio Diocesano di Spoleto, cui si rimanda.
🔜 Presto pubblicheremo tutti i dati: nomi, età anagrafiche, statistiche demografiche, etc.
Vi potrete trovare i nomi di alcuni dei vostri avi, vissuti circa 10-13 generazioni fa! 9 Commenti
Da qualche giorno, stiamo lavorando a dei documenti eccezionali: registri degli abitanti di Trevi e dintorni risalenti a quasi 300 anni fa!
Si tratta dello Stato delle Anime di Trevi del 1729 e altre documentazioni relative ai versamenti della popolazione in favore della Collegiata di S. Emiliano. Gli originali di questa spettacolare raccolta di informazioni sono conservati presso l'Archivio Diocesano di Spoleto, cui si rimanda.
🔜 Presto pubblicheremo tutti i dati: nomi, età anagrafiche, statistiche demografiche, etc.
Vi potrete trovare i nomi di alcuni dei vostri avi, vissuti circa 10-13 generazioni fa! 9 Commenti
Bello!!!non vedo l'oraMy family is the Vincenzo Meloni and Martina Ferenelli/Ferdinelli ? married about 1908 in Trevi came to USA in 1909. ...
Museo Online della Storia di Trevi Sylvia Moreland Hi, Sylvia! I would like very much to help you. At present, I think I have never encountered ...
48 Piaciuto

150 anni fa esatti i Bersaglieri del XII battaglione entravano nella Breccia di Porta Pia a Roma.
Quel settembre, 18 ragazzi trevani erano partiti volontari per la campagna di invasione di quanto restava dello Stato Pontificio. La XI, XII e XIII divisione dell'Esercito Italiano, infatti, si erano schierate sul confine umbro-laziale. Spoleto, Rieti, Terni e Orvieto furono le postazioni di partenza della missione. Tra l'11 e il 12 settembre venne varcato il confine, con una rapida avanzata fino a Roma.
Alle 5:15 di mattina del 20 settembre 1870, l'Artiglieria regia avviava un serrato bombardamento su un tratto delle Mura Aureliane adiacente Porta Pia. Vennero sparate oltre 800 cannonate in 4 ore, fino ad aprire uno squarcio nelle mura di oltre 30 metri: la famosa "Breccia" appunto. Alle 10:10 minuti, verificata la fattibilità dell'attraversamento e la cessazione delle ostilità da parte dell'Esercito Pontificio, i bersaglieri facevano ingresso nella capitale a suon di tromba e baionetta alla mano.
I nomi dei 18 trevani che quel giorno entrarono vittoriosi nella nuova Capitale d'Italia sono:
Angeloni Rodolfo
Andregiani Filiberto
Bartoccini Nabor
Bencivenga Nazzareno
Bianchetti Domenico
Cardinali Emiliano
Cecchini Paolo
Cini Alfonso
Fontana Augusto
Guglielmetti Vincenzo
Iob Remigio
Marchesi Antonio
Mattei Antonio
Maggiolini Luigi
Pasquali Leonardo
Proietti Angelo
Ribeghi Luigi,
Tranquilli Pietro.
La lista è riportata in Carlo Zenobi, Storia di Trevi (1746-1946), Foligno 1987, pp. 219, 226. 29 Piaciuto
Quel settembre, 18 ragazzi trevani erano partiti volontari per la campagna di invasione di quanto restava dello Stato Pontificio. La XI, XII e XIII divisione dell'Esercito Italiano, infatti, si erano schierate sul confine umbro-laziale. Spoleto, Rieti, Terni e Orvieto furono le postazioni di partenza della missione. Tra l'11 e il 12 settembre venne varcato il confine, con una rapida avanzata fino a Roma.
Alle 5:15 di mattina del 20 settembre 1870, l'Artiglieria regia avviava un serrato bombardamento su un tratto delle Mura Aureliane adiacente Porta Pia. Vennero sparate oltre 800 cannonate in 4 ore, fino ad aprire uno squarcio nelle mura di oltre 30 metri: la famosa "Breccia" appunto. Alle 10:10 minuti, verificata la fattibilità dell'attraversamento e la cessazione delle ostilità da parte dell'Esercito Pontificio, i bersaglieri facevano ingresso nella capitale a suon di tromba e baionetta alla mano.
I nomi dei 18 trevani che quel giorno entrarono vittoriosi nella nuova Capitale d'Italia sono:
Angeloni Rodolfo
Andregiani Filiberto
Bartoccini Nabor
Bencivenga Nazzareno
Bianchetti Domenico
Cardinali Emiliano
Cecchini Paolo
Cini Alfonso
Fontana Augusto
Guglielmetti Vincenzo
Iob Remigio
Marchesi Antonio
Mattei Antonio
Maggiolini Luigi
Pasquali Leonardo
Proietti Angelo
Ribeghi Luigi,
Tranquilli Pietro.
La lista è riportata in Carlo Zenobi, Storia di Trevi (1746-1946), Foligno 1987, pp. 219, 226. 29 Piaciuto
Foto dal post di Museo Online della Storia di Trevi
19 settembre 1908: 112 anni fa l'elettricità arriva a Trevi. La prima linea elettrica a servizio del centro urbano viene inaugurata con tre giorni di celebrazioni. Va in pensione il precedente sistema ad acetilene (carburo) che nell'Ottocento aveva progressivamente rimpiazzato le lampade ad olio.
Trevi si ammanta di fili, tralicci, pali e decoratissimi lampioni in stile Liberty. Di questi esistono ancora molti superstiti da tutelare: degni rappresentanti della Belle Époque nella nostra città.
Le foto in bianco e nero sono state tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli. La prima si data tra lo stesso 1908 e il 1911, prima del definitivo abbattimento delle mura lungo Piazza Garibaldi. La seconda, invece, riporta la data "1912". Il palo della luce presente alla sinistra della foto era stato già smantellato 10 anni dopo per il collocamento del Monumento ai Caduti al centro della piazza. Ne rimase qualcuno in Piazza Garibaldi fino agli anni '50-60. 3 Commenti
Trevi si ammanta di fili, tralicci, pali e decoratissimi lampioni in stile Liberty. Di questi esistono ancora molti superstiti da tutelare: degni rappresentanti della Belle Époque nella nostra città.
Le foto in bianco e nero sono state tratte dalla Collezione "Trevi Sparita" di Augusto Zappelli. La prima si data tra lo stesso 1908 e il 1911, prima del definitivo abbattimento delle mura lungo Piazza Garibaldi. La seconda, invece, riporta la data "1912". Il palo della luce presente alla sinistra della foto era stato già smantellato 10 anni dopo per il collocamento del Monumento ai Caduti al centro della piazza. Ne rimase qualcuno in Piazza Garibaldi fino agli anni '50-60. 3 Commenti
Probabilmente fino a quando l'energia elettrica serviva solo per l'illuminazione bastava la 125 ma stavano arrivando nelle case gli elettrodomestici ...Mi ricordo che fino agli anni 50 e i primi anni 60 c'era la 125, poi arrivò la 220. Bello!
59 Piaciuto
17 settembre 1687. Nasce il più grande storico trevano di tutti i tempi: Durastante Natalucci.
A distanza di 333 anni dalla nascita, vogliamo ricordare la sua opera: l'Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi, di cui ricorre il 275esimo anniversario dalla fine della scrittura. Il testo, composto da oltre 1100 carte, non fu mai compiuto per la sopraggiunta cecità dell'autore, logorato da 30 anni di interminabile studio documentale sul Passato della nostra città.
Carlo Zenobi e Franco Spellani impiegarono quasi un decennio per la trascrizione integrale del testo, edita 35 anni or sono.
L'immagine è una ricostruzione computerizzata dell'aspetto del Natalucci, basata sul suo unico ritratto noto. 27 Piaciuto
A distanza di 333 anni dalla nascita, vogliamo ricordare la sua opera: l'Historia Universale dello Stato Temporale ed Ecclesiastico di Trevi, di cui ricorre il 275esimo anniversario dalla fine della scrittura. Il testo, composto da oltre 1100 carte, non fu mai compiuto per la sopraggiunta cecità dell'autore, logorato da 30 anni di interminabile studio documentale sul Passato della nostra città.
Carlo Zenobi e Franco Spellani impiegarono quasi un decennio per la trascrizione integrale del testo, edita 35 anni or sono.
L'immagine è una ricostruzione computerizzata dell'aspetto del Natalucci, basata sul suo unico ritratto noto. 27 Piaciuto
Oggi è un anniversario importantissimo! 160 anni fa esatti (16-09-1860) l'esercito piemontese di Vittorio Emanuele II conquistava Trevi, destituendo il governo pontificio della città.
Dopo 644 anni ininterrotti, la nostra città veniva finalmente liberata dalla dominazione papale e da lì a poco entrava ufficialmente nel nuovo Stato unitario.
Si tratta di una pagina di storia che i libri scolastici trattano con disinteresse, parlando genericamente del plebiscito che tra il 4 e il 5 novembre di quello stesso anno chiamò la nobiltà umbro-marchigiana ad esprimersi sull'annessione al Regno d'Italia. Tuttavia si trattò meramente di un voto confermativo (non a caso vinto a larga maggioranza dai favorevoli all'annessione). In realtà, il tutto fu preceduto da una campagna militare di invasione in piena regola. Il IV e V Corpo d'Armata del Regno, comandati dal generale Manfredo Fanti, penetravano a partire dall'11 settembre in diversi punti dell'Italia centrale. Il V Corpo d'Armata, guidato dal generale in persona, conquistava immediatamente Città di Castello e appena tre giorni dopo espugnava Perugia (14-09). All'indomani cadeva anche Foligno, subito seguita da Trevi. La resistenza delle truppe pontificie, però, si annidava a Spoleto, dove il 17 settembre i piemontesi davano all'assalto la Rocca, nella quale si erano asserragliati anche 327 volontari irlandesi. La fortezza papale resisteva a due assalti, causando gravi perdite tra gli assedianti. Alla fine, il fuoco dell'artiglieria costringeva il maggiore O'Reilly e il capitano Coppinger alla resa.
Le operazioni, che procedevano anche sul fronte Adriatico grazie al IV Corpo d'Armata, termineranno con la resa di Ancona (29 settembre), bombardata via mare.
Nel frattempo, il 21 settembre, l'ultimo governatore pontificio di Trevi cede ufficialmente la chiavi della città agli ufficiali piemontesi. Pare che avesse temporeggiato il più possibile, rendendosi irreperibile per qualche giorno.
Una data davvero storica, insomma, che sarebbe bene commemorare a dovere per la sua importanza miliare nella storia della nostra Comunità. 5 Commenti
Dopo 644 anni ininterrotti, la nostra città veniva finalmente liberata dalla dominazione papale e da lì a poco entrava ufficialmente nel nuovo Stato unitario.
Si tratta di una pagina di storia che i libri scolastici trattano con disinteresse, parlando genericamente del plebiscito che tra il 4 e il 5 novembre di quello stesso anno chiamò la nobiltà umbro-marchigiana ad esprimersi sull'annessione al Regno d'Italia. Tuttavia si trattò meramente di un voto confermativo (non a caso vinto a larga maggioranza dai favorevoli all'annessione). In realtà, il tutto fu preceduto da una campagna militare di invasione in piena regola. Il IV e V Corpo d'Armata del Regno, comandati dal generale Manfredo Fanti, penetravano a partire dall'11 settembre in diversi punti dell'Italia centrale. Il V Corpo d'Armata, guidato dal generale in persona, conquistava immediatamente Città di Castello e appena tre giorni dopo espugnava Perugia (14-09). All'indomani cadeva anche Foligno, subito seguita da Trevi. La resistenza delle truppe pontificie, però, si annidava a Spoleto, dove il 17 settembre i piemontesi davano all'assalto la Rocca, nella quale si erano asserragliati anche 327 volontari irlandesi. La fortezza papale resisteva a due assalti, causando gravi perdite tra gli assedianti. Alla fine, il fuoco dell'artiglieria costringeva il maggiore O'Reilly e il capitano Coppinger alla resa.
Le operazioni, che procedevano anche sul fronte Adriatico grazie al IV Corpo d'Armata, termineranno con la resa di Ancona (29 settembre), bombardata via mare.
Nel frattempo, il 21 settembre, l'ultimo governatore pontificio di Trevi cede ufficialmente la chiavi della città agli ufficiali piemontesi. Pare che avesse temporeggiato il più possibile, rendendosi irreperibile per qualche giorno.
Una data davvero storica, insomma, che sarebbe bene commemorare a dovere per la sua importanza miliare nella storia della nostra Comunità. 5 Commenti
Arrivarono a
BovaraInvasione senza dichiarazione di guerra"Liberata" da chi? Si trattò di un mero cambio di sovrano! Faccio rispettosamente notare che quasi tutto il patrimonio artistico, ...
61 Piaciuto
BovaraInvasione senza dichiarazione di guerra"Liberata" da chi? Si trattò di un mero cambio di sovrano! Faccio rispettosamente notare che quasi tutto il patrimonio artistico, ...
MOST
Museo Online della Storia di Trevi
Il progetto Museo Online della Storia di Trevi è curato da Stefano BORDONI e sin dall’inizio è pubblicato su FB.
Il MOST è stato pensato dal suo curatore per promuovere la conoscenza del passato di Trevi, indagare le origini dell’identità cittadina trevana e accrescere, così, il sentirsi Comunità.
Stefano come noi crede nella condivisione della conoscenza, da qui la splendida collaborazione tra MontagneAperte e il MOST – Museo Online della Storia di Trevi.
Un nuovo cammino di conoscenza da compiere insieme… passo dopo passo, notizia dopo notizia…
Sito web di cultura e società
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