Spello

A cura di Roberto Orsini
SPELLO

La città di Spello si adagia sulla propaggine meridionale del Monte Subasio, protetta entro l’elegante cinta muraria e le monumentali porte antiche: ● Porta Consolare, imponente all’imbocco della salita verso la città alta, principale collegamento con la Via Flaminia ● Porta dell’Arce, a doppio arco, sotto cui passa la via dell’acquedotto verso la montagna del Subasio ● Porta Santa Ventura aperta sulla Valle Umbra ● Porta Venere con le spettacolari torri di Properzio, da cui inizia un percorso sacro diretto a Villa Fidelia. L’elegante residenza d’epoca sorta sulle rovine di un glorioso santuario era un complesso di cui oggi restano testimonianza il tempio (San Fedele), le terme (San Claudio), il teatro e l’anfiteatro. L’imperatore Augusto elesse Hispellum sua città preferita tra quelle umbre e la fortuna rimase tale anche nei secoli successivi: un importante documento, il “Rescritto di Costantino” rinvenuto nella chiesa di San Fedele, conservato oggi presso il Palazzo Comunale (insieme a numerose testimonianze epigrafiche, urne, elementi architettonici e decorativi provenienti dal territorio) ci ricorda che ancora nel IV secolo d.C. il santuario rappresentava il centro principale di aggregazione, ritualità, intrattenimento e mercato per tutti gli abitanti dei municipi umbri. Sempre Augusto, appena terminata la guerra di Perugia (41-40 a.C.) donò ai cittadini, in cambio della fedeltà ricevuta, buona parte dei territori sottratti alle nemiche (Assisi, Perugia e Arna), abbellendola di una poderosa cinta muraria.
Ai piedi della città e appena fuori l’area del santuario, i terreni paludosi e impraticabili, eredità del grande invaso lacustre che occupava la Valle Umbra ancora in età propria mente storica, il Lacus Umber, subirono un’imponente opera di bonifica e sistemazione, come si può facilmente dedurre osservando il territorio dall’alto, che chiaramente ripete il sistema ortogonale della centuriazione romana e come testimoniano i numerosi toponimi che ancora oggi sopravvivono in alcune località di fondovalle (Limiti, Cinque Vie, Torre Acquatino). Le conoscenze sul periodo precedente la conquista romana si limitano a pochi corredi funebri rinvenuti in località sparse nei dintorni del centro, lungo le vie di collegamento verso nord, a Capitan Loreto e presso la Chiesa Tonda, verso ovest a Santa Maria del Mausoleo e verso sud in località Portonaccio (Via Baldini): quest’ultima, appena fuori la Porta Consolare, rappresenta un raro esempio di continuità di frequentazione dal periodo preromano all’età imperiale. A monte della città, risalendo verso est l’area collinare che collega la montagna del Subasio alla valle del Topino, è possibile ripercorrere il tracciato dell’acquedotto romano fino alla sorgente di Fonte Canale, nei pressi del castello di Collepino, attorno al quale è possibile individuare un sistema di collegamenti a vista, probabilmente anteriori la sistemazione romana del territorio, in tutto simili ai “castellieri” protostorici (La Capretta, L’Alvano, Sant’Angelo). La fortuna di Spello incontrò il suo fatale destino con la discesa dei barbari, che la spogliarono di ogni ricchezza e la ridussero a una semplice borgata. Finì sotto l’egemonia del Ducato di Spoleto e perse definitivamente la propria autonomia e il proprio splendore, fino alla rinascita medievale con l’istituzione del Comune.

La mappa del territorio con i luoghi di interesse archeologico censiti (clicca sul segnalino per aprire la scheda)

Alcune schede

Spello, via Centrale Umbra, anfiteatro romano

Un percorso stradale, forse di natura processionale, usciva da Porta Venere e costeggiando l’anfiteatro, si congiungeva al diverticolo della via Flaminia diretto verso Assisi e Perugia. L’anfiteatro apparteneva all’area pubblica del santuario di Villa Fidelia.
La struttura, i cui assi misuravano 59×35 m, era orientata nord-ovest/sud-est, costruita in opus vittatum con ricorsi di blocchetti quadrangolari e nucleo interno in calcestruzzo.
Notizie antiquarie ricordano nei pressi dell’anfiteatro il ritrovamento di due monumenti funerari, attualmente non più visibili.
L’opera fu realizzata a spese del magistrato locale, il duovir quinquennalis Gaio Alfio Rufo, intorno al I secolo d.C., come attesta l’iscrizione rinvenuta durante gli scavi del 1957-1958 presso l’ingresso di nord-ovest.

Collepino, San Silvestro, reimpieghi romani
Collepino, Fonte Canale, acquedotto romano

L’abbazia si trova lungo un sentiero che, uscendo da Spello all’altezza di Porta dell’Arce, segue il percorso dell’acquedotto risalendo il parco del monte Subasio fino a Collepino e da qui verso Assisi.
Sul gradino del presbiterio della chiesa di S. Silvestro è reimpiegato un frammento epigrafico pertinente a un’iscrizione monumentale relativa alla costruzione dell’acquedotto romano.
L’antico acquedotto si snoda sulle pendici del Monte Subasio, lungo il versante del torrente Chiona.
Partendo da Fonte Canale, proseguiva all’interno di lastre in pietra calcarea con copertura a botte in opera cementizia, verso il centro urbano, scavalcando curve e salti di quota mediante arconi, come si può vedere nel ponte “di Parasacco”, rimaneggiato in epoca posteriore; l’acqua percorreva tutta la città e da Porta Venere si dirigeva verso l’anfiteatro. L’acquedotto, di epoca romana, è per la stragrande maggioranza visibile in quanto costituisce un terrazzamento artificiale che sinuosamente attraversa un contesto paesaggistico di grande fascino costituito da fondi coltivati ad uliveti, fitta macchia mediterranea e arditi attraversamenti di forre. Lungo tutto il percorso si godono incantevoli scorci della valle e delle colline.

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